Amarcord / Omaggio al menestrello di via de' Giubbonari
Domenica, 15 Giugno 2025
Gianfranco Colasante
Ho incontrato Giorgio per la prima volta in un giorno imprecisato dell'inverso 1963. Non era un bel periodo per me, al bivio di una esistenza ancora tutta da costruire. Non sapevo come uscirne. Decise lui. Mi portò a dormire a casa sua, all'ultimo piano di un palazzone senza ascensore di via de' Giubbonari, a Campo dei Fiori, a un passo dalla Porta del Ghetto e dirimpetto ad una storica sezione del partito comunista (credo cui, tra alti e bassi, sia rimasto sempre fedele).
Da allora abbiamo camminato in parallelo, ciascuno con la sua libertà di scelta e di opere, ma con una amicizia solida, cementata da passioni comuni, che non aveva bisogno di parole o di controprove. Non era difficile essere amico di Giorgio, semmai per restarlo dovevi affrontare una continua sfida ai luoghi comuni, innervata com'era da una romanità ed una umanità impossibile oggi da raccontare a chi non le ha vissute.
Per ricordare quegli anni, tra le tante che conservo, ho scelto sette foto che ci ritraggono assieme in momenti diversi. Senza un'idea cronologica, solo un piccolo album della memoria. Soprattutto una maniera per chiedergli scusa a posteriori per aver solo distrattamente risposto al suo ultimo messaggio che, a pochi giorni dalla sua morte, mi spronava a non mollare e si chiudeva con un semplice e solare "ti voglio bene". Anche se questo l'avevo sempre saputo.
Acquacetosa, il nostro campo della via Paal, assieme al "Profeta" che da tempo aveva abbandonato le sembianze da "profugo polacco", reduce dalla lunga degenza di Mosca dove almeno lo avevano rimesso in piedi. Quando cadrà di nuovo, e definitivamente, noi due assieme demmo vita al Gruppo degli Amici di Alfredo Berra per alleviarne in qualche modo le sofferenze. E anche in questo Giorgio fu l'instancabile motore, prendendosene cura meglio e più di quanto avrebbe fatto un figlio.
Un altro scatto di quel giorno, questa volta con Paola Pigni sulla strada del podio di Monaco.
Metà Anni Sessanta. Un consueto e pigro sabato pomeriggio al campo, con un gruppo del CUS. Seduti, di fianco a me, Augusto Steffinlongo (che ci ha lasciato da poco), Leopoldo Marcotullio e Ornella Zamprogno, moglie di "Marco" e riferimento per il settore delle ragazze. In piedi, assorto, Giorgio e Renato Funiciello.
Campobasso 1967, dove arrivammo malgrado la 850 di Giorgio ci avesse lasciato a piedi tra la neve delle montagne molisane. Premiazione del CUS dopo l'Assemblea FIDAL, foto ricordo con lo scudetto di campioni d'Italia. Con noi della "Sezione", il compianto Enzo Rossi e il colonnello Giampiero Casciotti che allora guidava il Comitato Regionale.
Helsinki 1971, atletica e giornalismo. Tribuna stampa degli Europei: Luciano Barra, Massimo Fabbricini, Giorgio. un giovanissimo Sandro Aquari e chi scrive queste brevi note.
3 Novembre 1993, Tor di Quinto. Nella sede del CUS assieme ad Alberto Gualtieri e Mario Pescante, celebriamo i 25 anni dal Messico dove il "gruppo etnico" aveva mandato quattro atleti: Peppe Gentile, Roberto Frinolli, Umberto Risi e Sergio Liani. Ci sono (quasi) tutti, troppi per ricordarli: Giorgio in prima fila accanto a Luciano, io tra Gianni Del Buono e Giacomo Mazzocchi. In piedi Roberto Fabbricini e Sandro Aquari.
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