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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / E intanto il cielo e' sempre piu' blu'

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Martedì 26 Agosto 2025

 

arbitro-spiega 

Parliamoci chiaro: solo lo sport ha un cielo rasserenato. La meravigliosa Raffaeli esibisce miracoli di classe e le ragazze del volley passeggiano ai Mondiali. Nel mentre i parrucconi del calcio ne inventano un’altra tra ingenuità e ridicolo.

Andrea Bosco

Tranquilli: il cielo è sempre più blu. Scomodato l'immenso menestrello Rino Gaetano, procediamo sprofondati nel pantano. La pace “proclamata” da Trump ad insaputa del mondo? Rinviata: il macellaio russo non la vuole. Putin esige di proseguire con il massacro. Non si capisce come il mondo abbia potuto dar credito alla buffonata Putin-Trump in Alaska. Probabilmente in quel bilaterale hanno parlato dei bitcoin cari al “ciuffone” USA.

Né si capisce come l'Europa si sia prestata a fare da zerbino alla sceneggiata di The Donald facendo credere a Zelenski che un esercito continentale potrebbe in futuro intervenire a difendere l'Ucraina in caso di una (nuova) aggressione russa. L'Europa che non ha un esercito comune, che non ha strategie comuni, che non ha una banca centrale tipo Federal Reserve, che non ha una nazionale di calcio ma che in compenso ha mille burocrati in grado di frenare qualsiasi decisione (lo fanno sulla misura delle cozze, figuriamoci se non lo farebbero per armi, soldati, difesa comune).

L'Europa è un dinosauro: un continente vecchio, permeato di storia e cultura, ma incapace di reggere la modernità. L'Europa delle cattedrali, del Rinascimento, della Rivoluzione Francese, di Voltaire, dei letterati, dei filosofi, degli artisti, di De Gaulle e dei suoi padri fondatori (Adenauer, De Gasperi, Schuman) ha rinnegato i propri valori, il suo stesso essere soffocata dai veti e dalla follie di omuncoli barricati in palazzi di vetro, incapaci di capire, di sentire, di vedere. Già accaduto: mentre i barbari premevano alle frontiere, a Bizanzio si discettava di filosofia e religione. A Bruxelles si discute all'infinito. Ci si rompe il capo su questioni di lana caprina evitando di governare. Del resto solo dei pazzi potevano sancire un ordinamento nel quale anche uno solo dei 27 paesi aderenti (troppi, alcuni sono europei solo geograficamente parlando) può mettere il suo “veto” paralizzando ogni decisione.

Dal meeting di Rimini (Comunione e Liberazione) l'ex premier Mario Draghi ha avuto parole sferzanti per l'immobilismo dell'Europa. Per la sua subalternità (a USA, Cina, Russia), per la sua incapacità a essere protagonista. Vade retro sovranisti e va benissimo. Ma se i sovranisti crescono magari, mister (ex) president, qualche responsabilità gli ottimati continentali potrebbero averla: o no? I cittadini non mettono in dubbio la democrazia e i valori sui quali è fondato l'Occidente perché affascinati dall'autoritarismo. I cittadini si ribellano quando i loro diritti non vengono più garantiti. Quando il loro stile di vita, e la loro sicurezza, vengono cancellati da azzeccagarbugli di bassa lega. E il loro futuro appare incerto e nebuloso.

Quando una magistratura priva di vergogna (ma burocratizzata e politicizzata) fa carne di porco del buon senso. Quando le leggi (per motivi ideologici) vengono manipolate fino a farle diventare poltiglia. Il discredito che da tempo ammanta la giustizia (ormai 7 italiani su 10 non si fidano di giudici e tribunali) la dice lunga di come uno dei poteri della Stato si sia fatto Stato nello Stato. Debordando dalla missione (che pur nella sua – da garantire – indipendenza) di servitore della Costituzione e del Popolo sempre dovrebbe avere. Soccorrere i migranti è un dovere di civiltà e di umanità. Ma smistarli, dopo averli soccorsi, nei porti che il governo ritiene più idonei è un diritto di chi democraticamente dagli elettori è stato eletto. I giudici che invocano la “relatività culturale” per i migranti discriminano di fatto i cittadini italiani.

Se una famiglia (magrebina, africana, di culto islamico o di qualsiasi altro culto) viola le leggi italiane, deve essere perseguita come una qualsiasi famiglia italiana quando le viola. Non deve essere “perdonata” perché “la cultura è diversa”. Sono le donne e gli uomini che vengono in Italia da altre latitudini che si devono integrare accettando le leggi del paese nel quale hanno deciso di stabilirsi. Non il contrario. Perché una famiglia che perde una figlia, investita in strada da un automobilista (italiano) che aveva abusato di alcol, che correva (senza patente e con una gamba ingessata) a 100 km all'ora, che non si era fermato a soccorrere la sua vittima, che aveva negato di averla investita, che aveva fatto di tutto per far scomparire le prove dell'investimento, che messo in galera dopo tre mesi (mesi 3) confessa il reato di omicidio stradale, e il giudice comprensivo lo spedisce ai domiciliari, alleggerendo la sua posizione di “alterato” per uno zero virgola del riscontrato tasso etilico che gli eviterà la prigione, perché questa famiglia oltre che disperata, non dovrebbe essere inferocita contro la giustizia?

E sempre questione di legalità. Se ci vogliono 30 anni per sgomberare e restituire ai legittimi proprietari il Centro Sociale Leoncavallo a Milano, abusivamente occupato, fatto diventare un simbolo politico (il Pd ci tenne le primarie che portarono Beppe Sala a diventare sindaco), culturale (Sgarbi definì i murales del Leoncavallo la Cappella Sistina di Milano) e sociale (concerti, dibattiti, spettacoli, cene, presentazioni letterarie) gestito dalle mamme “antifasciste” di Via Watteau, qualche cosa in questo paese non funziona. Questo per dire che non sono solo le persone a determinare l'illegalità. Sono le istituzioni che tollerandola, la alimentano. E’ una ideologia malata quella che la giustifica. Ma tranquilli: il cielo è sempre più blu.

E Casa Pound a Roma, illegale come il Leoncavallo, forse sarà sloggiata dallo stabile (pubblico, stavolta, non privato come a Milano) che abusivamente occupa. Gli okkupanti, di sinistra o di destra, sono simili. Casa Pound è sesta nella graduatoria degli sgomberi da effettuare. Il ministro Piantedosi ha assicurato che i “destri” verranno sloggiati. Prima o poi. Magari poi. Vietato guardare il colore del cielo.

Sotto al quale a Gaza si muore ogni giorno: più o meno una ventina di vittime. Viene il sospetto che affermando dopo la carneficina del 7 ottobre rivolto ad Hamas – “siete tutti morti che camminano” – Bibi si riferisse a tutti palestinesi. Complici o meno di Hamas. Gaza è una tragedia. E il cielo si annuncia nerissimo. Rispondendo ad una lettera, sul Corriere il direttore Luciano Fontana ha scritto: “La possibilità di una convivenza pacifica di due popoli con eguali diritti è ormai una chimera. Ci ha pensato Hamas con il 7 ottobre, con uno sterminio programmato e con il rifiuto poi di rilasciare gli ostaggi e di rinunciare alla distruzione di Israele a renderla impraticabile (seppure lo sia mai stata in passato). Nethanyahu vuole a qualsiasi costo regolare i conti con tutti i suoi nemici. E Hamas che mostra sempre più chiaro il suo volto di organizzazione terroristica è completamente disinteressata al destino dei civili palestinesi”.

Secondo Fontana sarebbero tre gli attori in grado di far cessare la mattanza a Gaza: gli Stati Uniti, i paesi arabi, il popolo israeliano opponendosi a Bibi. Io sommessamente ne suggerirei un quarto: Abu Mazen che ha riconosciuto Israele e condannato Hamas, si attivi per istituire una forza palestinese in grado di combattere Hamas. Sono del parere che solo i palestinesi possano eliminare i terroristi che stanno costruendo sul sangue del proprio popolo la narrazione antisionista che sta dilagando nel mondo. Bibi non si fermerà: lo ha promesso. In Israele nonostante le contestazioni il suo consenso è ancora alto. Tocca ai palestinesi. Per il loro futuro. Solo eliminando l'Eta la guerra in Spagna è terminata. Idem in Irlanda con l'Ira. Idem in Germania. Eliminazioni fisiche. In Italia andò diversamente. Leggi sui pentiti, si rammenta? E l'assassino – uno per tutti – di Walter Tobagi non fece un solo giorno di galera.

CAMPA CABALLUS – Il vestito di vicepremier e di ministro delle infrastrutture gli va stretto. Il Ponte sullo stretto è avviato, ma campa caballus: ci vorrà una eternità per realizzarlo. Le ferrovie sono un disastro, gli aerei civili idem, non parliamo di quegli eterni cantieri che sono le autostrade. Matteo Salvini scalpita. Avrebbe voluto tornare al Viminale. Salvini ha il problema delle elezioni regionali. Dove certamente salverà la Lombardia. Ma non è detto possa salvare il Veneto. Zaia nonostante il consenso e la popolarità (e va detto, il buon governo) è impedito al terzo mandato (che ne farebbe un anomalo Doge); Meloni preme per un governatore di “peso” in una Regione che per il triplo dei consensi ottenuti alle elezioni (rispetto a Lega e FI) dovrebbe spettarle. Ma mentre Tajani decisamente punta per FI alla seggiola di Sala a Milano (Beppe delle ciclabili è in scadenza di mandato, i milanesi in gran numero lo detestano e le vicende dei grattacieli e degli abusi edilizi, oltre a quella dei rom ladri bambini e purtroppo mortali investitori di una anziana milanese, decisamente non gli hanno giovato), Salvini si agita: il Veneto, il Friuli, la Lombardia, il territorio.

E allora ecco che il pacifista in salsa putiniana (come dimenticare Salvini con felpa sulla Piazza Rossa che blatera: “Meglio un Putin che due Mattarella”?) si avventa sul bellicista Macron: “Vacci tu in Ucraina, mettiti giubbetto ed elmetto e attaccati al tram”. Roba meneghina da bar dello sport per dire che l'Italia non deve mandare soldati in Ucraina. Ma secondo Salvini neppure investire in armamenti europei. Fatto sta che Macron (in difficoltà mostruose in Francia per millanta motivi) ha convocato l'ambasciatrice italiana a Parigi facendo sapere di essere veramente incazzato. Legna da mettere sul fuoco per il ganassa milanese che non pago ha reiterato: “Permaloso di un Macron”.

Il fatto è che a Salvini di Macron importa un tubo. Tutto quello che fa, lo fa per avere visibilità e per rompere le scatole a Giorgia Meloni, stabile a circa il 30 % dei consensi. E visto che anche FI appare in crescita verso il 10% e i voti a destra sono sempre quelli, se Meloni e Tajani crescono, inevitabilmente Salvini è destinato a dimagrire. Se accadrà lo si vedrà alla prossima consultazione. C'era una Lega che suscitava interesse. Quella federalista di Miglio e del mio collega al Giornale Daniele Vimercati. Morto prematuramente per sfortuna del Carroccio che aveva sposato la visione di Umberto Bossi. Questa “nazionale” di Salvini, casinista e sovranista, pacifista, lascia perplessi. Il protagonismo di Salvini è fine a stesso. Non raccoglierà più voti inseguendo i 5 Stelle. Rammenti che Conte ha candidato in Calabria quel Tridico che si triplicò lo stipendio fino a 150.000 euro al mese come presidente dell'INPS e che con lo scellerato reddito di cittadinanza elargito anche a 30.000 truffatori ha prodotto un buco erariale di 1,7 miliardi di euro. Lo rammenti, Salvini.

Sul superbonus 110% – una follia che pagheranno i suoi pronipoti e forse i nipoti dei pronipoti (e oltre) – non gli sarà difficile rammentare: lui c'era. Il cielo di Salvini è blu? Per ora ha nuvole tendenti alla pioggia. Il Papete (di salviniana memoria) è stato spazzato via da un ciclone. Arrigo Sacchi (che dormiva) si è salvato per miracolo. E il Milan che nel cuore di Salvini sta, alla prima in campionato ha beccato al Meazza dalla neopromossa Cremonese. Con un gol di Bonazzoli da copertina. Piove sul Salvini bagnato. Poca roba, comunque. I nubifragi veri ci sono stati in Emilia Romagna dove Giove Pluvio si sta accanendo con furia. Il cielo è sempre più nero-blu visto che stupratori indisturbati seviziano donne anche settantenni. Assassini ogni giorno scannano le compagne che li hanno lasciati. E lo fanno “per amore”.

Mai sentito parlare del delitto di Garlasco? Impossibile non averlo sentito. In tv il processo lo stanno facendo ogni settimana. Nuove prove? Manco l'ombra. Ma ci sono due avvocati (bravi), uno che sembra uscito dal romanzo di Collodi, un secondo dalla rotonda sul mare di un film dei Vanzina, che seminano dubbi e interrogativi (senza risposte) come le briciole di Pollicino. Gli incidenti probatori finora hanno “probato” un emerito tubo. C'è un colpevole (Stasi) condannato in Cassazione. Che ovviamente ha il diritto di richiedere una revisione del processo essendosi sempre dichiarato innocente per il delitto di Chiara Poggi. Non sarebbe la prima volta che un innocente finisce in galera per decenni per errori giudiziari. La cosa indecente è che in tv si scontrano due tifoserie: chi a favore di Stasi, chi contro. Si cerca un nuovo colpevole (Sempio). In tv sono tutti saccenti, tutti periti. Pare che alla gente piaccia (gli ascolti lo confermano). Io dico solo che i genitori di Chiara Poggi avrebbero diritto ad un rispetto che la libera informazione loro non concede. Mentre la Procura di Pavia indaga e indaga. E indagherà. Perché ormai non se ne esce: se un nuovo colpevole non uscirà, per la procura di Pavia sarà un flop. Di cui magari dovrà rendere conto.

Parliamoci chiaro: solo lo sport ha un cielo rasserenato. La meravigliosa Raffaeli prende un oro e due bronzi a Rio esibendo miracoli di classe ed equilibrio. A fondo in moto-Gp Bagnaia, nono, mentre Marc Marquez letteralmente bulleggia gli avversari. Le ragazze del volley passeggiano su Cuba. La Nazionale di Pozzecco si spera faccia bene mentre Gallinari rivela che Milano (tradotto Messina) non l'ha mai cercato e che per fare i matrimoni “serve essere in due”. In attesa di Sinner, che pare abbia debellato il virus che lo ha stroncato a Cincinnati (Alcaraz lo ha minacciato dicendo che ha un “bersaglio sulla schiena”), in attesa che riprendano i campionati di basket, in attesa che la Ferrari regali ai tifosi una vettura competitiva, è invece ripreso (con il calciomercato ancora aperto) il campionato di calcio. Già detto della magra del Milan al Meazza (dove il migliore del Diavolo è stato il quarantenne Modric), anche la Lazio ha pagato dazio sul campo del sorprendente Como. Di misura (ma bene nel gioco) la Roma di Gasperini, vince anche la Juventus di Tudor, vince (e non c'erano dubbi il Napoli di Conte), stravince maramaldeggiando sul Torino l'Inter di Chivu.

Nel calcio dove finalmente i delinquenti, nonostante le proteste, sono stati espulsi dalle curve, la tecnologia sta distruggendo le emozioni, il palpitare per un gol o un passaggio vincente. Ora l'arbitro declama coram populo la sua decisione per l'annullamento di un gol in fuorigioco. E' accaduto a Como. Gol annullato alla Lazio per il solito centimetro di differenza della scapola di Castellanos e arbitro che spiega in stile “capovocione” a Palazzo Venezia. Una cosa ridicola che solo ai parrucconi che governano il calcio poteva venire in mente.

In Lega Pro hanno fatto di peggio: il Var a chiamata ha prodotto in Carpi-Juventus Next anche la “chiamata” contro la propria squadra. I parrucconi hanno subito provveduto a modificare un regolamento con evidenza concepito (con tutto il rispetto) da idioti. Per fortuna i parrucconi hanno rimandato al mittente le richieste di boicottare gli atleti israeliani per la guerra a Gaza. Per ora almeno. Ma alla mostra di Venezia si è chiesta (dai soliti progressisti in servizio permanente) l'esclusione di artisti israeliani. Gente che non tifa Bibi ma che è ebrea. E la grande idea di certa gente è quella di boicottare, di escludere, magari di restare in silenzio quando le case degli ebrei vengono segnate di giallo e di rosso come durante il nazismo in Germania.

Bestialità che si reputava non sarebbero mai più accadute. Servirebbe ripassare la storia: Bibi non è una dama di San Vincenzo. E quanto sta accadendo a Gaza deve finire. Ma da quando gli ebrei hanno avuto uno Stato dopo la fine della guerra, risarcimento per un popolo sterminato nelle camere a gas con sei milioni di morti, non è passato un giorno senza che quegli uomini e quelle donne non abbiano dovuto difendere il loro pezzetto di terra dagli attacchi di millanta paesi islamici che non li hanno (tranne recentemente Egitto e Giordania) mai riconosciuti. Anche ieri il prete col turbante che governa in Iran ha dichiarato che “Israele è un cancro da estirpare”. E lo ha detto, nel silenzio del mondo mentre riapriva il famigerato carcere dove finiscono in Iran i dissidenti.

L'odio tra israeliani e palestinesi è antico: gli ebrei sono considerati abusivi invasori. Indesiderati e indesiderabili. Gli ebrei considerano i palestinesi come tutti legati ad Hamas. E poi, inutile far finta che il problema non ci sia: Bibi vuole Gerusalemme. Anche Gerusalemme Est. Ma Gerusalemme la vogliono anche i palestinesi che l'hanno indicata (la parte Est) come futura capitale del futuribile Stato palestinese. Nazione, Stato: una saccente politologa ha scomodato Mazzini. Come se Palestina e Italia risorgimentale fossero paragonabili. Forzature che puzzano di propaganda. E poi c'è la Spianata delle Moschee. Dove ebrei e musulmani pregano. E dove gli uni vorrebbero vietare agli altri (e viceversa) di pregare. Non se ne uscirà. Non se ne uscirà fino a quando la politica non metterà da parte la religione. Ma è difficile. Basti pensare alla tregua “armata” secolare tra Cristiani e Protestanti. Studiare la storia prima di blaterare in televisione. Studiare evitando di fare ulteriori danni.

Ma per fortuna esistono ancora i Modric, i Nico Paz e gli Yildiz e i de Bruyne. Gente che riconcilia con il gioco. Con la classe e l'estro. Facendo non dimenticare, ma almeno per qualche ora attutire gli orrori infami del mondo . Almeno grazie a questi il   cielo resta veramente blu .

 

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