Duribanchi / "Rottamando, rottamando, che male vi fo?"
Martedì 8 Aprile 2025
Senza controlli, la legalità diventa un eufemismo. E senza legalità il genere umano è destinato a scomparire. Diritti e doveri. Altrimenti, come oggi accade, la vita delle persone non vale una scarpa sporcata per caso.
Andrea Bosco
In cerca di risposte. Quanto potrà durare il governo italiano? Per convenienza forse fino alla fine della legislatura. Ma lo sfasciacarrozze di Pontida potrebbe fare di tutto per tirare la corda, fino a spezzarla. Cosa, di per sé, non negativa. Ci fosse una opposizione credibile. Ma l'opposizione in Italia non esiste, frantumata tra pulsioni populiste (5 Stelle) e sinistra d'antan che ha perso di vista riformismo e socialdemocrazia, se quello che strepita di più in quelle lande (forse per farsi notare, stante il risibile 2% di consensi) è l'ex premier Matteo Renzi.
Domanda inevitabile a Meloni: signora, lei comprerebbe un'auto usata da Matteo Salvini? Per suo conto ha già risposto il leader di Forza Italia, Tajani, che lo reputa un “quaquaraqua“. Vale a dire la soglia infima nella scala di valori del padrino de “Il giorno della civetta”. Riepilogo degli ultimi giorni leghisti: Matteo Salvini rieletto per acclamazione (come un sultano turco) segretario della Lega. Statuto modificato per permettere al generale Vannacci di tesserarsi, onde evitare “concorrenze“ a destra. Desiderio covato ma sempre più evidente di fare comunella con Giuseppi, come già in passato a favore di “vie della seta“, di pacifismo putiniano, di leccate di fondo schiena all'amico The Donald.
Ma soprattutto quella libidine mai sopita: tornare al Viminale come ministro. Visto che alle Infrastrutture (non c'è giorno senza un treno che non si scassi in Italia, senza uno sciopero di settore, programmati a raffica per i prossimi mesi) Salvini è stato un disastro, ecco che il nostro, indossata la felpa pretende di tornare ad occuparsi di migranti. Anche per tirare un bel cazzotto in bocca ai giudici che tanto “male“ gli hanno fatto. Ogni giorno Matteone alza il tiro con il proposito di “friggere“ Meloni. Lombardia e Veneto? Roba loro. La candidatura a Milano per il dopo Sala (ammesso che possa sfangarla sulle invincibili radical mamme in bicicletta)? La deve esprimere la Lega. Salvini finge che il suo partito sia in crescita: in realtà i sondaggi più seri lo danno in discesa verso il 7%.
E allora Salvini ha ideato “l'opposizione di governo“. Un tafano che punzecchia, provoca, bercia. Meloni da tempo si è armata di pazienza. Ma la vocazione al tradimento di Salvini è acclarata, come ben sa Giuseppe Conte. Al pari della vocazione salviniana a fottere il mondo a favore delle partite Iva. Rottamando, rottamando che male vi fo? Nulla: solo, caro Salvini, freghi quanti le tasse le pagano regolarmente. E premi quanti hanno evaso. Sapendo che evadendo, nel tempo, l'avrebbero fatta franca. Non c'è artigiano che ti emetta una fattura fiscale. Se non paghi in nero non vengono a ripararti il rubinetto o il calorifero. Sono il “popolo di Salvini“: rottamati a vita. Quelli che non hanno mai pagato e che per Salvini (ma in passato anche la Meloni parlò di “pizzo di stato“) mai dovrebbero pagare.
Così va l'Italia. Le riforme? Su quella indispensabile della giustizia, Meloni sta nicchiando perché uno scontro con i magistrati (ancora troppo potenti) niente di buono le porterebbe. Il premierato è sempre stato una pazza idea, buona nei fondamentali, non attuabile però senza modificare una costituzione piena di rughe ma intangibile senza un accordo parlamentare tra maggioranza e opposizione: ergo, mai. Quanto all'autonomia differenziata, le balle grilline e quelle del Pd si saldano all'idea leghista che il Nord non debba più essere “solidale“ come prevede la Costituzione. E quindi siamo al gatto che si morde la coda: per modernizzare il paese, servirebbe cambiare i testi dei padri fondatori. Che scrissero dopo una ventennale dittatura, dopo una guerra civile, seduti ad un tavolo (comunisti e democristiani, socialisti e repubblicani e liberali) in un embrasson nous indispensabile per un paese che, la guerra, l'aveva persa.
Ora il (quarto) governo più longevo della storia della Repubblica non appare al momento in pericolo. Ma i dazi incombono e le Borse stanno bruciando miliardi. Le guerra incombono. E per come siamo messi sembrano solo all'inizio. La burocrazia ha uccise l'Europa (mentre i barbari sono alle porte, a Bruxelles si discute del ghiaccio nelle gelaterie a testimonianza che i mezze maniche continentali non hanno mai letto Gibbon e alcuni dei motivi per i quali l'Impero romano è imploso) e difficilmente la stagione del benessere tornerà. Difficilmente si potrà continuare a discutere prioritariamente di diritti civili, se i carri armati di Putin premeranno ai confini occidentali.
In cerca di risposte. Che non ci sono. Chi ha detto che ogni anno il mondo deve economicamente “crescere“? Chi ha detto che per qualche stagione non può stare a stecchetto? Io sono cresciuto in una stagione dove portavo i vestiti lisi tagliati e ricuciti di mio padre. Me li confezionava una mia zia che faceva la sarta. Avevo due paia di scarpe: un paio per l'estate e uno per l'inverno. Le prime scarpe da calcio me le comprarono consunte ed usate. Non c'era il frigorifero: c'era una ghiacciaia. E l'uomo del ghiaccio faticava assai a salire per i 72 scalini della casa a Venezia dove abitavano in una stamberga su due livelli io, mio padre, mia mamma, le mie due zie e la mia nonna materna.
Il centro della casa era una grande cucina dove c'erano un foghér e una stufa di ghisa a legna. Nella camere c'erano stufe di terracotta. C'era un bagno e un “servizio“: servivano per tutta la famiglia. Doccia due volte alla settimana, per risparmiare sulla corrente dello scaldabagno. E se ti “scappava“ ed era “occupato“ te la tenevi. Non c'era ancora il televisore, alla sera si ascoltava una gracchiante vecchia radio catafalco. Mio padre amante del melodramma, ascoltava i 78 giri de “La voce de padrone“. Si leggeva e si giocava alle carte. Mia mamma e mia nonna tiravano la pasta per i tortellini. E le polpette erano un evento che abbisognava di varie ore. Si mangiava carne una volta alla settimana, la domenica: bollito e a volte arrosto. Per il benessere aspettammo una decina d'anni con il “boom economico“. Abile e bravo mio padre a sfruttarlo come piccolo imprenditore.
Non siamo morti. Io sono cresciuto in strada: prendendole prima e dopo qualche anno imparando a “restituirle“. Si può vivere anche senza sprechi. La globalizzazione, non lo dice nessuno, è stata la più grande speculazione della storia dell'uomo. Spacciata per progresso: libera circolazione di uomini, merci, animali. E, inevitabilmente, anche libera circolazione di “feccia“ umana. E' una balla che tutti i migranti fuggano da guerre e povertà. Molti erano delinquenti al loro paese. E delinquenti si sono rivelati in Europa. Senza controlli, la legalità diventa un eufemismo. E senza legalità il genere umano è destinato a scomparire. Diritti e doveri. Altrimenti, come oggi accade, la vita delle persone non vale una scarpa sporcata, un'occhiata furtiva alla “donna di un altro“, non vale un cellulare o una collanina d'oro: non vale i 30 euro che dei minorenni magrebini hanno rapinato ad un ragazzo picchiandolo a morte.
I dazi sono una jattura? Tutti affermano lo siano. Ma mettersi a dieta non può fare così male. ”Indietro“ si può e si deve tornare, quando è necessario. Quanto ai beceri che innaffiano le ruote della loro Ferrari con pregiato champagne, andrebbero spediti in galera per il reato di “spreco“. Solo dei liberisti infami, quelli che “con i miei soldi faccio quello che voglio“, possono pensare di farla franca. Certo, la proprietà è privata, le Salis vadano a farsi fottere, ma il disprezzo del denaro, l'incapacità di preservare quel bene che è costituito dal denaro, vanno perseguiti. C'è un limite all'ostentazione, anche nelle società capitalistiche: un albergo dove per alloggiare devi spendere 25.000 euro a notte va chiuso. Perché quell'albergo è uno schiaffo a chi campa con 1500 euro al mese o con una pensione (a proposito, Matteo Salvini, ma una parola, una sola, a favore dei pensionati, no?) di 600 euro.
Le merci costeranno di più? Non è necessario consumare sempre di più (e sprecare sempre di più). Si può diventare virtuosi. E se i dazi contribuiranno a far diventare il mondo più virtuoso, se influencer e interior design dovranno cambiare mestiere, tutto di guadagnato. Ci sono mestieri che attendono mani operose. Si può vivere anche senza fare l'ospite di questa o quella trasmissione televisiva, senza entrare nelle case del Grande o Piccolo Fratello, senza digiunare (per finta) all'Isole famose o senza berciare delle rispettive “corna“ alle Isole della Tentazione. A Venezia, giorni fa ha chiuso l'ultimo “battiloro“. La foglia d'oro che ricopre la Madonnina del Duomo di Milano e la Guglia del Campanile di Piazza San Marco. Non si trovano lavoranti. E' un lavoro nobile e di precisione. I titolari dopo decenni di duro lavoro sono andati in pensione. Nessuno ha voluto i loro macchinari che sono stati donati al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.
Ecco: se i dazi costringeranno qualche migliaia di persone in ogni paese a tornare a “sporcarsi“ le mani, i dazi saranno un successo. Sosteneva Confucio che “Chi si modera, di rado si perde“. E Confucio era un grande saggio.
In cerca di risposte. La faccio breve, perché non ce ne sono. Thiago Motta ha sentito la necessità di rilasciare a due settimane dalla sua cacciata dalla Juventus una lunga intervista (due pagine del Corriere della Sera) di veltroniana banalità. Walter Veltroni, juventino doc scrive bene, e fa a gara con Romano Prodi (il professore a dire la verità, ultimamente un poco meno) per porsi “pacatamente“. Però, caspita, in due pagine farsi rispondere come ti risponde il “muro“ quando ti alleni a calciare di prima intenzione, ci vuole un fisico bestiale per sopportarlo. Thiago Motta non è riuscito a dire: “Ho sbagliato: in cosa ho sbagliato, perché ho sbagliato“.
La Juventus in due gare ha raccolto quattro punti con Tudor. E sembra un'altra squadra rispetto a quella di Motta. Forse non basterà per centrare il quarto posto che qualifica alla Champions ma almeno ci proverà. Con Motta era impossibile. Io sono del parere che Giuntoli e la dirigenza tutta, assieme a qualche giocatore, abbiano pari responsabilità di Motta nello sfacelo prodotto dall'ex allenatore della Juventus. In una stagione dove Motta ha fallito ogni possibile obiettivo. “Eravamo ad un punto dal quarto posto“. Ma per favore, Thiago Motta: persa la Supercoppa contro il Milan (questo Milan), persa la Coppa Italia contro la Primavera dell'Empoli, persa la qualificazione alla Champions contro una squadra tra le più modeste del Continente.
“E' stato giusto cedere Kean e Fagioli“, ha detto Motta. E questo certifica il pensiero dell'uomo che ha fortissimamente voluto Koopmeiners ad una cifra fuori mercato: il “giocatore di Gasperini“, enorme a Bergamo, imbarazzante altrove. Solo Motta non sapeva: o non ha voluto sapere. L'uomo si dice “onesto“ e nessuno può dubitare della sua onestà. Ma la sua presunzione è evidente: purtroppo ci sono uomini che non ammettono mai i propri errori. Motta è uno di loro. E io da tifoso dopo aver atteso, dopo aver sperato, dopo aver giustificato, la penso esattamente come George Eliot che ne “Il mulino sulla Floss“ scriveva: “Non ho mai pietà dei presuntuosi, perché penso che portano con sé il loro conforto“.
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