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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Piste&Pedane / (1) Partenza a briglia sciolta, oltre le attese

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Sabato 13 Settembre 2025

 

palmisano-perez 


Anche se ormai le medaglie vengono consegnate a mano, averne ricevute tre nella giornata inaugurale è segno di vitalità, anche se non tutto è andato per il verso giusto (vedasi Iapichino). Ma se il giorno di vede dal mattino, …


Daniele Perboni


In attesa della 35 chilometri di marcia, gara inaugurale dei Mondiali giapponesi, passiamo le ore seguendo Propaganda Live, uno dei migliori programmi della tv. Non di Stato naturalmente. Per la puntata d’esordio Diego Bianchi ci accompagna su un aereo giordano intento a lanciare prodotti umanitari su Gaza.

Guidati dalle note di Luglio, Agosto, Settembre (nero), la colonna sonora degli Area ci introduce in un ospedale di Amman, gestito da Medici Senza Frontiere. Immagini forti di mutilati e ammalati. Il tempo stringe. Eccoci così nello stadio nazionale di Tokyo. Partenza di gruppo con uomini e donne in marcia. Finalmente il ritorno nello stadio dopo anni di “esilio” sulle strade.

Resistiamo poco più di venti minuti. Gli occhi cedono il posto a una pericolosa sonnolenza. Chiediamo aiuto al tasto della registrazione e ci accoccoliamo nell’abbraccio di Morfeo, il dio dei sogni. Sveglia anticipata, giusto in tempo per seguire in diretta gli ultimi chilometri dei puzzapiedi. Alla faccia di chi vuole spazzare via la marcia dai programmi, la prova maschile offre colpi di scena emozionanti. Vince il canadese Evan Dunfee (2 ore 28 minuti e 22 secondi) che con crudeltà si lascia alle spalle il giapponese Kawano, a lungo al comando e preda di una crisi tremenda. Finirà 18º e portato fuori dallo stadio su una sedia a rotelle fra spasmi e smorfie sataniche. Visioni mistiche?

Punta di forza azzurra è Antonella Palmisano, mai andata, ai Campionati Mondiali, oltre il bronzo (Londra ’17, Budapest ’23). Tokyo, evidentemente, è propizia per nuovi traguardi. Eccola infatti magnifica seconda (2’42”24) sopravanzata dall’amica iberica Maria Pérez (2’39”01) e davanti all’ecuadoriana Paula Milena Yorres (2h42’44”, RN).

Bellissimo il quadretto offertoci dalle due, con la spagnola, in attesa dellazzurra sulla linea del traguardo per poi aiutarla a togliersi le scarpe. Coprirla con asciugamano e porgerle l’acqua per disidratarsi. Amiche sino in fondo.

Fra baci, abbracci, saluti, fotografie, giudici in attesa di accompagnare atleti/e al controllo antidoping, parte anche la lunga marcia delle pose richieste dai fotografi. Vince a mani basse la, ormai noiosissima e superata, posa del morso alla medaglia. Accidenti a chi ha avuto per primo l’idea. Bella allora, odiosa ora e superata. Signori dell’immagine, a corto di idee. Un piccolo sforzo su dai, almeno provateci. Lo sappiamo, non è facile, nella bolgia dell’arrivo, cogliere o richiedere portamento originale. Ma almeno provarci? Eccoci guadagnati la consueta rampogna giornaliera…

Sabato mattina, seguiamo le istruzioni: premere sul tasto e… la magia compare. Brutte notizie dal disco (Osakue), siepi (Zoghlami), peso (Weir e Ponzio), asta (Olivieri e Bertelli, tre nulli alla misura di entrata), 1500 (Cavalli) e, udite udite Iapichino (lungo) a cui non servono a nulla le sfuriate di babbo Gianni. Tutti fuori nei turni di qualificazione. Amen.

Approdano in semifinale nei 1500 di domenica 14 (ore 21,07) Gaia Sabbatini (4’04”93) e Marta Zenoni (4’02”77).

Bene, anzi benino, Leo Fabbri nella finale del peso. Per una volta il fiorentino non si lascia sopraffare dalla tensione e disputa una prova degnissima, anche se la palla di ferro non oltrepassa mai i ventidue metri. Sino all’ultimo lancio del messicano Uziel Munoz (21.97 e record nazionale) l’azzurro è secondo (21.94), a pari merito con il neozelandese Tom Walsh, ma con all’attivo (il kiwi) un secondo lancio più corto (21.58 a 21.83). Finisce di bronzo e pur dicendosi felice si nota chiaramente la delusione sul suo viso. È il migliore dell’anno in quanto a misure (22.82, Caorle 3-Ago.) è andato cinque volte oltre i 22. Chiaro che si aspettava qualcosa di meglio. Ma, come si dice dalle nostre parti pütost che nient l’è mei pütost…

Vince, come da tradizione (tre volte iridato e tre volte oro ai Giochi, oltre che primatista mondiale con 23.56) il gigante a stelle e strisce Ryan Crouser, (22.34), alla seconda gara dell’anno e unico a superare i ventidue.

Cento metri. In attesa dell’esordio di Marcell Lamont Jacobs, Zaynab Dosso svolge il suo compito alla perfezione, passando agevolmente il turno eliminatorio (11”10/-0,1). La rivedremo in pista domenica per semifinali ed eventualmente la finale. Traguardo arduo, per lei, raggiungerla. Il suo crono è il dodicesimo delle 24 ragazze rimaste. Davanti a tutte Julien Alfred, oro lo scorso anno a Parigi (11.06/0,0), seguita dalla Neita (10”94) e dalla Jefferson-Wooden (10”99/-0,9).

Quasi identica la situazione dell’ex scomparso ragazzo texitaliano. Terzo nella sua batteria (10”20/-0,6 e SB, cioè primato stagionale). Fra i ventiquattro rimasti il suo tempo è il penultimo, seguito dal 10.21 del colombiano Longa. In cinque sotto i dieci: Leotlela (Rsa) 9”87, Ajayi (Ngr) 9”98, Seville (Jam) 9”93, Lyles (Usa) 9”95, Thompson (Jam) 9”95.

Ed eccoci alla terza medaglia che ci piazza in quinta posizione nel medagliere: il meraviglioso argento di Nadia Battocletti nei 10.000. In questa occasione non è più una semi sconosciuta, come lo scorso anno a Parigi. La sua caparbietà, resistenza e velocità negli ultimi giri la rendono una delle favorite per il podio. Così è controllata a vista dalle africane. La trentina, però, sembra avere un asso nella manica. Come confessato a Walter Brambilla di Tuttosport, ha nascosto le sue migliori carte per giocarsele in questo frangente. Nessuna pubblicità sui tempi ottenuti in allenamento. Si è nascosta. Ed ha fatto bene. Le etiopi Tsegay e Taye e le keniane Chebet e Ngetich la marcano da vicino, attente ad ogni sua mossa.

Nadia se ne sta sempre al traino, mai affacciata a guidare il gruppo, anche se quasi espressamente invitata a farlo. Alla campana restano in tre. Attacca la Chebet. Rispondono Nadia e Tsegay, appiccicate come gechi. Cento metri finali. Allunga Beatrice Chebet (alla fine prima), la sola a seguirla è l’azzurra che, poco alla volta perde terreno. Per la primatista del mondo pare una vittoria facile ma poco più di un secondo, alla fine, la separano dalla trentina: 30’37”61 a 30’38”23, record italiano stracciato. Precedente 30’43”35, Parigi, 9 Ago-‘24. Terza l’etiope Tsegay con 30’39”65.

La nuova stella del mezzofondo azzurro ha preso consapevolezza dei propri mezzi. Ora l’attendono le fatiche dei 5000: batterie il pomeriggio del 18, finale alle 21,30 (orario di Tokyo, 21,30 in Italia) del 20. Prova, questa, probabilmente più ostica e difficile. La ragazza, comunque, dice di non porsi nessun limite, essendo ormai completamente consapevole dei propri mezzi. Auguri.

 

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