- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / (5) L'irriverente Mattia sceglie il futuro

PDFPrintE-mail

Mercoledì 17 Settembre 2025


furlani-tokyo


“Un grande talento che i genitori hanno saputo condurre per mano e con cautela senza caricarlo di responsabilità e stress. Ora eccolo lì, a confessarsi commosso e ringraziare, pacato, senza il furore negli occhi o nella voce.”

Daniele Perboni

Se il cuore di Mattia Furlani rimarrà sempre nello stadio Nazionale di Tokyo, e ne ha tutte le giustificazioni, il nostro, prenderà altre vie; non quella dell’ambulanza che, proprio in questo momento, sta schiantando la magica atmosfera creatasi… Già stavamo facendo il conto delle possibilità di medaglie rimasteci da qui a domenica, quando l’irriverenza giovanile di Mattia ha fatto sobbalzare sulla poltrona chi stava seguendo la diretta RAI. Un 8.39/+0,2 regalando 6,3 centimetri all’asse di battuta, per salire in cima al mondo.

Vent’anni compiuti il 7 febbraio scorso, abituato a calpestare da giovanissimo una pista di atletica seguendo mamma Khaty, suo tecnico, e la sorella maggiore Erika, saltatrice in alto di ottimo livello, questo prezioso metallo lo stava inseguendo da tempo. Non che gli mancassero gli allori internazionali. Per tutti parlano il bronzo olimpico di Parigi, l’argento agli Europei di Roma 24 e il successo ai Campionati iridati indoor di questo inverno. Un predestinato? Forse.

Sicuramente un grande talento che i genitori hanno saputo condurre per mano e con cautela senza caricarlo di responsabilità ed eccessivo stress da successo. Maturato con calma sulla pista di Rieti, dove i genitori si sono trasferiti quando il riccioluto ragazzo aveva appena cinque anni, ora eccolo lì, a confessarsi e ringraziare davanti ai microfoni RAI, tranquillo, pacato, senza il furore negli occhi o nella voce. Tensioni e pressioni sembrano non aver attecchito su quella macchina perfetta per il salto.

Furlani è il più giovane oro iridato azzurro della storia, un anno in meno del milanese di Quarto Oggiaro Michele Didoni (allievo dell’indimenticabile Pietro Pastorini), campione del mondo a Göteborg nel 1995 sui 20 chilometri di marcia.

Finale di alto livello, quindi, questa del lungo. Fra il primo (8.39) e il quarto – l’elvetico Simon Ehammer (8.30) – intercorre lo spazio di un pacchetto di sigarette, nove centimetri. Secondo il giamaicano Tajay Gale, 8.34, terzo il cinese Yuhao Sei, 8.33. Questa la serie di salti vincente: I-nullo; II-8.13/-0,1/9,4 i centimetri regalati all’asse di battuta; III-nullo; IV-8.22/+0,4/6,3; V-8.39/+0,2/+6,3; 8.07/+0,1/5,1.

Continua la crisi della velocità azzurra, sino all’inizio dell’estate considerata fra l’eccellenza in circolazione, almeno a livello continentale. In scena i e le duecentiste, colpiti/e dai saldi “fuori tutto”. Merce che, purtroppo, non si trova in abbondanza sui siti internet e neppure nei migliori negozi. Questi Mondiali hanno fatto ritornare sulla terra chi credeva di aver superato gli spazi interstellari che ci avvicinavano a realtà ben più veloci. Non abbiamo a disposizione il Millennium Falcon pilotato da Han Solo.

Giornata sorridente solo dal punto di vista dei finalisti. Altre due perle da aggiungere a quella tabella a punti (o dei finalisti) usata come pietra angolare per dimostrare che l’Italia – e la FIDAL che governa il movimento –, vivono una realtà atletica di grande efficienza, oltre le medaglie. Insomma, ciò che conta è la “profondità” dei risultati: come dire i piazzati fra i primi otto.

Il mercoledì d’oro ci ha regalato anche il settimo posto di Federico Riva nei 1500 (3’35”33), vinti dal portoghese Isaac Nader (3’34”10). Non conteggiabile l’undicesima piazza di Roberta Bruni nell’asta, fermatasi a 4.45, dove il successo è andato alla trentaquattrenne statunitense Katie Moon (4.90), già oro ai Giochi di Parigi e tre volte iridata: Eugene ‘22, Budapest ‘23 e ora Tokyo ‘25.

Come già accennato in precedenza, altri allori e finalisti attendono di colorarsi d’azzurro: uno, o due (ottimismo alla Bill Gates, anche se non abbiamo letto il suo libro “Sono un ottimista globale”), potrebbero giungere dal triplo con Diaz Hernandez (16.94) e Diego Dallavalle (17.08). I due hanno agevolmente superato il turno di qualificazione e li rivedremo in pedana venerdì 19 settembre.

Per ora è tutto, ci risentiamo domani. Postilla: attenzione speciale alle batterie femminili dei 5000 …

 

Cerca