Doping / Dopo il caso Kostner, meglio una autorita' terza?
Lunedì 19 Gennaio 2015Dopo la sentenza del Tribunale Nazionale Antidoping di venerdì 16 gennaio sulla vicenda di Carolina Kostner, si fa fatica a non ritenere fondata la richiesta avanzata a Graziano Del Rio (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega sullo sport) da parte di 35 parlamentari del PD. I quali chiedono in soldoni che a indagare, e a sanzionare, sul doping italiano (un iceberg?) sia una autorità terza rispetto al CONI e alle sue strutture. All'apparenza una richiesta sensata, che nasce dall'assunto che sia più affidabile una commissione del ministero della salute piuttosto che uffici aperti presso il Comitato Olimpico. Pur con tutta l'autonomia possibile di giudizio. Ricordiamo i fatti. Tutto ha inizio nella mattinata del 30 luglio 2012 quando Jurgen Schwartges, un ispettore della WADA (l'autorità mondiale antidoping che ha sede a Montreal) si presenta sotto la mansarda di Oberstdorf alla ricerca di Alex Schwazer (l'allora fidanzato della Kostner) che intende controllare. Carolina dice che non è in casa. Una bugia? Una leggerezza? Vera complicità?
Il resto è noto: l'indagine va avanti, Schwazer viene sanzionato e il 6 agosto 2012, alla vigilia di Londra, squalificato per positività all'Epo. Da qui illazioni di tutti i tipi con più d'un sospetto anche sul CONI che secondo alcuni "non poteva non sapere". Vero o meno si vedrà. Intanto Schwazer deve saltare i Giochi del 2012 mentre l'ombra del sospetti si allunga anche sulla medaglia d'oro vinta quattro prima sui 50 km. Parte nel contempo l'indagine a largo spettro della Procura di Bolzano e il Tribunale antidoping, il 13 aprile 2013, squalifia Schwazer per 42 mesi. Quanto a Carolina, per quell'accusa di complicità e omessa denuncia, la Procura antidoping presso il CONI la squalifica per 4 anni e 3 mesi. Una enormità, dalla quale prende le distanze anche il presidente dello stesso CONI.
Il passaggio presso il Tribunale di seconda istanza, il TNA, si traduce per lei in una riduzione della pena a un anno e quattro mesi che scadranno il 15 maggio 2016. Rendendo in pratica impossibile la partecipazione agli Europei e ai Mondiali di quell'anno. Con buona pace di impegni e contratti firmati. Una riduzione di pena, se così vogliamo chiamarla, che non è tanto nella decisione del TNA, quanto nella intervenuta variazione del codice WADA che, per quell'accusa, prevede come base due anni rispetto a quattro precedenti. Ora a Carolina resta la strada, come ha annunciato, del ricorso al Tribunale arbitrale dello sport (TAS) di Losanna, con tutte le incertezze che il caso prospetta. Per di più dopo che lo sconto di un terzo della pena, avrebbe suscitato qualche irritazione nella WADA. E allora? Acclarato che nessuno è tanto più lontano dal doping quanto Carolina Kostner, medaglie o meno (le quali, per fortuna, non sono minacciate), resta la sensazione che a pagare sia più lei rispetto all'ex fidanzato che, stando alle ultime sentenze, potrebbe rivedersi in gara qualche tempo prima. Una beffa.
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