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Duribanchi / San Siro o Meazza, purche' si faccia luce

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Mercoledì 7 Maggio 2025

 

san siro-1980 

“Servirebbero a Inter e Milan due stadi. Come accade a Londra. Ma anche dovendo convivere, l'ideale sarebbe rigenerare il Mezza senza abbatterlo. Magari rimpicciolendolo e smontando il terzo anello, volgarità di Italia 90”

Andrea Bosco

E adesso come la mettiamo per lo stadio Meazza? Perché a leggere i giornaloni era tutto praticamente fatto. Scaduto il termine per le proposte alternative (nessuna pervenuta) a quella di Inter e Milan, appassionatamente assieme (gli affari sono affari, nonostante i tifosi si detestino come da copione di rivalità cittadina) tutto sembrava andare in discesa.

Perché Beppe Sala, sindaco in carica e dominus dell'operazione, aveva rassicurato sulla puntualità dei permessi di costruzione del nuovo impianto e i titoli urbanistici per la demolizione di San Siro. I club, infatti, chiedono in caso di ritardi una clausola di risoluzione del contratto medesimo. Però sono dané, bellezze, e anche la politica è d'accordo: Comune e Regione. Anche loro appassionatamente assieme per far fuori il vecchio bisonte che vide le gesta di Schiaffino e Rivera, Suarez e Sandro Mazzola, Van Basten e i Maldini, Zanetti e la squadra di Mou che vinse il Triplete.

C'erano ancora dubbi: per esempio le inchieste aperte da magistratura e Corte dei conti (senza peraltro ipotesi di reati e neppure di indagati) sul prezzo fissato dall'Agenzia delle Entrate per la vendita dello stadio. Per esempio quelle volumetrie accessorie che nel corso degli anni sono “apparse e scomparse, poi ancora riapparse” come in certi discorsi (sul compromesso storico) di Ciriaco de Mita. Per esempio su chi debba accollarsi i costi della demolizione. Per legge dovrebbero essere a carico di Palazzo Marino, ma Sala è in bolletta avendo speso lo spendibile in ciclabili e affini attività green.

Qualche risparmio lo ha ottenuto dalla mancata manutenzione dei parchi per la gioia della assessora Verde (si chiama Grandi, mi pare) che snocciolando i dati esulta per la aumentata biodiversità di insetti, zecche e parassiti vari. Quelli che fanno del male ai cani dei milanesi, ai loro bambini e anche a qualche adulto sofferente per allergie. Chiunque abbia avuto l'ardire di inoltrarsi nei parchi pattumiera (con l'erba non sfalciata) che tanto piacciono ai consiglieri di Beppe Sala. E quindi il sindaco di spendere per demolire lo stadio non ci sente.

Lo ha ribadito ai club che facilmente alla fine dovrebbero cedere: la costruzione del nuovo Meazza, infatti, è una gallina dalle uova d'oro. E chi vorrà avere un ufficio, un ristorante, un box, un appartamento, uno scantinato da quelle parti, lo dovrà pagare in diamanti: l'oro non basterà. Sui lavori di bonifica Sala si è detto possibilista: spettano anche quelli ai club, ma visto che ancora non si sa di quale entità risulteranno si può, da parte del Comune, trattare. “Non avendo quell'area una storia industriale – Sala dixit – le preoccupazioni non saranno soverchie”. Vai a dirlo agli ambientalisti (Monguzzi, storico leader dei Verdi) che paventano con la demolizione un vero disastro fatto di detriti e aria insalubre per mesi, forse per oltre un anno. Sala (e club) hanno fatto però i conti senza l'oste: Luigi Corbani, già vicesindaco di Milano nella giunta grigio-rossa guidata, all'epoca, da Paolo Pillitteri, assessore alla cultura, esponente di spicco dell'allora Pci meneghino a forte vocazione riformista. Corbani è uomo del fare: l'Auditorium (con una delle migliori acustiche del mondo) di Milano lo si deve anche al suo grande impegno. Da tempo sul Meazza, Corbani, presidente del comitato “Sì, Meazza” si oppone. Considera la sua demolizione una blasfemia, una ferita che Milano e la sua storia non meritano.

Recentemente Sala aveva minacciato di indire concerti “a manetta” al Meazza (per l'angoscia dei residenti) nel caso lo stadio gli fosse rimasto sul groppone. Ma dopo aver avuto una sorta di “via libera” dalla politica (La Russa e Salvini) sulla demolizione, non aveva più cavalcato la minaccia. Anche perché Sala è convinto che il Meazza non sia soggetto a vincolo: la Sovrintendenza dopo molte riflessioni aveva fatto un poco il pesce in barile, spiegando che sì, in effetti i 70 anni (soglia temporale per impedire la demolizione) dalla costruzione non erano ancora scaduti. Solo che Corbani e il suo comitato (dopo segnalazione di un lettore della rubrica   quotidiana di Giangiacomo Schiavi sul Corriere di Milano, hanno rovistato l'archivio di Via Solferino e hanno scovato un articolo (con foto) del gennaio 1955 pubblicato dal Corriere d'Informazione (il quotidiano del pomeriggio del Corriere della Sera) e firmato da Achille Campanile, umorista principe. Titolo: “Ah, se fosse apparso un disco volante”.

Tutto relativo alla gara Inter (5)-Fiorentina (3) con tanto di foto, nella quale si vede che il “secondo anello” è popolato di tifosi. Non contento Corbani ha allegato nel ricorso anche un articolo (con foto) di Sport Illustrato, diffuso settimanale dell'epoca. Avendo, chi scrive, lavorato per il primo e collaborato per il secondo, un tuffo al cuore nella stagione dei ricordi. Scrive Corbani che il “secondo anello” fu aperto addirittura a partire dal 1954, il 14 novembre (Inter-Bologna 2-2) e quindi – sempre secondo il comitato – “il Meazza ha già compiuto 70 anni”.

Ovviamente Sala non ci sta e ha replicato: “La data limite è il 10 novembre”. Anno del Signore 2025, a parere di Sala, tra alcuni mesi. Meazza sotto vincolo e quindi inalienabile? Facile che palla torni tra i piedi della Sovrintendenza che, difficilmente, potrà buttarla in corner. Carta (mai quanto in questo caso) canta. Ma non è detto che Corbani la spunti: ha le prove. Ma le leggi italiane sono fatte per incasinare le cose semplici. Un codicillo, una pandetta (magari scritta in latinorum) è sempre in agguato a fare la felicità degli azzeccagarbugli di turno. Nonostante dai giornali (dell'epoca) tutto sembri inequivocabile.

Ho già espresso il mio parere sul Meazza. Servirebbero a Inter e Milan due stadi. Come accade a Londra, dove ogni club ha un suo impianto. Ma anche dovendo convivere, l'ideale sarebbe rigenerare il Mezza senza abbatterlo. Magari rimpicciolendolo e smontando il terzo anello, “volgarità” realizzata per Italia Novanta e le sue “notti magiche”: postazione dalla quale ci vuole il binocolo per vedere i giocatori in campo. Ma Corbani, che è un tipo tosto (ne conosco personalmente la tempra da decenni), nell'esposto scrive anche altro: “Le disposizioni di legge speciale riguardanti le procedure agevolate per le riqualificazioni degli impianti sportivi – si legge – vengono utilizzate nella fattispecie, nonostante sia plateale che si verte fuori campo applicativo. Su questo è centrale la constatazione che la vendita riguarda un'enorme area edificabile comunale, rispetto alla quale lo stadio Meazza è una mera componente fattuale, in quanto già esistente, e che con un anomale effetto di trascinamento, la procedura di legge speciale che si potrebbe validamente utilizzare per lo stadio in questione viene estesa all'area edificabile, la quale dovrebbe invece essere venduta attraverso un'asta al miglior offerente”.

Non ho competenze legali. Ma detto in parole povere: danno erariale (la Corte dei Conti sta verificando) e speculazione edilizia. Cose conseguenti? Per indagare ci sono le procure. Anche per stabilire (eventualmente) qualche reato. Per esempio se qualcuno, da questa (eventuale) operazione, sia (magari) in grado di ritagliarsi una “fetta”. Per esempio se il prezzo di vendita (che non ha visto altri partecipanti oltre ai club) non sia stato conteggiato al ribasso rispetto ai valori di mercato.

Una cosa è certa: lo stadio Meazza non si metterà in ghingheri per l'inaugurazione (nel 2026) delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Con la speranza che per quella data il CONI (dopo l'addio di Malagò) abbia al comando una persona autorevole. I giochi di Palazzo sono da tempo in atto.

 

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