CIO / Il crescente disagio dello sport internazionale
Sabato 13 Luglio 2013
Finita la Confederation Cup, sembra essersi placata la rivolta che ha sconquassato il Brasile e ha messo nell’angolo la sprovveduta Dilma Rousseff, braccio operativo dell’ex presidente Lula, in carica dal 1° gennaio 2011. Toccherà a lei ora fronteggiare il crescente disagio del paese, innescato dalle faraoniche spese per i Mondiali di calcio del 2014 e dei Giochi del 2016. Rivolta vera più che manifestazione di protesta, nata al di fuori di tutte le sigle. Rivolta che ha riecheggiato quelle innescate pochi giorni prima a Istanbul (altra candidata olimpica) dagli alberi di piazza Gezi. Tutti presi in contropiede, stupefatti che la gente non migliora la qualità della sua vita con le grandi rassegne sportive. E in prima fila i signori del CIO che continuano a gestire il grande bazar, con l’offerta di sempre nuovi baracconi, del tutto disinteressati ai problemi creati dalle loro scelte. Ma non sono da meno le federazioni internazionali che dal bazar (e dai diritti televisivi) in gran parte dipendono. Una oligarchia di anziani staccata dalla realtà, al riparo del paravento di un moralismo a basso costo: corruzione, doping, …
Intanto, pochi giorni addietro, lo stesso CIO ha scelto la città che ospiterà la terza edizione degli Youth OG, l’assurda rassegna “olimpica” aperta (o chiusa, secondo i punti di vista) ai ragazzi di 18 anni o meno. A cosa serva questa manifestazione non deve essere molto chiara nella mente di nessuno, tanto meno in quelle dei vecchi reggitori del CIO. Manifestazione inutile che comunque ha un costo non indifferente, almeno rispetto ai benefici che non sono certo una scommessa sul futuro. Intanto – parliamo del 2018 – la sede sarà Buenos Aires che ha prevalso su Medellin per 49 a 39 voti. Una fortuna, se vogliamo, dal momento che Medellin è ad oltre 1500 metri di quota, ma nessuno se n’era accorto.
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