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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Sei Nazioni / Ancora un bagaglio di sgrammaticature

Mercoledì 12 Marzo 2025

 

england-vs-italy-live 

“Poi tutto crolla e si ritorna a vedere la ‘solita’ Italietta compiere i soliti errori, i soliti e infruttuosi attacchi a testa bassa. Ancora e ancora, uscendo, nella maggior parte dei casi, dai 22 avversari senza punti.”

Daniele Perboni

Pomeriggio intenso, sportivamente parlando. Euroindoor di atletica o Inghilterra-Italia di rugby? Ha questa incertezza. Maledetti, sempre queste rogne sul groppone da risolvere in fretta. L’orario incombe. Per un pezzo siamo soli con la palla ovale nel tempio della Perfida Albione, Twickenham, sobborgo di Londra. Pieno e magnifico come un uovo.

Poi … poi ci tocca saltabeccare da un canale all’altro, smoccolare pesantemente, irritando così la santa donna che ci sopporta da così tant’anni che facciamo fatica a ricordarceli. Insomma, una birra (il panino e la bocca da baciare no, li lasciamo ai fans di Lucio), quattro fogli e una penna pronti per fermare qualche emozione, eccitazione. E di nuovo nella testa frulla il testo del figlio di Poggio Bustone. Mannaggia.

Ci stiamo preparando a una sonora sconfitta. D’altronde la statistica parla chiaro: 32 gli scontri, 32 le sconfitte. Nostre, degli azzurri. Un divario incolmabile. Almeno per ora. Ma per ora la partita non è ancora iniziata. Partono le scommesse sulla chat con i figli. Uno solo è presente. L’altro sembra impegnato in un compleanno. Quello della figlia.

Quattro anni e già “vojo giocare con il mio papà che è fottissimo, così li picchiamo tutti”.
– Reby, non si picchiano gli avversari.
– Va bene [con la eee aperta] però li possiamo buttare per terrà?
– Non è un girotondo, però sì, si possono buttare giù.

Fischio d’inizio. Non male questi ragazzotti. Gli azzurri. Dei bianchi con la rosa rossa già si sa che sono dei diavoli scatenati.

Rispondiamo colpo su colpo. Quasi. E dai che da quella parte c’è un buco. Seee, un buco. Quello lo trovi da qualche altra parte. Questi qui placcano tutto. Quando erano venuti a Roma ci mancava poco che schiantassero anche i piccioni che svolazzavano sul prato dell’Olimpico. Che fame dovevano avere, i piccioni, per trovare il coraggio di planare su quella trincea verde.

“Nel corpo a corpo li vedo bene” commenta il maggiore. Dei figli. Da queste parti i gradi militari non sono ben visti.

“Mmmm”, rispondo non proprio. Comunque siamo ancora calmi. Reggiamo bene. Vuoi vedere che magari … Calma, calma. Mai dire gatto, ecc. … Il vecchio e buon Trap insegna. Quella la ogni tanto fa capolino per chiedere “Come va?”. Meglio se continua a guardare Chernobyl. Le radiazioni non sono ancora piovute su di noi.

Fine primo tempo. Siamo tre mete a due. Per loro. Tutto sommato si resiste, anche se con grande affanno. L’importante sarà reggere l’urto nei prossimi quaranta minuti. Storicamente i latini crollano nel secondo tempo.

“Ma no dai” commenta il primo (figlio), cercando così di sfoggiare la sua laurea in scienze motorie-sport e salute, incorniciata e appesa in bagno. “Ormai atleticamente siamo preparati”. Menagramo digrigno solo soletto muovendomi nervosamente sul divano. Ormai so che regge le sfuriate di partite (perse) del Sei Nazioni.

Si riparte. Quattro, cinque minuti e i Lord di Londra ci infilzano come maialetti allo spiedo. Teneri teneri in dieci minuti becchiamo tre mete tre. L’orrore e lo sconforto ci invadono che manco il colonnello Walter E. Kurtz. Loro invece assaporano l’odore del napalm… che ci brucia le chiappe lasciate tremendamente scoperte.

Gonzalo Quesada è annichilito. Si copre il viso con le mani. Vergogna. È la solita storia. Vengono qui pensando di risollevare le sorti di una nazione e di poter insegnare a vincere, o perdere, con onore, combattendo sino alla fine, lasciando anima, cuore, muscoli, polmoni prima di arrendersi. E così è. Per la prima frazione.

Poi tutto crolla e si ritorna a vedere la “solita” Italietta compiere i soliti errori, i soliti e infruttuosi attacchi a testa bassa. Ancora e ancora, uscendo, nella maggior parte dei casi, dai 22 avversari senza punti. Avanti, palle perse, falli, palloni rubati, placcaggi mancati. Un bagaglio di sgrammaticature che a questi livelli non si dovrebbero vedere e tantomeno commettere. Eppure siamo sempre lì, lì nel mezzo a beccare sberloni che fanno un gran male. Finisce 47-24. Davanti Francia (p. 16), Inghilterra (15), Irlanda (14), Scozia (11), Italia 4, Galles (3).

Sabato 15 all’Olimpico ospitiamo l’Irlanda. Altra scoppola?

 

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