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Piste&Pedane / (7) Un argento dal sapore dell'oro

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Venerdì 19 Settembre 2025


dallavalle-tokyo 


Una prestazione stellare con un retrogusto amaro. Un secondo posto al mondo che restituisce ad Andrea ciò che realmente merita e ribadisce un potenziale mai espresso pienamente causa una lunga sfilza di infortuni. Ora si cambia.

Daniele Perboni

È quarto Andrea Dallavalle (17.24/+1,5) quando lancia il sesto e ultimo assalto al podio mondiale del triplo. Davanti Pedro Pichardo (un doppio 17.55), portoghese di passaporto, cubano d'origine e formazione, inarrivabile, quindi il cubano vero Lazaro Martinez (17.49) e Yasser Mohammed (17.25). Stai a vedere che si ripete il piazzamento di Eugene 2022 (quarto in 17.34).

Rincorsa veloce, stacco che regala 8,2 centimetri all’asse di battuta, vento nullo, 6.28 l’hop, 5,21 lo step, 6.15 di jump per chiudere nella sabbia. Totale 17.64, primato personale e, soprattutto, oro mondiale. Tripudio composto, quasi come quell’Alboino quando costrinse la moglie Rosamunda a bere nel teschio del padre … Che volete, da queste parti discendiamo anche dai Longobardi, piuttosto avari di effusioni e dimostrazione delle proprie emozioni.

Mancano ancora i primi tre che, fra l’esultanza che inizia a crescere, non cambiano la classifica. Poi … è la volta di Pedro Pichardo, in testa dal terzo turno (con il ricordato doppio 17.55). Ultimo di una lunga serie. Anche l’oro olimpico di Tokyo 2021 (17.98) piazza una rincorsa da manuale (12,2 centimetri lasciati allo stacco, 6.51/hop, 5.39/step, 6.01/jump). E come non poteva essere, per uno che dieci anni addietro, a l’Avana, quando vestiva i colori e viveva ancora nell’Isla Granda, piazzò un 18.08 che rappresenta ancora la sesta miglior misura di tutti i tempi? Già dall’atterraggio nella buca si intuisce che qualche cosa è cambiato. Pochi istanti ed ecco apparire la misurazione ufficiale: 17.91/+0,8, miglior salto stagionale mondiale e oro iridato. Terzo Lazaro Martinez a 17.49/0,0.

Esultanza per l’uomo in verde; braccia allargate e mesto sorriso per sottolineare la sconfitta per Andrea. Smacco che, comunque, gli restituisce tutto ciò che in questi anni una catena quasi ininterrotta di infortuni lo hanno tenuto lontano da ciò che realmente valeva. Un potenziale, quello del piacentino, classe 1999 (31 ottobre), allenato da Ennio Buttò, mai espresso pienamente anche se alcune soddisfazioni è riuscito a togliersele: quattro titoli italiani, un argento europeo, e un bronzo sotto tetto. Nelle categorie giovanili, fra primi, secondi e terzi posti, sul podio ci è salito cinque volte con l’oro agli Europei under 23.

Fra i migliori otto anche Andy Diaz Hernandez (sesto a 17.19/+0,6), reduce da una stagione piuttosto “disgraziata” punteggiata da continui infortuni e dolori muscolari vari. Un piazzamento, comunque, che serve a far lievitare punti e classifica dell’Italia, arrivata, se non erriamo, a quota 13. Avvicinare i 17 o i venti finalisti, pronosticati alla vigilia dal presidente Mei e dal DT La Torre, non è impossibile ma molto arduo sicuramente. Per la felicità di tutti in questa speciale classifica occupiamo il quarto posto con 55 punti. Tanto per cambiare in cima ci stanno gli USA (220 punti). A seguire Giamaica e Kenia (80). Ultime al sessantaquattresimo posto Danimarca ed Eritrea (1 punto),

Duecento metri stellari con Noah Lyles che si impone con un inarrivabile, per gli altri, 19”52. Sei centesimi meglio del connazionale a stelle e strisce Kenneth Bednarek (19”58) e dodici (19”64) del giamaicano Bryan Levell. Interessanti i passaggi ai 100: 1. Levell 10”03, 2. Bednarek 10”09, 3. Lyles 10”12, 4. Tebogo 10”17, 5. Hughes 10”20.

Nelle altre finali di giornata quasi clamorosa la sconfitta del norvegese, primatista del mondo con 45”94, unico ad essere sceso sotto la barriera dei 46 secondi, Karsten Warholm, quinto con 47”58. Oro a Ray Benjamin (46”52), argento ad Alison Dos Santos (46”84), terzo Abderrahman Samba (Qatar, 47”06). Nella rispettiva prova femminile il successo è andato all’olandese Femke Bol (51”54), tre volte sul podio olimpico a Parigi (oro 4x400 mista, argento 4x400, bronzo 400 ostacoli) nonché oro iridato a Budapest 2023.

Medagliere quasi immutato, guidato dagli Stati Uniti (11 medaglie complessive), davanti a Kenia (7), Canada (3), Portogallo (2), Nuova Zelanda (2), Giamaica (8), Italia (6) e Olanda (3). Gran balzo in avanti dei lusitani, due sole medaglie, ma entrambe d’oro: Pichardo nel triplo e Nader nei 1500. La lunga teoria del medagliere conta ben 38 nazioni andate a podio.

 

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