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Osservatorio / Il nuovo presidente CONI? Prendiamolo al museo

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Mercoledì 4 Giugno 2025

 

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“Spero vivamente che Pancalli e Bonfiglio tengano: un passo indietro con la salita al soglio di un ‘pacificatore’ quasi novantenne confermerebbe la policy di questi ultimi 25 anni, con politiche tese ad azzerare i dirigenti più giovani”.

Luciano Barra

Ormai mancano poche settimane alle elezioni del nuovo presidente del CONI e pochi giorni alla chiusura delle candidature. Lo scenario che viene dipinto in questi giorni parla di una necessità di pacificazione e quindi si evocano candidature che possano garantire una transizione più che tranquilla, anzi sonnolenta.

La cosa che non capisco è di quale pacificazione c’è bisogno. Il CONI ha attraversato negli ultimi 50 anni momenti di turbolenza ben peggiori di questi. Basta scorrere le elezioni al “soglio” degli ultimi 40 anni. Ora si cerca di presentare la situazione simile a quella avvenuta all’inizio del Duecento fra i Guelfi e Ghibellini. I contendenti sarebbero il Guelfo Malagò (a favore del Papa) ed il Ghibellino Binaghi (a favore dell’Impero).

La mia sensazione è che qui non ci sarà una battaglia di Montaperti con “l’Arbia colorata in rosso”. Mi sembra più una rincorsa a meglio posizionarsi per la futura pole position degli anni a venire.

Altro non mi sembra la continua chiamata a pacificatore di un mamma-santissima come Franco Carraro, sulla soglia degli 86 anni. E’ troppo chiaro che i due contendenti più quotati – Pancalli e Bonfiglio –, sono troppo giovani e, qualora eletti, taglierebbero fuori i contendenti più attivi di questo momento.

Infatti, Angelo Binaghi non ha alcuna voglia di lasciare la Federtennis in un momento aureo per lui, per il tennis italiano e per le casse della federazione. Ovviamente fra quattro anni la situazione potrebbe essere diversa ed allora un salto in alto sarebbe possibile. Simile la situazione di Paolo Barelli anche lui con una condizione della sua federazione più che fiorente, una personale posizione politica in ascesa, ed una forte voglia di rivalsa dopo le angherie subite in questi ultimi anni.

E’ stato divertente analizzare i diversi momenti cerimoniali delle due giornate di finali degli Internazionali di Tennis. Le diverse posizioni dei contendenti richiamava una lettura simili a quella che avveniva ai tempi dell’Unioni Sovietica quando, in occasione di importanti cerimonie, si analizzavano le diverse collocazioni dei pretendenti sul Mausoleo di Lenin (e di Malagò) posizionato a mo’ di catafalco.

Spero vivamente che Pancalli e Bonfiglio tengano la loro candidatura. Un passo indietro con la salita al soglio di un “pacificatore” quasi novantenne starebbe a confermare la policy di questi ultimi 25 anni (13 di Petrucci e 12 di Malagò) con cui si sono sviluppate politiche atte ad azzerare le classi dirigenti più giovani. Non per nulla oggi si parla di king maker ultraottantenni o seduti sullo scranno federale da molti mandati.

Per non parlare poi di come sono state “usate” – a mo’ di token – ottime dirigenti donne come Manuela Di Centa, Diana Bianchedi, Alessandra Sensini ed ora Silvia Salis, passata con successo ad altri compiti. Usa e getta della più bassa specie.

Come concludere? Viva Pancalli e Bonfiglio!

 

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