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I sentieri di Cimbricus / L'atletica come un totalizzatore

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Giovedì 27 Marzo 2025

 

matson 

Coe-2 la vendetta. Lotta dura alle transgender: ma non resta il solo obiettivo del Lord Protettore di World Athletics. Molto altro è in cantiere e altro ancora arriverà. Altro che scarpe magiche e lucine tremolanti: vuoi scommettere?

Giorgio Cimbrico

Non c’è più tempo o spazio per l’atletica o per lo sport che ci hanno fatto cadere in amore quando eravamo giovani, ingenui, e avevamo a disposizione poche informazioni, ma erano sufficienti per destare il nostro entusiasmo, per riempire le nostre attese. Dei big data non c’era traccia nemmeno su Urania.

Eddy Ottoz parlava “ore rotundo” di certe atlete CCCP che avevano bisogno del rasoio – o che magari lo avevano dimenticato - e in effetti qualcosa non tornava se Mary Rand ebbe la peggio con Irina Press nel pentathlon di Tokyo: Irina, sorella di Tamara, lanciava il peso a 17 metri, la graziosa Mary a 11.

Apparivano, scomparivano: una era Ewa Klobukowska, dai capelli color stoppa, che corse in 11.1 nel ’65, un soffio davanti a Irena non ancora Szewinska ma ancora Kirszenstein. Un “difetto” cromosomico la escluse dai record e dalla competizioni, ma nel ’68 ebbe un figlio. Niente a che fare con la sua connazionale Stella Walsh, nata Stanislawa Walakiewicz, ambigua star degli anni Trenta.

Reduce dall’esser stato sbaragliato al voto per l’elezione del presidente del Comitato Olimpico Internazionale, lord Sebastian Coe ha riaffermato una linea sempre più dura contro le trangender: ai Mondiali test sul Dna mediante tampone o esame del sangue. Dal 2023 le diverse sono bandite.

A World Athletics hanno in mano i risultati di ricerche scientifiche: chi è passato da un genere all’altro ha più forza, potenza, resistenza, capacità polmonare. “Vogliamo equità, equilibrio nelle competizioni femminili”, ha detto Coe che, tagliato fuori per età da un’altra chance al CIO, avrà ancora due anni di potere in quella che si chiamava IAAF e lui ha ribattezzato WA. La sigla è veloce, più al passo con i tempi.

Arduo anche il futuro delle Dsd, nate donna ma con uno sviluppo puberale maschile, un gruppo che, a partire da Caster Semenya, ha compreso la burundiana Francine Nyonsaba, la kenyana Elisabeth Wambuy, le namibiane Christine Mboma e Beatrice Masilingi.

“Siamo pronti ad andare al TAS, dove abbiamo già vinto”, dice Coe, ricordando la lunga disputa legale con la sudafricana che apparve in scena a Berlino 2009. “Noi vogliamo affrontare l’argomento, non parlarne”.

E Kirsty Coventry, due volte oro olimpico nei 200 dorso, che ha appena annichilito il due volte campione olimpico dei 1500 sotto un 49-8 che pare il risultato di un impari match di rugby, ha ammesso che “il problema è fondamentale” e che i casi delle pugili algerina e taiwanese, vittoriose ai Giochi e non ammesse ai Mondiali per aver fallito il test sul sesso, “sono lezioni che devono essere imparate”. Da cui la nascita di una commissiono o task force.

Dai laboratori alle aule di giustizia: a Sandnes, Norvegia del sudovest, è in corso il processo che vede imputato Gert Ingebrigtsen, il padre-padrone che ha messo al mondo molti figli, sette, imponendo una disciplina che, ascoltando la testimonianza di Jakob (al banco due giorni dopo aver centrato la doppietta 1500/3000 ai Mondiali indoor di Nanchino), ha spesso sconfinato nella brutalità, nell’imposizione, nella cancellazione del libero arbitrio. Gjert, che si è dichiarato innocente, rischia sei anni di prigione.

L’atletica non è che una parte del mondo che ci circonda: è implosa. Sta per partire la “Track League” di Michael Johnson; a Des Moines ha appena visto la luce un Grand Prix per lanciatori di peso (spesso lasciati ai margini); la Cina tra un mese e il Giappone a fine estate scandiranno i primi e i definitivi passi della stagione; Coe ha mantenuto la promessa: a Los Angeles, non sarà premiato, con 50.000 dollari, solo il vincitore/la vincitrice (sempre meglio precisare …) ma anche chi andrà sul podio. Vincenti e piazzati: l’atletica come un totalizzatore.

Di tante immagini che popolano la memoria di vecchi aficionados, viene in mente quella di “Randy” Matson che nel giorno a lui dedicato, quasi sessant’anni fa, al Kyle Field di College Station, lanciò a 21.78 (in realtà, all'americana, 71'5"1/2) indossando un paio di calzoncini e una maglietta, attorniato da amici e amiche festanti.

 

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