I sentieri di Cimbricus / Fogli d'autunno: quel numero magico
Sabato 27 Settembre 2025

Un numero rimasto nella testa di chi c’era: 112.524 spettatori allo stadio olimpico di Sydney, nella vecchia palude di Auburn, per quella che è passata alla storia come la serata di Cathy Freeman che accese l'acqua con il fuoco.
Giorgio Cimbrico
Della riconciliazione tra conquistatori e conquistati, tra bianchi venuti dall’altra parte del mondo e miti nativi con una loro magnifica mitologia. Era il 25 settembre 2000. Dieci giorni prima, durante la cerimonia d’apertura, Cathy aveva acceso l’acqua con il fuoco, era diventata un simbolo dopo aver dovuto subire gli attacchi di occhiuti reazionari che non le avevano perdonato di aver sventolato, ai Giochi del Commonwealth, la bandiera nera, rossa e giallo sole delle vie dei canti percorse dalla sua gente. Non aveva avuto timori e l’aveva mostrata anche al pubblico di Atene quando vinse il primo dei suoi due mondiali.
Cathy corse inguainata in un body bianco e verde che la copriva dalla testa ai piedi e qualcuno, per rompere la tensione, disse che assomigliava agli spermatozoi di Woody Allen in “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso etc etc”. Era conscia del suo compito e nervosa: faticò a trovare il ritmo giusto che l’aveva portata attraverso i turni, insidiata soprattutto dalla scozzese Kathleen Merry che nel finale si sarebbe arresa alla giamaicana Lorraine Graham.
Freeman davanti, 49”11, quasi mezzo secondo sulla caribica, sei decimi sulla britannica in un’apoteosi che investì lei, tutte le buone intenzioni che le erano finite addosso, uno stadio, un paese, il mondo che guardava a Sydney e a quel lungo momento che finì per portare un ritocco dell’inno: l’Australia non è più Young and free, ma One and free.
Fu anche l’apoteosi dell’atletica: quattro giorni prima, nella prima mattinata di gare, 105.000 spettatori per le batterie dei 100 e le qualificazioni del peso. Indimenticabile e commovente anche dopo un quarto di secolo.
Indimenticabile e capace di terremotare lo spirito, come l’ultimo atto di quel 25 settembre, i 10000, il testa a testa tra Haile Gebrselassie e Paul Tergat. Ai Trials kenyani Paul, l’uomo dei prati, aveva guadagnato un posto sui 5000. Lo barattò per i 10000, per affrontare chi lo aveva lasciato alle spalle a Atlanta e ai Mondiali di Atene e Siviglia.
Tra i due c’era amicizia, stima, e l’uno e l’altro dei sentimenti si trasformarono in passeggera ferocia nei 200 metri in cui Paul stava versando quello spunto finale che aveva cercato, allenato sino allo sfinimento. E così attaccò e sembrava fatta e il piccolo Gebre dalle gambe lunghe non mollò e Paul tenne sino a quando mancavano cinquanta metri, forse meno. Gebre passò allora e vinse per 9 centesimi.
Fu in quel momento che su uno degli schermi apparve il numero magico: attendance 112.524. C’era abbastanza materiale per vedere l’alba nel Nuovo Galles del Sud. L’Australia è sempre stata generosa con chi si è spinto fin laggiù.
| < Prev | Next > |
|---|







