Roma 2024 / I Giochi di Renzi: solo una promessa?
Mercoledì 17 Dicembre 2014
(gfc) “Portare avanti la candidatura tra gli scandali sarebbe come dipingere una Fiat 500 di rosso e dire che è una Ferrari”, ha scritto il Telegraph. Più pesante ancora il Guardian che si chiede: “A Roma i cittadini si lamentano per le buche e la spazzatura nelle strade e lo stato di abbandono delle antiche rovine. Quale posto migliore per ospitare l’evento più grande e costoso al mondo?” A Londra fanno ironia, anche perché reduci da una edizione dei Giochi – quella del 2012 – passata agli annuali come una straordinaria occasione per il Regno Unito, anche se nessuno ha ancora chiarito se è costata 12 o 24 miliardi di sterline. Ma perché tutto questo malanimo britannico? Perché lunedì scorso, ore 11,17, il premier Matteo Renzi ha fatto il grande annuncio al Foro Italico, sotto l'affresco che celebra l’allegoria del fascismo (ma in pochi se ne sono accorti). Roma Capitale si candiderà così per organizzare i Giochi Olimpici del 2024. Prima città ad ufficializzarlo tra la decina che sembrerebbero interessate. Intendiamoci, tra dieci anni l’Italia – e con essa Roma – saranno profondamente diverse da quelle di oggi.
Anche le parole di circostanza strappate al presidente del CIO Thomas Bach (più città si candidano, meglio si allarga il circo olimpico, …) sono state viste al Foro Italico come una assegnazione preventiva. Basterebbe insomma l’annuncio per tornare di colpo, come ha scritto qualcuno, ai tempi puliti e ordinati di “Vacanze romane”. Anche se nelle stesse ora, in giro per Roma, gli uomini del ROS continuavano ad arrestare le persone coinvolte nel giro di Mafia Capitale. Il consiglio comunale si concludeva in rissa tanto che il (ventilato) progetto urbanistico, del quale lo stadio della AS Roma è solo il 14%, veniva rinviato sine die. Quasi un segnale. E, notizia dell’ultimo minuto, il flusso turistico verso l’Italia – da quel lontano primo posto al tempo di "Vacanze romane" – si viene a sapere ora precipitato alla diciottesima posizione.
Si dirà che solo i gufi non esultano. E chi evoca sommessamente i casi Expo e Mose, le ruberie sui terremotati dell’Aquila e gli alluvionati di Sardegna e Liguria, è solo un rosicone. Può darsi. Ma come si possono dimenticare i guasti di Italia ’90, il dente cariato della Città dello Sport a Tor Vergata, duecento milioni buttati nel nulla, o il caso mai risolto delle piscine dei mondiali 2009. Sulla città di Roma eravamo fermi alla “cricca”, e ci siamo dovuti aggiornare con il duo Carminati-Bruzzi. Adesso spuntano gli appalti truccati per l’Olimpico e San Siro. Non ci si annoia mai. Si dirà ancora: ma criticare è facile e poco costruttivo.
Certo. Non si corrono rischi. Ma almeno, in chiave propositiva, fateci fare almeno una considerazione. Tra le (piccole) modifiche approvate dal CIO non figura certo che i Giochi prossimi venturi verranno assegnati a una nazione, ma sempre a una città. Alla conclusione di ogni edizione, infatti, la bandiera olimpica viene ammainata e affidata alle mani del sindaco della città prescelta. Il sindaco, non il premier o il presidente pro-tempore del Comitato Olimpico. Eppure, alla presentazione di Roma 2024, lo sfortunato sindaco Ignazio Marino faceva ancora la figura dell’alieno, seduto e confuso tra il pubblico. Con espressione un po’ dimessa e distratta. Altre solo le nuvole che aleggiano sul Campidoglio, …
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