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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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I sentieri di Cimbicus / Fogli d'autunno: i quarant'anni di Marita

Lunedì 6 Ottobre 2025

 

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6 ottobre 1985. Che stesse per capitare qualcosa si capì quando passò ai 300 in 34”1 per chiudere in 13”5. Speaker e foglio annunciarono quanto segue: Marita Koch, Repubblica Democratica Tedesca, 47”60, record del mondo. Ancora oggi.

Giorgio Cimbrico

Quel giorno andammo a vedere i dingo. La fattoria era su un basso colle e i cuccioli si intravvedevano tra le zampe della madre. Dino non era molto interessato e così aveva detto al taxi di aspettarci. Quando risalimmo in macchina disse all’autista di andare allo stadio: era al margine di una foresta di eucalipti e di alberi della gomma, nel sobborgo di Bruce, lontano dalla micro-downtown di Canberra.

Non ricordo se andammo a pranzo. Forse un panino. Le gare cominciavano presto. La giornata, la terza della Coppa del Mondo, 6 ottobre 1985, era perfetta: sole, temperatura fresca. Le curve, allora, erano in erba e la gente si era portata i cesti per il picnic.

Alle 14,10 il programma prevedeva i 400. Marita, baltica di Wismar, andò via forte: Wolfgang Meier, allenatore e poi marito, sostenne che era passata in 10”9. I videoanalisti tedeschi ridimensionarono il dato in 11”70. Tecnico e tecnici si trovarono d’accordo sul transito ai 200: 22”4 e 22”47. Se si sceglie questa versione, Marita avrebbe coperto i secondi 100 in 10”77. Anche il 34”1 preso al volo e il 34”22 ricavato dall’analisi video sono vicinissimi. Così come il 13”5 e i 13”38 dell’ultimo tratto, piuttosto faticato. Come si dice in gergo, Marita “perdeva” un po’ i piedi.

Che stesse per capitare qualcosa l’avevamo capito quando Marita passò ai 300 dove, come negli altri angoli del campo, erano stati sistemati dei tabelloncini. Cogliemmo al volo, nello scorrere dei numeri, un tempo tra 33” e 34”. A quel punto non restò che attendere l’annuncio dello speaker e, qualche minuto dopo, la distribuzione del foglio dei risultati: a quel tempo non c’era internet né monitor, né niente. Si guardavano le gare, si esultava come ragazzini e si aspettava.  

Speaker e foglio annunciarono quanto segue: Marita Koch, Repubblica Democratica Tedesca, 47”60, record del mondo; Olga Vladykina, Unione Sovietica, 48”27, terza di sempre (ora registrata con il nome Bryzgina e con la sigla dell’Ucraina); Lillie Leatherwood, Stati Uniti, 50”43; Ana Fidelia Quirot, Cuba, 50”86; Jarmila Kratochvilova, Cecoslovacchia, 50”95; Debbie Flintoff, Australia, 51”57; P. T. Usha, India, 51”61; Kehminde Vaughan, Nigeria, 53”16.

Era il settimo record del mondo di Marita (da aggiungere ai quattro sui 200), una serie iniziata nel ’78, a 21 anni, con 49”19 e proseguita sino al 48”16 della vittoria agli Europei di Atene. Ai Mondiali inaugurali di Helsinki era mancato il faccia a faccia: Marita aveva scelto i 200, vinti in 22”13 davanti a Merlene Ottey e aveva raccolto altri due titoli con le staffette; Jarmila aveva infranto, per un centesimo, la barriera dei 48” e, come Rudolf Harbig, era diventata la padrona dell’accoppiata 400-800. Il record del mezzo miglio risale a 42 anni ed è ancora nelle sue mani. Ormai 34enne, a Canberra accusò da Marita un ritardo superiore ai tre secondi. Marita non corse la 4x100 e così non diede una mano al record del mondo della Ddr, 41”37 di Gladisch-Rieger-Auerswald-Gohr. Nel 41”53 berlinese di due anni prima lei c’era.

La pista dello stadio di Canberra non esiste più. I Brumbies di rugby union e i Raiders di rugby league hanno convinto le autorità a una trasformazione che ha previsto anche la costruzione delle curve. Qualche resto può essere intravvisto curiosando nelle intercapedini. Lì vicino c’è una pista, in un impianto smile a un campo scuola, e se qualcuno lo gabella per il luogo dove una German lady stabilì un record del mondo, è bene non credergli,

In quarant’anni sono venute le minacce di Marie José Perec, 48”25, di Salwa Naser, 48”14, e di Marileidy Paulino, 48”17. Ma per tornare a mettere in archivio un 47” – anzi, due – è stato necessario attendere i Mondiali di Tokyo e la decisione di Sydney Laughlin, allenata da Bob Kersee, di divagare sul giro senza ostacoli per un titolo su una distanza, il quarto di miglio, più gradito agli americani: 47”78 Sydney, la ragazza con il volto molto deciso e gli obiettivi molto chiari, 47”98 per Marileydi. Due discese in 42 anni, due in poco più di quaranta.   

 

 

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