I sentieri di Cimbricus / Non piu' venditori di caldarroste

Mercoledì 15 Ottobre 2025

Così come non solo Pogacar brilla nel firmamento sportivo della Slovenia, piccola ed appartata porzione dell’ex-Iugoslavia: ciclismo, certo, ma anche salto con gli sci, basket, atletica e, buon’ultima, l’arrampicata sportiva.

Giorgio Cimbrico

Tadej Pogacar ha vinto il suo quinto Lombardia di fila. Non aveva mai fatto nessuno. Fausto Coppi è a cinque, quattro consecutivi dal ’46 al’49 e quello del ’54. E’ il Merckx del XXI secolo, è il Dominator, è giallo Tour, è iridato, ha le stelline dell’Europa, a 27 anni ha una collezione di dieci grandi classiche e nei quattro successi ha messo assieme 220 chilometri di fuga, quasi tutti in solitario.

E’ la bandiera della Slovenia e non è solo in quei 20.000 chilometri quadrati, tra quei due milioni e 100.000 abitanti, in quel paese nato 34 anni fa dopo la dissoluzione della Jugoslavia. Per loro fortuna, senza gli orrori che hanno insanguinato le altre repubbliche.

Al tempo dell’impero austroungarico gli sloveni erano famosi, sul far dell’autunno, nel trasformarsi in venditori di caldarroste. Ora esportano campioni e record molto caldi. O molto freddi.

A chi appartiene il record mondiale di salto con gli sci? A Domen Prevc, classe ’99, atterrato il 30 marzo di quest’anno ai piedi del trampolino gigante – e sloveno – di Planica a 254,5 metri. Due settimane prima, a Vikersund, Norvegia, sua sorella Nika, 20 anni, aveva portato il record mondiale femminile a 236 metri. Due titoli mondiali già in collezione, è la piccola della famiglia Prevc: Peter è salito quattro volte sul podio olimpico, Cene è stato un buon saltatore, Domen, due corone mondiali, è uno dei protagonisti nel circo dei fantini dell’aria, leggeri come piume, rassegnati a diete severe.

Dal salto, prima di passare ai pedali, viene anche Primoz Roglic, famoso suo malgrado per aver smarrito un Tour che sembrava suo (chi lo vinse? Pogacar naturalmente), a segno al Giro d’Italia, collezionista di Vueltas, quattro, campione olimpico a cronometro a Tokyo 2021. Matej Mohoric, che dopo due titoli mondiali giovanili su strada, compare nell’albo d’oro della Sanremo, deve rassegnarsi a recitare da terzo uomo.

73-10-7 (punti, rimbalzi, assist) sono i numeri astronomici, scritti nei 48’ di un match, da Luka Doncic, il play-ala-guardia piccola (nel suo caso il ruolo conta poco) che qualcuno, per capacità di invenzione, bellezza di esecuzione, temperamento che può essere bizzoso, ha accostato a Drazen “Mozart” Petrovic, rubato dalla strada come James Dean a meno di 29 anni.

Giovanissimo, Luka condusse la Slovenia nel 2017 al titolo europeo: battuta la Serbia di cui è originario suo padre. Era poco più di un ragazzo e giocava già nel Real Madrid. Il salto nell’NBA stava per arrivare e sarebbe stato scandito da una catena ininterrotta di record (gli americani sono attenti, maniacali) nelle stagioni passate ai Dallas Mavericks. Dall’inizio di quest’anno è ai Lakers e quando Lebron James non si inoltrerà nella 24a stagione sarà lui al comando delle operazioni. Il bottino più cospicuo da quando Luka gioca in nazionale lo ha realizzato all’ultimo Eurobasket proprio contro l’Italia, 43 punti, vincendo, come si dice in gergo, la partita da solo.

Gli sloveni hanno un vasto aerale sportivo: il gigantesco Kristjan Ceh, 2.06 per 130, molto simile a Clark Kent prima di trasformarsi in Superman, un titolo mondiale e uno europeo, ha spedito il disco a 72.31 in patria senza ricorrere alle brezze generose di Ramona, Oklahoma; Janja Garnbret è due volte campionessa olimpica in una specialità da poco accolta ai Giochi, l’arrampicata, e Tim Gajser ha messo in fila cinque titoli mondiali nel motocross.