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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Cortigiani, vil razza dannata ...

Martedì 28 Ottobre 2025

 

ranucci 

E' un paese senza futuro, il nostro, un paese vittima delle proprie leggi. Un paese destinato al caos. E dal caos – la Storia insegna – nascono le dittature. Nel frattempo si pesta merda, quotidianamente e allegramente.


Andrea Bosco

Una malintesa rivalità tra i tifosi di Rieti nel basket, contro quelli di Pistoia, ha prodotto un agguato, una sassaiola che si è rivelata mortale per l'incolpevole autista del bus di Pistoia. Condanna, cordoglio, indagini, arresti. E poi? A Rieti hanno pestato una gigantesca merda. Dice: quei criminali (di estrema destra, pare) non sono la città di Rieti. E' vero: ma quei criminali erano conosciuti.

Così come sono conosciuti gli ultras di Verona e Pisa venuti alle mani in un pre-partita. Faida che avrebbe potuto – senza l'intervento della polizia – avere più gravi conseguenze. Cose da curva che la giustizia (quella ordinaria e quella sportiva, soprattutto) tende a “graziare“. Come si evince dal piumino esibito nei confronti degli ultras di Inter e Milan, nonostante in una di quelle curve (e fuori dallo stadio) ci sia scappato il morto. Società, sotto ricatto? Naturalmente. Peccato che in Italia alla fine sia la giustizia ad essere sotto ricatto. Anche per colpa della politica: sempre indulgente con il proprio possibile “bacino“ di voti. Pisa e Verona, Inter e Milan: merdone pestato.

Dice che il rigore assegnato al Napoli contro l'Inter non c'era. Dice che ce n'era uno non fischiato in Fiorentina-Bologna. Dice che un altro steep eccetera, altisonante definizione per dire “pestone“ c'era non fischiato a favore della Juventus contro la Lazio. Direi che tutti stanno “pestando“ alla grande. Gli arbitri, categoria di incapaci, il VAR tecnologia petulante che ha finito per opprimere il gioco facendo carne di porco del buon senso. La stampa, i media che si eccitano con l'interpretazione del regolamento. Sono i media ad aver scassato il ca’ per decenni con la richiesta di “moviola in campo “. Il calcio è diventato una oscena barzelletta seviziato dalla tecnologia.

COMOLLI CHI? – Ma questo non assolve una società, già grande come la Juventus, oggi nobile decaduta con le pezze al sedere. Società inesistente affidata a sconosciuti francesi, incapaci di programmare. Nel calcio non si improvvisa. E se tu sei un modesto navigatore nel campionato francese, mica puoi pensare di venire in Italia a miracol mostrare. E infatti non è accaduto: anche tu “pesti“. Come del resto i tuoi predecessori italiani. La Juventus ha una proprietà discussa e discutibile con un azionista di maggioranza spedito ai servizi sociali. Ha grane in atto con mezzo mondo. La Juventus è oggi un rottame. Con giocatori spocchiosi che sono “dipendenti“. Non sono squadra perché non sono amici. E l'amicizia nel calcio, e mediamente nello sport, conta. Come dimostrò negli anni Sessanta il Bologna di Bernardini che a sorpresa vinse lo scudetto nello spareggio di Roma contro l'Inter di Herrera.

La Juventus (e questa è la cosa più grave) sta perdendo i tifosi. Tudor è stato esonerato. E si parla di Spalletti. Ma niente cambierà. Perché David, Openda, Koopmeiners, Joao Mario, Kelly brocchi erano e brocchi resteranno. E Zeghrova rotto era e rotto resterà: Tudor esonerato. Ma chi esonererà Comolli (Comolli chi ?). Chi esonererà Elkann? Juve finita: dinastia finita. Un pezzo di storia d'Italia nella pattumiera. Male, anzi malissimo, gli arbitri. E la cosa va avanti da troppo tempo. In un campionato che ancora si crede “figo“ e che invece è diventato scadente. La Premier, la Liga , la Bundesliga sono lontane. E non sarà Gravina con la sua clientelare, mefitica federazione, non sarà la Lega espressione di incompetenza e faziosità (a cominciare dalla compilazione dei calendari) che riusciranno a salvarlo, il calcio nazionale.

CORTIGIANA, ERGO … – Tutti scagazzano sul prossimo e tutti pestano merda. E' il modus vivendi di questo secolo che odora di letame. La libertà di stampa (diversa – a parer mio – dalla libertà di opinione) è stata massacrata dalla bomba messa sotto all'auto di Sigfrido Ranucci davanti a casa sua. Cosa che avrebbe potuto mandare al creatore la figlia del giornalista transitata poco prima dello scoppio. Chi è stato? Mafia, camorra? Trafficanti di armi o droga? Italiani, albanesi?

Il conduttore di “Report“ ha più nemici che capelli in testa. Fa un giornalismo d'inchiesta spesso “orientato“, ma lo fa bene. Anche se non tutti concordano sulla qualità del prodotto. Ma lo faccia bene o meno bene, lo facesse anche malissimo, le bombe sono una intimidazione che una società civile nei confronti di un giornalista, di un politico, di qualsivoglia persona, non può tollerare. Poi c'è sempre chi “pesta“ lamentando che il popolare giornalista “sia stato isolato e lasciato solo“. Ma questo fa parte del “pestamento“ fetido che ogni giorno propone il cosiddetto dibattito politico.  

Ha spiegato Ilaria Salis che la “colpa“ della tragedia nel veronese (tre pazzi che hanno fatto diventare la propria abitazione una bomba, uccidendo tre carabinieri e ferendone una ventina per evitare uno sfratto) è del “capitalismo che nega le abitazioni a chi ne ha bisogno“. Neppure una parola di pietà per le vittime. Come “pestatrice“ Ilaria Salis è una fuoriclasse. Ma un top player è apparso anche Maurizio Landini che in diretta tv ha dato alla premier Meloni della “cortigiana“. Prontamente sostenuto dal “bagnino“ Floris Giovanni: “Lei voleva intendere essere Meloni partecipante alla corte di Trump, vero? Perché il termine nella lingua corrente ha altro significato“. Entrambi “pestatori“. Cortigiana, nel significato adombrato da Floris è un termine arcaico. Non a caso si canta ne “Il Rigoletto“ di Verdi “cortigiani vil razza dannata“. Oggi il termine significa, fuor di francesismo, “puttana“. Improbabile che Landini abbia fatto un corso sui significati arcaici della lingua italiana. Afferma Schlein che in Italia “con la destra al governo, la democrazia è a rischio“. Detto ad un convegno internazionale di socialisti, plaudenti il palco e la platea. Indignata la replica di Meloni. Schermaglie politiche? Fino ad un certo punto. Il governo Meloni ha scollinato quello di Craxi per stabilità: ora è al terzo posto all'inseguimento dei due governi Berlusconi. E visto che le agenzie di rating hanno plaudito al buon lavoro di Giorgetti, dagli alla “cortigiana“ che non saprebbe governare e che sta sfornando una finanziaria priva di forza propulsiva .

Bugie propagandistiche a parte, non ci sono risorse, la finanziaria è modesta assai, ma la leader (per ora) del Pd dovrebbe rivolgersi all'alleato Conte Giuseppi, che con il superbonus 110%, il reddito di cittadinanza, i banchi a rotelle, le mascherine cinesi farlocche, i medici russi che in realtà erano spie, le truffe mai perseguite, i navigator incapaci di trovare un solo posto di lavoro, i conti ha contribuito a scassarli. Per ieri, per oggi, per domani e per dopodomani. Giuseppi ha dato l'assalto alla diligenza, ha rapinato i valori e ha lasciato i passeggeri in tanga.

Ma non è che a destra non “pestino“. Anche se in tutti i modi, commentatori e politici tentano di indorare la pillola, la verità è che la “rottamazione” è una sanatoria per fare cassa, che premia gli evasori. E sono tanti, troppi gli evasori in Italia: sempre impuniti. Le categorie sono note. Ma sono anche “voti“. E non c'è governo, né di destra, né di sinistra, che si impegni per scovarli e a perseguirli. Dichiarazioni dei redditi malavitose tollerate, a volte persino incoraggiate. Anche Meloni a suo tempo definì le tasse “pizzo di Stato“: impossibile dimenticare la “pestata “. La destra governa anche per l'incapacità della sinistra di essere qualche cosa di attrattivo per il ceto medio. Ma visto che la sinistra è attratta dalle piazze, dai centri sociali, da chi sfascia le città e dalla “protesta“ invocata da Landini, magari prenderà qualche scalpo regionale, ma alle politiche (quando ci saranno) probabilmente continuerà a beccare. I sondaggi restano impietosi.

AFFONDATE VENEZI – Venezi o non Venezi? Mai vista una caccia al cinghiale paragonabile a quella messa in atto a Venezia da orchestrali, parte degli abbonati, parte dei media, parte dei politici. L'orchestra de La Fenice non vuole Venezi (definita inadatta professionalmente) e non vuole il soprintendente che l'ha indicata. La questione è politica: prima Venezi era portata in palmo di mano dai politici (anche di sinistra) e da premiata stampa. Ma da quando la Meloni le ha dato un premio alla festa di partito, hanno scoperto il “fascismo“ di Venezi. Oltre a quello del padre della direttora. Che a parte questo ha il problema di essere femmina in un mondo di maschi. Di essere bella, e di avere quei capelli lunghi che sul podio volteggiano mentre dirige.

In molti sostengono sia brava, del resto dirige in un teatro argentino tra i più prestigiosi del mondo, ma non basta alle maestranze veneziane che evidentemente si sono documentate guardando “Prova d'orchestra“ di Fellini. Gli orchestrali ribelli che (anche loro) pretendono il “confronto“, come è “consolidata prassi“, prima della nomina del direttore. Una idea da assemblea studentesca permanente. “’Amo fatto l'assemblea, ‘amo delibberato“ ... Con una postilla: un direttore d'orchestra, per poter dirigere (secondo i sindacati di categoria veneziani) in modo permanente deve avere diretto (anche qui la “prassi“) qualche concerto nel medesimo teatro.

Come finirà? Nessuno può dirlo. Per ora gli orchestrali scioperano. E quando non lo fanno, prima di suonare leggono comunicati applauditi da chi ha minacciato di disdire gli abbonamenti. A rimetterci, per ora, sono l'immagine del teatro e la città di Venezia. Anche perché il sindaco Brugnaro non sembra in grado di dipanare la situazione. Ora i 5 Stelle (che a rovistare sono provetti) hanno fatto una interrogazione per sapere se risponda a verità che “Venezi sia stata nominata alla direzione del teatro argentino Colon su sollecitazione dell'ambasciata italiana a Buenos Aires“. Roba da querela. Da segnalare sulla vicenda un servizio di “Realpolitick“, trasmissione condotta su Rete 4 da “baffo“ (simil D'Alema) Tommaso Labate: prodotto in stile “Report“ con incappucciati e voci deformate. Vero? Falso? Non si sa.

L'intera vicenda sta rovinando la vita a Venezi. Partecipano anche i sindacati della Scala che hanno mandato una lettera di sostegno alla “lotta“ dei colleghi veneziani. Per loro la cultura sarebbe in pericolo. Il ministro nega il confronto. Lo nega anche il sopraintendente di Venezia. Lo nega il sindaco di Venezia. A dirlo sono quei sindacati che (nel segno della democrazia), Beatrice Venezi si sono finora proprio rifiutati di incontrarla. Sciopero ad oltranza: rivolta sociale. Come aveva invocato Fausto Landini. Che non risulta esperto di musica. Ma che sa come si aizza il pueblo.

Nessuno pretende che Landini conosca gli scritti di Lenin (sono letture alle quali si dedicano i liberali non i sindacalisti della CGIL), ma nel suo saggio “L'importanza dell'oro” scrive Lenin: “Per un vero rivoluzionario, il pericolo più grave, forse anche l'unico, è l'esagerazione rivoluzionaria“.

SINNER “TRADITORE” – Quindi anche la mecca del basket, la NBA, è un covo di vipere. E' così, ovunque girino troppi soldi. Lo scandalo scommesse della pallacanestro professionistica USA è immane . Coinvolti nomi eccellenti come Billups e Rozier . I crediti sarebbero stati recuperati da Cosa Nostra statunitense: nomi che abbiamo imparato attraverso le immagini della saga del “Padrino“. Gambino, Genovese, Bonanno, Colombo, Lucchese. L'FBI ha incastrato quattro clan: arrestate 37 persone. A noi viziosi di basket (anche vedendo come stanno andando in Europa le squadre italiane, la Virtus un poco meglio delle altre) non resta che piangere. Hanno perso anche le “mie“ ragazze della Reyer. Battute in Francia dalle campionesse transalpine, oltre che dalla qualità delle avversarie, anche da un calendario folle (in Italia e in Europa) che le ha viste sempre in campo senza la possibilità di allenarsi. I soldi attirano la criminalità. Le tentazioni (di facili guadagni) sono troppe. E lo schifo dilaga.

Così, come dilaga l'avversione di Aldo Cazzullo (che ha trovato un alleato in Bruno Vespa) per Sinner. Ultima occasione, il rifiuto di Yannik di partecipare alla Davis per potersi riposare in vista di altri e più prestigiosi (tennisticamente parlando) tornei e per poter tentare di riappropriarsi del numero “Uno“ nel ranking recentemente (causa anche infortunio) sottrattogli da Alcaraz.

Apriti cielo. Con relativa macedonia sulla sua “italianità“, sul suo “egoismo“, sul rifiuto di incontrare Mattarella e ovviamente su quella pomata che gli ha fruttato tre mesi di squalifica . E poi sulle mille pubblicità che lo vedono protagonista. E quei sei milioni di dollari incassati dopo la vittoria su Alcaraz (sette dopo la vittoria al torneo di Vienna) in una botta sola dai paperoni arabi. Per non parlare della cafona “racchetta d'oro“ offertagli dagli emiri. Ma soprattutto (Cazzullo in tre giorni ha sfornato due articoli sulla sua rubrica sul Corriere della Sera) per aver posto la sua residenza fiscale a Montecarlo dove la tassazione è minore rispetto a quella italiana. Nulla di illegale. Avere la residenza fiscale a Montecarlo non significa evadere.

Sgradevole lo faccia? Sgradevole, ma lecito. Una cosa che vorrebbero fare tutti i cittadini italiani. Perché la tassazione in Italia è iniqua. Dice: chi evade (e si sottintende – sembra – anche chi non paga in Italia) sottrae risorse al welfare, vale a dire ai servizi ai quali ogni cittadino accede. E' vero. Ma invece di urlare a chi paga all'estero, si eviti di rottamare, si evitino condoni e sanatorie. Si eviti di sprecare. E si intervenga finalmente alla fonte. Combattendo davvero il “nero“ e il “sommerso“ che prosperano. Ci sono categorie che hanno l'orticaria ad emettere lo scontrino fiscale. Ci sono evasori “nullatenenti“ con la Ferrari nel garage. Meno tasse per tutti. E la galera (ga-le-ra) per quei politici che hanno usato in modo insultante le risorse pubbliche. Perché poi alla fine a pagare è sempre Pantalone.

GLI ALIENI DI KAZZENGER Sono tentato di procurarmi un “deterrente“. Perché sono stato borseggiato nella metro di Milano, da due figuri (quasi certamente magrebini) velocissimi. Che mi hanno lasciato derubato e umiliato, come solo un ottantenne, ormai malfermo sulle gambe, può essere. Ho avuto la consolazione della solidarietà dei passeggeri del vagone dove viaggiavo. Quel vagone nel quale non viaggia mai un poliziotto, un carabiniere, un vigile urbano. Così come nei mezzanini della metro. Così come sui treni delle Nord. Comune, regione, governo e Stato reputano inutile la vigilanza sui treni. Ho visto forze di polizia in altri paesi. Ma l'Italia, notoriamente, è un paese comprensivo con i delinquenti. In ogni caso: mi è successo una volta e non mi capiterà più.

Non so, tuttavia, perché mi preoccupo. Tutto però potrebbe essere inutile. Un kazzenger di Harvard ha spiegato che quella che sta solcando il cielo non è una cometa ma una astronave. La NASA ha smentito: stella. Ma Kazzenger ha insistito: sono alieni e sono cattivi come quelli di “Indipendence Day“. E il 29 di ottobre attaccheranno la terra e la distruggeranno. Un bel guaio per Trump visto che questa non potrebbe essere la “decima guerra” che farebbe “finire“. E un bel guaio anche per il sottoscritto che il 29 ottobre deve andare in lavanderia in Via Olona a ritirare dalla signora cinese dal perenne sorriso, un paio di sacchi di roba pulita . Kazzenger, kazzenger, kazzenger , spiegava Crozza . Quando ancora faceva ridere .

 

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