I sentieri di Cimbricus / Quelli che ancora ... tengono duro
Mercoledì 8 Ottobre 2025
Se il 6 ottobre 1985 può finire sotto una sigla che riporta al vecchio impero austroungarico (K und K, König und Kaiser: da Kratochvilova a Koch…) apre anche la strada su un percorso di tracce belle e dannate, incise nell’itinerario degli anni Ottanta.
Giorgio Cimbrico
Tengono duro i record mondiali di Jarmila e di Marita, quelli di Galina Chistyakova nel salto in lungo, di Natalia Lisovskaya nel lancio del peso, di quel buonanima di Yuri Sedykh (che di Lisovskaya fu marito) nel lancio del martello, di Jackie Joyner nell’eptathlon (allenata dal marito Bob Kersee, oggi al fianco di Sydney McLaughlin), di Florence Griffith nei 100 e nei 200 (stesso allenatore), di Gabriele Reinsch nel lancio del disco.
Non avessero scoperto le formidabili brezze che spirano a Ramona, Oklahoma, Jurgen Schült sarebbe ancora al vertice grazie alle correnti che spazzano la pianura del Brandeburgo. In quegli anni con il giavellotto in uso prima della “riforma”, Petra Felke e Uwe Hohn si spinsero a 80.00 e a 104.80 e per la prima volta un uomo, Ben Johnson, volò sotto i 9”80 prima che le sue ali bruciassero come quelle di Lucifero. Se due assi e due otto sono la mano del morto, 9”79 per anni è stato considerato il tempo maledetto.
Stagioni di risultati che hanno lasciato il segno (il primo 6,00 di Sergei Bubka simile, anche per il luogo, alla prima ascensione dei fratelli Montgolfier, l’accoppiata di 2.43 e il 2.44 di Javier Sotomayor, il 2.09 di Stefka Kostadinova che ha tenuto per 37 anni), di dubbi, di interrogativi, di confessioni, di reticenze, di muri caduti, di imperi a gambe all’aria, di nacht und nebel, di sospetti, di doping di Stato (e di studio sulla teoria dell’allenamento) da una parte, di doping all’insegna dell’intrapresa “privata” dall’altra.
Tutto questo è ancora lì, in quelli che vengono etichettati come sacri testi, negli albi d’oro, nei risultati dei Mondiali (che proprio in quel periodo videro la luce, per prosperare) e dei Giochi Olimpici. All’alba del 2000 la proposta di calare un enorme colpo di cancellino sul passato non andò oltre quello stadio.
Soltanto un risultato, ma solo per iniziativa dell’ATFS, l’associazione degli statistici di atletica, è stato rimosso dal vertice. E’ il 10”49 di Florence Griffith, quarti di finale dei Trials di Indianapolis. Era il 16 luglio 1988 e nel salto triplo, che si svolgeva nello stesso senso dei 100, Willie Banks atterrò a 18.20 con +5,2 e Charles Simpkins a 17.93 con un vento di coda della stessa intensità. Il rilevamento per Griffith fu 0,0. Una ripresa mostra una fettuccia sbattuta violentemente proprio mentre Flo-Jo è a metà del rettilineo.
Così, chi oggi consulta la Bibbia dell’atletica troverà al vertice il 10”54 di Elaine Thompson che la giamaicana, doppia doppiettista olimpica, centrò al Prefontaine 2021 sulla pista di Eugene, una delle più veloci al mondo. Al tirar delle somme, Flo-Jo, scomparsa poco prima dei 39 anni, è terza di sempre, con 10”61, pareggiata da poco da Melissa Jefferson, tre volte a segno a Tokyo, allenata da Dennis Mitchell che ai suoi tempi pure qualche noia con l’antidoping l’ha avuta.
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