Sei Nazioni / Sotto l'ombra del trifoglio sempre verde
Lunedì 17 Marzo 2025
Si è conclusa all’ultima giornata l’edizione 2025. Finisce come pronostico voleva, ma che non consegna agli irlandesi il terzo titolo consecutivo. Per la piccola Italia, almeno questa volta, niente cucchiaio di legno.
Daniele Perboni
Paciosi e rassegnati, all’ultimo istante ci accomodiamo sul divano. Sempre il solito, sempre l’identica vittima. Presto andrà sostituito. Peccato. È stato con noi una infinità di anni. Ormai conosce le nostre abitudini, i nostri movimenti disperati, urla e imprecazioni. Però riesce ancora a sopportarci e reggere il peso delle nostre maledizioni e preghiere.
Oggi abbiamo un ospite, non siamo soli ad affrontare i draghi. Quelli verdi e quella casalinga. Siamo consapevoli che in questa ultima giornata del Sei Nazioni tre squadre si giocano i 7,7 milioni di euro (6,5 milioni di sterline) del primo posto. E una di queste è l’Irlanda che i ragazzi di Quesada affrontano in un Olimpico riempito da 68.981 spettatori. Oltre duecentomila per le tre giornate giocate in casa, l’equivalente di un ricavo di oltre sette milioni e mezzo di euro. Mai successo prima.
Come mai, chiede un vecchio amico, l’atletica vince (mentre questi perdono nella maggior parte dei casi) ma non riesce a sviluppare un simile movimento e portare queste moltitudini negli stadi? Nodo gordiano che non si riuscirà a sciogliere tanto presto e facilmente. Probabilmente hanno un eccellente ufficio marketing. Buttiamo lì, tanto per farlo tacere. Ci guarda storto, sbuffa, accende il toscanello, che fa tanto d’antan, e continua a seguire la partita. Conosce a menadito entrambi gli sport. Non abbiamo nessuna possibilità di ingannarlo.
Naturalmente questi diavoli verdi non hanno nessuna intenzione di mollare trofeo e borsa agli odiati bianchi e ai mai domi galletti. Giocheranno come furie, condannati a vincere se vogliono proseguire nella striscia vincente ed arrivare a tre edizioni consecutive con il segno più sulle maglie.
Rassegnati dicevamo. Quale altro sentimento potevamo esprimere dopo le due batoste subite in precedenza dai blues e dai bianchi con La Rosa rossa sul petto? Questa piccola Italia che aveva fatto vedere qualcosina di buono l’anno precedente (due vittorie e un pareggio) qui all’Olimpico pare essere il classico vitello immolato al dio della guerra o della vittoria. Scegliete voi.
Così non è stato. Sul verde brillante del prato e davanti alle migliaia di irlandesi scesi in massa sfruttando la festività di San Patrizio, monaco celtico, il santo, nato attorno al 385 DC avrebbe cristianizzato gran parte dell’Isola verde. Leggenda narra che usò il trifoglio per spiegare la Santissima Trinità agli abitanti dell’isola di smeraldo.
Vedi gente placcare anche i venditori di birre sugli spalti, la difesa sempre schierata e pronta a scatenare l’inferno, massima attenzione ai minimi dettagli. Menoncello e Monti Joane implacabili e insuperabili. Un mucchio selvaggio azzurro ben presente e ordinato in campo. Difesa avanzante, che costringe gli antenati di Celti e Vichinghi ad arretrare e giocare sul terreno amico.
Poi, … poi la sorte ci volta le spalle. Tre infortuni nei primi trenta minuti sconvolgono i piani dell’argentino Gonzalo Quesada. Alle uscite anticipate si associano anche tre falli da cartellino giallo. Addio sogni. By by gloria. Prepariamoci ad aprire il sacco dei punti e riempirlo in negativo. Che volete. Giocare per circa mezz’ora con un uomo in meno non è piacevole e neppure facile davanti a qualsiasi squadra. Provate a farlo contro questa Irlanda che ha sì perso malamente contro la Francia una settimana prima, ma nel ranking è pur sempre la terza squadra al mondo, dopo gli Springboks sudafricani, e la Nuova Zelanda. Galletti d’oltralpe quarti. Decima l’Italia.
La giornata è propizia. Gli azzurri rispondono e reagiscono come una grande squadra, sfidando apertamente gli avversari. Al cinquantottesimo minuto l’Irlanda segna la quarta meta: 10-22. Bonus offensivo guadagnato. È finita sospiriamo. Ora quelli giocano con calma e con sicurezza. Tutto gli verrà facile. Già si muovono con una sincronia perfetta. Ci sfondano, mormora l’amico.
Nove minuti dopo un guizzo di Capuozzo innesca la meta di Warney: 17-22. Si riaprono i giochi. Speranze spezzate dall’ennesimo fallo da cartellino giallo. Fischio a punteggio fissato sul 17-22. Applausi. Il cucchiaio di legno questa volta resta al Galles.
SEI NAZIONI 2025
Classifica finale
1. Francia p. 21
2. Inghilterra 20
3. Irlanda 19
4. Scozia 11
5. Italia 5
6. Galles 3
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