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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Impianti / La legge sugli stadi e' andata in fuorigioco

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Martedì 26 Novembre 2013

Pare che alla fine abbia prevalso il buonsenso. L’emendamento sugli stadi che il Governo aveva inserito nella legge di Stabilità – la vecchia Finanziaria in discussione al Senato – è andato ieri in fuorigioco ed è stato ingloriosamente ritirato in commissione Bilancio: speriamo per sempre, almeno nella forma mentis che l’aveva partorito. Ricordiamo per i distratti o i sognatori (o per coloro che portano esempi virtuosi dall’estero): lo scorso 13 novembre, nella sua visita al CONI, il premier Enrico Letta aveva annunciato, a sorpresa, che per rendere operativa la cosiddetta “legge sugli stadi” – da tempo nel dimenticatoio – era stato aperto un “percorso privilegiato” destinato a chiudersi con la “fiducia”, e quindi con una operatività immediata. Cinque giorni più tardi, il vice-premier Angiolino Alfano – appena sottrattosi alla tutela di Berlusconi – aveva suonato la stessa musica nell’assemblea della Lega Calcio. Più stadi per tutti: siamo o no il Governo delle larghe intese?. Esultanza generale, più o meno in buona fede. Tanto più, si diceva a gran voce, che a metterci i soldi sarebbero stati “solo” i privati. Proprio quella lobby dei costruttori che avrebbe così avuto mano libera nella cementificazione del poco spazio rimasto libero nelle nostre città. Non per nulla nei giorni scorsi autorevoli commentatori (Corriere della Sera) davano già per pronti i piani per dodici nuove “cittadelle dello sport”. Il ché, se fosse provato, aprirebbe scenari inquietanti …

Ma come sarebbero stati compensati i costruttori in cambio di tanta generosità? Col permesso di tirare su interi quartieri nei pressi negli stadi, non solo, ma anche in zone molto distanti, scavalcando i divieti con le solite deroghe. Intesi che le spese cosiddette “generali” (terreni, accessi, viabilità, qualità della vita degli abitanti, ecc.) sarebbero rimaste – come è giusto che sia nel nostro martoriato Paese – a carico della collettività. Volete mettere i vantaggi di poter disporre di uno o più stadi nuovi in città? Casomai con salette VIP, cinema, negozi, supermarket, musei (?), e quant’altro è necessario a rendere maggiormente godibile lo spettacolo calcistico. Pensate, tanto per dire, alla Capitale che si ritroverebbe con … quattro stadi. E qui risparmiamoci la facile ironia su Roma e la sua condizione di città sull’orlo del collasso, non solo economico.

E adesso? I relatori, messi alle strette in Parlamento, hanno ripiegato su un semplice fondo di garanzia presso il Credito Sportivo che dovrebbe servire “all’ammodernamento degli impianti già esistenti”. Un emendamento che propone di accantonare 10 milioni per il 2014, altri 14 per il 2015 e 20 per il 2016. Niente rispetto al preventivato. Con buona pace delle società di calcio che, speriamo, dovranno far di conto con le esigenze delle altre discipline, le quali tanto bene non se la passano neppure loro: in quanto ad impianti, sempre per restare alla Capitale, basta riflettere sulla situazione del basket.

Di contro, un progetto cui lavorare seriamente, sarebbe avviare una rete di impianti di base e, soprattutto, attivare un meccanismo per renderli sempre disponibili per i più giovani e per le loro famiglie. Proprio come, virtuosamente e senza isterismi, fanno già da tempo all’estero. Con buona pace dei presidenti dei club calcistici dai bilanci sempre più disastrati ...  

 

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