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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Note sparse per distratti e occasionali

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Domenica 21 Settembre 2025

 

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Nell’ultimo giorno d’estate (o nel primo d’autunno, fate voi) cala il sipario bagnato di pioggia sulla ventesima edizione dei Mondiali. Quel che resta, oltre statistiche e numeri, sono i nomi, le storie, le realtà, il più o il meno. Ecco qualche spunto.

Giorgio Cimbrico

Alex Rose ha avuto quel che si meritava, un posto sul podio, terzo, su una pedana diventata una trappola d’acqua. E stato lui, il samoano nato nel Michigan, a rivelare al mondo (improvvisa botta a 70.39 due anni fa) che esiste un luogo dove il disco naviga a lungo nell’aria prima di arrendersi all’attrazione terrestre e questo luogo, in Oklahoma, ha un nome che sembra uscito da una vecchia canzone: Ramona.

E non più un luogo, è una Mecca dove organizzano meeting “solo lanci” a raffica orientando la gabbia in modo che il vento soffi in faccia ai lanciatori e mantenga il “piatto” in quota. E così sono nati i record del mondo di Mykolas Alekna e l’interminabile catena di record personali che hanno cambiato – terremotato è meglio – la lista di sempre. C’è stato persino il caso di Matthew Denny, l’australiano che ha soggiornato a lungo da quelle parti e che nel faccia a caccia con Alekna ha rimediato un record del mondo…in leggero ritardo. Se Keshorn Walcott ha aperto il giavellotto al mondo, Rose ha spalancato la galleria del vento.

Favole di giganti, si diceva una volta: Leo Neugebauer ha evitato alla Germania di chiudere a zero vittorie e ha riportato in Deutschland il successo in una delle specialità più amate, il decathlon o zehnkampf, dieci battaglie. Leo, 2.01 per 109, da anni vive e si allena in Texas. E’ sassone di Gorlitz, la mamma, Diana, è tedesca, il padre, Terrance, è un calciatore del Camerun. Il suo non è stato un finale thrilling ma una costruzione con solide basi nel disco, 56 metri, e nel giavellotto, 64. A quel punto è 15 punti avanti all’ipermuscolato Kyle Garland e deve solo marcarlo, senza perdere troppo di vista il leggero portoricano Ayden Owens-Delerme che alla fine gli arriva a venti punti, 8804 a 8784.

Norvegia anno zero. Tra udienze del processo intentato a papà Gjert e noie ricorrenti al tendine d’Achille, Jakob Ingebrigtsen si presenta in condizioni miserande, esce nei 1500, riesce a entrare nella finale dei 5000 (difendeva due titoli di fila) e guarda da dietro la progressione micidiale di Cole Hocker. Karsten Warholm incoccia nella terza barriera, prova a recuperare ma anche un guerriero può esaurire le energie. In assenza del campione olimpico Markus Roth, speranze residue su Sander Skotheim che riesce nell’impresa di farsi cacciar fuori per due false nei 110 ostacoli.

Faith Kipyegon ha una figlia, Shelly Ann Fraser-Price un figlio, Lilian Odira due, di quattro e due anni. “Sono la mia motivazione”. A 26 anni ha conquistato la sua prima corona diventando la settima di sempre e infliggendo alle britanniche una dura lezione. Per Keely Hodgkinson, campionessa olimpica dopo essersi guadagnata la fama di eterna seconda, uno shock. Solo terza. Può consolarsi pensando di esser stata una delle protagoniste di un capitolo importante (tre sotto 1’54”, sei sotto 1’56”) che ha segnato la caduta del record dei campionati, in mano dall’83 a Jarmila Kratochvilova. 800 donne, 800 uomini, 400 donne, 200 uomini (per i primi cinque), martello uomini sono le “gare” del Mondiale numero 20. Poi c’è il 6.30 di Armand Duplantis, ma quella è una faccenda a parte.

Melissa Jefferson (formidabile nei 100, normale nei 200, lentina in prima frazione di staffetta) tre titoli, Maria Perez, Noah Lyles, Beatrice Chebet, Sydney McLaughlin, Collen Kebinatshipi due. E il Botswana affianca nel medagliere Nuova Zelanda, Spagna e Svezia. In realtà non è la prima volta che l’ex-Bechuanaland mette le mani su un titolo mondiale: prime polveri accese nel 2011 da Amantle Montsho. Ovviamente nei 400.

NB-1 – Non sta per “nota bene” ma per Nadia Battocletti che, nota bene, anche a Los Angeles troverà la sua coetaneo Beatrice Chebet. A meno che Bea non venga attratta dalla sfera remunerativa delle grandi maratone.

NB-2 – Mentre era in corso l’ultima giornata, andava in scena la quinta delle major, Berlino. Ha vinto Sabastian (scritto così…) Sawe che sta rinverdendo le imprese del povero Kelvin Kiptum: esordio a Valencia in 2h02’05”, il più veloce debutto di sempre: 2h02’27 vincendo a Londra; 2h02’16” sotto la porta di Brandeburgo. Media, 2h02’16”. Ora, 12 ottobre, la parola a Chicago con Joshua Cheptegei e soprattutto con Jakob Kiplimo.

 

 

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