Roma 2024 / Anche Boston al gran ballo delle candidature
Mercoledì 13 Gennaio 2015
Boston è la prima scelta americana per i Giochi 2024. Una candidatura che poggia su un progetto solido. In attesa, dopo Roma, delle altre citta' europee.
LUCIANO BARRA
E’ iniziata la gara virtuale per i Giochi 2024. Dico virtuale perché da qui al 15 settembre si tratterà semplicemente di dichiarazioni d’interesse. Il gioco vero inizierà nel 2016 quando dovranno essere presentate le diverse proposte di Candidatura. Purtroppo, la poca conoscenza della materia fa si che oggi ci si sbizzarrisca esclusivamente su supposizioni teoriche e su dichiarazioni preliminari. E’ vero che Roma è stata la prima a dichiarare il suo interesse, ma questo non rappresenta un vantaggio particolare. Ora abbiamo avuto una seconda dichiarazione, quella appena arrivata dagli Stati Uniti con la scelta di Boston. Divertente il fatto che il sindaco di Roma, Ignazio Marino, si trovasse a Boston quando la stessa veniva scelta. La definizione di “sfigato” gli si addice proprio.
PROPOSTA CONVINCENTE – Boston ha presentato una candidatura estremamente compatta, con moltissimi impianti già esistenti e una grande tradizione sportiva. Qualcuno ha sottolineato che Boston è una città relativamente piccola, rispetto alle altre candidate americane, e rispetto alle eventuali future rivali. L’osservazione ci pare alquanto superficiale. Boston ha circa 650.000 abitanti nella sua parte centrale (con 5 linee di metropolitana, …) , ma come tutte le città americane la popolazione delle City rappresenta una minoranza rispetto alla larger area. Infatti Greater Boston può contare su oltre 4,7 milioni di abitanti, mentre si colloca al sesto posto negli Stati Uniti fra quelle che vengono chiamate CSA (Combined Statistical Area) con oltre 8 milioni di abitanti e la regione del New England, di cui il Massachusetts fa parte (insieme a Maine, New Hampshire, Vermont, Connecticut e Rhode Island), conta oltre 13 milioni di abitanti.
Boston vanta importantissime franchisee sportive come i New England Patriots nel Football Americano (giocano nel Gillette Stadium, 68.756 spettatori), i Boston Red Sox nel Baseball (giocano nel Fennay Park, 38.805 spettatori), i Boston Celtics nel Basket e i Boston Bruins nell’Hockey Ghiaccio (ambedue nel TD Bank, 18.000 spettatori), con molti altri impianti grazie al fatto che lo Stato del Massachuchets, di cui Boston è la capitale, possiede oltre 50 fra College e Università, tutte fornite di importanti alloggi che potranno essere usati come Villaggi Olimpici e molti impianti per gli allenamenti. Non si deve dimenticare che due di queste Università, Harvard ed il celebre M.I.T., sono fra le più importanti Università al mondo ed hanno educato principi, rampolli reali e grandi manager internazionali.
LE POSSIBILITA' DI BOSTON – Quale sarà l’appeal di Boston sul CIO? Alcuni anni fa, e New York e Chicago hanno pagato proprio per questo, le Candidature Americane hanno sofferto di due forti handicap. Il primo, quello di essere sempre Candidature “private” in quanto la legge che costituisce il Comitato Olimpico Americano, il cosi detto "Ted Stevens Olympic Amateur and Sports Act", autorizza lo stesso a reperire fondi privati per il suo sostentamento, ma esclude finanziamenti pubblici in caso di organizzazione dei Giochi (sicurezza a parte). Il secondo è legato agli scandali di Salt Lake City che hanno reso le candidature americane mal viste da molti membri del CIO che furono indagati (incluso il Presidente Samaranch) e messi alla berlina dal senatore John McCain, il repubblicano conservatore già presidente della Commissione del Senato che indagò sugli scandali della città mormone dell’Utah. McCain si è candidato persino a presidente degli Stati Uniti contro Obama nel 2008, ma senza successo, e questo non aiutò Chicago.
Oggi questi due ostacoli appaiono superati. Le nuove norme approvate dall’Agenda 2020 fanno si che il CIO non possa più storcere il naso davanti a candidature “private” e le ferite di Salt Lake City sono ormai rimarginate, dal momento che molti dei Membri del CIO, allora pesantemente coinvolti, sono ormai fuori del consesso. Il fatto che Boston possa contare su finanziamenti privati diventa ora una forza per il CIO al fine di far “dimenticare” gli sprechi di Pechino, Sochi e, in parte, Rio de Janeiro. Non dimentichiamo che Il PIL pro capite del Massachuchets è di oltre i 50mila dollari l’anno. Infine va ricordato che uno degli ex-governatori del Massachuchets è stato proprio quel Mitt Romney che ha salvato Salt Lake City dopo gli scandali e che è stato candidato repubblicano alle Presidenziali USA, contro Obama, nell’ultima elezione. Un gran personaggio: lo ricordo parlare a braccio all’apertura dei Giochi di Salt Lake City seduto in mezzo agli atleti.
Boston può vantare il cittadino più famoso in Benjamin Franklin, effigiato sulle banconote da 100 dollari ed è gemellata, oltre che con due città olimpiche come Melbourne e Barcellona, anche con Padova! Va tuttavia ricordato che Boston ha un comitato “no-Olympics” . Pare composto da pochissime persone, ma come accade in questi casi, ha avuto molta visibilità. Sono stati bravi i dirigenti della città americana nel mettere in piedi immediatamente una serie di Citizen Advisory Group al fine di convincere i cittadini sui benefici che la città può avere nella potenziale candidatura ai Giochi. Sono previste ben nove adunanze con la prima prevista per il 21 gennaio. Smart move che Roma 2024 dovrebbe copiare,
IL RUOLO DELLA NBC – Infine, alcuni giornali hanno legato la vittoria di Boston al fatto che la NBC, proprietaria dei diritti TV dei Giochi del 2024, avrebbe un interesse a massimizzare gli ascolti negli USA, soprattutto in quella ricca fascia di territorio, la East Coast e il Mid West, dove vive la più grande parte dei cittadini americani. Speriamo che ciò non faccia si che la NBC venga usata come la Coca-Cola che secondo un abusato – e falso – luogo comune avrebbe portato i Giochi ad Atlanta nel 1996.
Merita raccontare quella storia, perché la vissi in diretta a Tokyo nel 1990, quando nella Sessione del CIO Atlanta sconfisse, in ordine cronologico, Belgrado, Manchester, Melbourne , Toronto e infine Atene. Ero seduto affianco a Gary Hite, il potentissimo vice-presidente della Coca-Cola, l’uomo che gestiva i contratti con il CIO, con la FIFA e con la IAAF. Per spiegare il personaggio, merita fare una parentesi e raccontare quando nel 1987, durante il giorno di riposo dei Mondiali di atletica di Roma (allora la rassegna aveva un giorno di riposo) andammo a Castel Gandolfo, ricevuti in udienza da Papa Giovanni Paolo II. Anche in quella occasione ero seduto vicino a lui. Nebiolo, nel suo pomposo discorso, disse “Sua Santità, siamo qui con tutta la famiglia dell’atletica mondiale e grazie alla sua decisione di riceverci abbiamo deciso oggi di sospendere le gare per renderle omaggio, …” A quel punto Gary Hite ad alta voce – e credo che lo abbia sentito anche il Pontefice – disse in inglese: “But Primo is telling a lie to the Pope!“, cioè “Ma Primo sta mentendo al Papa!”. Nella sua onestà, tipicamente americana, era convinto che il Papa (grazie ai collegamenti diretti con il Padreterno) sapesse del giorno di riposo già previsto da anni e non poteva accettare che Nebiolo si inventasse quella frottola.
Così, quel giorno, quando Samaranch annunciò la vittoria di Atlanta, mi girai verso di lui e lo vidi sbiancato e abbacchiato sulla sedia. Gli chiesi il perché e lui mi rispose bofonchiando: “Ci porteremo questa macchia a lungo. La Coca Cola non ha bisogno di fare i Giochi ad Atlanta in quanto noi usiamo la sponsorizzazione con il CIO per conquistare altri mercati; e poi tutto ciò ci costerà molto di più”. Ed aveva ragione. Che interesse poteva avere la Coca-Cola di fare i Giochi ad Atlanta, dal momento che loro erano comunque sponsor del CIO? Tanto fu che quella “macchia” rimase e tuttora viene percepita come un furto perpetrato ad Atene dalla Coca-Cola. Nessuno parla della vergognosa candidatura presentata da Atene e che mai sarebbe stata in grado di organizzare i Giochi, in quanto allora c’erano solo sei anni fra l’assegnazione e l’organizzazione vera e propria.
Infine una nota su Boston, dimenticata da molti commentatori. Boston è stata fondata nel 1630 da un gruppo di coloni puritani provenienti dall’Inghilterra ed è, infatti, la capitale del New England. Basta leggere la sua storia per capire quanto sia legata all’Inghilterra. Ciò significa che potrà contare sui voti dei Membri del CIO che fanno parte della galassia britannica, e sono tanti.
ALTRE CANDIDATURE – Chi altro si candiderà? Oggi si possono fare solo delle supposizioni. I francesi hanno da oltre un anno messo allo studio Commissioni che coinvolgono un centinaio di persone. Il Governo ambiva all’Expo, il Sindaco è titubante, l’opinione pubblica pare favorevole. Che influenza avrà ora quanto accaduto nei giorni scorsi a Parigi? Conoscendo i parigini e i francesi, i due milioni che hanno manifestato saranno una molla a favore della Candidatura. Il loro orgoglio (e forse anche la loro presunzione) è tale che dovranno reagire.
I tedeschi hanno in ballo Berlino e Amburgo. Su di loro pesa il referendum negativo che Monaco & Garmisch hanno patito per la possibile candidatura ai Giochi Invernali del 2022 e, proprio per questo motivo, in questi giorni il presidente del Comitato Olimpico Tedesco ha annunciato che a fine febbraio faranno un sondaggio pubblico. Previdenti e saggi, vogliono evitare di buttare denaro dalla finestra. E’ anche da capire quanto la circostanza che il presidente del CIO sia un tedesco li possa aiutare. Visto che il CIO ha bisogno di ricevere il maggior numero possibile di Candidature per il 2024, ma anche per il 2028, è credibile pensare che ci saranno. Certo che Berlino e l’economia florida della Germania sono da temere.
Il Sud Africa, più per voce del suo Membro CIO Sam Ramsamy, che per il proprio Comitato Olimpico, vorrebbe spingere per la prima Candidatura Africana. Fascinosa idea, ma come ha detto di recente la marocchina Nawal El-Moutawakel, vice-presidente del CIO e prima atleta africana a vincere una medaglia d’oro ai Giochi (Los Angeles 1984 nei 400 ostacoli), non di facile realizzazione. La El-Moutawakel presiede la Commissione di Coordinamento del CIO per Rio 2016 e sa bene quali sono le difficoltà. Ma il problema più grave per il Sud Africa è un altro: Durban è candidata ad organizzare i Giochi del Commonwealth del 2022. L’altra città candidata è Edmonton (Alberta,Canada) e la decisione sarà a metà settembre di quest’anno, quasi in coincidenza con la scadenza posta dal CIO per le candidature del 2024. E Durban pare nettamente favorita: questo potrebbe tarpare le ali alle ambizioni olimpiche.
Altre città? Si certo, ce ne potranno essere altre: Baku, Doha, Istanbul, ecc., ma mi paiono più che altro candidature di folklore che se saranno presentate serviranno più che altro a soddisfare ego (e portafogli) di nazioni o personaggi. Dio ce ne incolga che il CIO accetti la Candidatura di Doha. Nonostante l’impraticabilità estiva della Capitale del Qatar, i qatariani sarebbero capaci di comportarsi come hanno fatto con i Mondiali di calcio e d’atletica. Dubito infine su Budapest e San Pietroburgo le cui situazioni economiche non lo permetterebbero.
Di recente la Spagna, che pare essersi risollevata economicamente, e che si è già candidata tre volte con Madrid (non 5 come qualcuno ha scritto), ha ridiscusso di una sua possibile candidatura. Ma essa è tecnicamente difficile in quanto a maggio si svolgeranno le elezioni amministrative. E la situazione di Madrid, mentre è di primordine come città (13 linee di metropolitana, 3 raccordi intorno alla città, una Fiera moderna ed efficiente, tanti impianti sportivi ultimati), dal punto di vista politico è estremamente confusa. L’attuale sindaco, Anna Botella, la moglie di Aznar, mai eletta ma cooptata dopo la nomina di Alberto Ruiz Gallardon a Ministro della Giustizia, non si ricandiderà. Gallardon, a sua volta si è dimesso anche lui dal Governo, causa la bocciatura della sua proposta di legge sull’aborto. Le prossime elezioni spagnole vedono quindi la possibilità che le nuove formazioni politiche e sindacali, Podemos e Somos, ribaltino l’attuale situazione.
IN CONCLUSIONE – Infine una nota che riguarda Roma 2024. Come già accaduto in passato, è già iniziata la discussione, e la letteratura delle idiozie continua, su quale città Roma deve temere di più. E’ come se una squadra si iscrivesse ad un Campionato e prima ancora di preparasi per lo stesso si preoccupasse delle sue avversarie e non di se stessa. Boston ha fatto le qualificazioni (11 città americane candidate, …), poi ha fatto i Quarti di finale (battendo le tre città rimaste in gara), ora attende le Semifinali (prima scelta del CIO) e poi, eventualmente, la Finale. E in tutto questo tempo si è allenata, si è alimentata (risorse), ha composto la sua squadra, ha scelto le maglie ed ora sta verificando con partite amichevoli (le Citizen Advisory Group). Parigi non è passata tramite le qualificazioni nazionali, ma ha tre candidature alle spalle e un lavoro di preparazione di oltre un anno. Berlino e Amburgo hanno già presentato le loro proposte, attendono solo la qualificazione nazionale.
E noi? Nulla ti tutto ciò. C’è già qualcuno che, impropriamente, già parla di voti! Come se un allenatore di una squadra prima di iniziare il Campionato parlasse di gol e non della composizione della squadra, della preparazione e del modulo di gioco! Mi ha toccato un articolo apparso la settimana scorsa sul Corriere della Sera che confermava quanto da me già scritto nel mio precedente articolo (“Roma 2024: questa volta non ci sarò”). Si affermava che in Italia, per opere da un miliardo, ci vogliono dieci anni! Ammesso che poi siano terminate! Questo sarebbe il problema. Invece parole, parole, parole. Come ha scritto Francesco Merlo “si parla sempre e solo di eventi e non d’interventi”.
Noi dobbiamo, più che temere e parlare degli altri, pensare a noi stessi. Sintomatico un commento ricevuto dopo il mio precedente articolo. Un giornalista mi ha ricordato un detto di Rudyard Kipling:
"Un inglese: un cretino; due inglesi: una partita a cricket; tre inglesi: un popolo.
Un tedesco: un lavoratore; due tedeschi: una birreria: tre tedeschi: una guerra.
Un francese: un eroe; due francesi: due eroi; tre francesi: un ménage.
Un russo: una bomba; due russi: un'isba; tre russi: una rivoluzione.
Un italiano: un bel tipo; due italiani: un litigio; tre italiani: tre partiti politici."
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