Piste&Pedane / Alla fine prevale sempre la ragion di stato
Lunedì 10 Marzo 2025
Continua il trend di un’atletica azzurra in grande spolvero e che non smette di stupire. I sei podi non sono capitati per caso, ma frutto di un lavoro che ha coinvolto tecnici sociali e federali. E con un certo aumento degli investimenti economici.
Daniele Perboni
Tre giorni tre nei Paesi Bassi, in quel di Apeldoorn, nello splendido Omnisport Stadium, con un pubblico che riempie tribune e regala applausi a quelli laggiù, che corrono, saltano e lanciano (ahimè). Segno di elevata cultura sportiva. E le maglie Orange ricambiano alla grande, offrendo in cambio nove medaglie: sette d’oro e due d’argento.
Il bronzo lo lasciano agli altri: tredici delle 23 bandiere iscritte. Fra queste figura anche il tricolore, con tre ori (Diaz nel Triplo, Iapichino nel Lungo, Dosso nei 60), un argento (Furlani / Lungo) e due, appunto, bronzi (Dallavalle/ Triplo, Sioli / Alto). Il che permette alla giovane squadra, guidata dal Direttore Tecnico Antonio La Torre, di salire sul secondo gradino del podio nel medagliere complessivo. Decisamente non male. Anzi, prestazione da applausi. Chapeau.
Continua il trend positivo di un’atletica azzurra in grande spolvero e che non smette di stupire. I sei podi non sono capitati per caso, ma frutto di un lungo lavoro che ha coinvolto tecnici sociali e federali. Naturalmente il tutto condito da una buone dose di eccellenti fibre muscolari fornite in abbondanza da madre natura. A tutto questo aggiungeteci pure i tanto decantati investimenti (aumentati in pochi anni) stanziati da mamma FIDAL. Insomma, pur non condividendo alcune mosse e linee politiche del Presidente Mei, diamo a Cesare quel che è di Cesare. Badate bene, non stiamo cercando il classico salto della quaglia, di salire sul carro del vincente, di fare gli italiani che corrono sempre in aiuto del vincitore (copyright Ennio Flaiano). Solo questione di onestà intellettuale.
Come ripetuto da più parti, in terra olandese abbiamo (hanno) portato una squadra compatta con ottime punte, ben preparate, motivate al punto giuste e che hanno dimostrato di non avere nessuna remora nei confronti degli avversari. Anche se più forti fisicamente, tecnicamente e con maggiore esperienza sulla carta. Le giovani stelle presentate il giugno scorso agli Europei di Roma hanno ormai raggiunto la via Lattea.
Non abbiamo dubbi: anche se con qualche forzatura di troppo si può seguire la strada indicata dal DT La Torre e Mei quando affermano di avere fra le mani la squadra per i futuri Giochi Olimpici. Si parla, addirittura, di Brisbane 2032. Personalmente non guarderemmo così lontano. L’atletica, come ci ha insegnato il vecchio maestro Dante Merlo, non è matematica pura. Qualche intoppo può sempre far capolino.
Naturalmente non tutto è andato per il meglio. Succede, perché meravigliarsi? Però una debacle come quella dei pesisti nessuno, sinceramente, era in grado di prevederla. Leo Fabbri e Zane Weir, la coppia vincente di questo inverno quasi magico, è andata letteralmente in frantumi. La palla di ferro è diventata di piombo. Che cosa sia successo nessun lo sa. Si parla genericamente di “problemi” accusati durante la notte dal fiorentino che poi hanno influito anche sul compagno di camera Zane.
Se i fatti raccontati stanno veramente in questi termini, non vediamo il perché di tanta reticenza non accennando di quali problemi. Questione di privacy? Perché mai. I due sono personaggi pubblici e lasciare trasparire solo dubbi e nebbie autorizza qualsiasi ipotesi. Febbre, mal di pancia, diarrea, notte brava? Incomprensioni fra atleti? Fra atleti e tecnico? Fra atleti, tecnico e Federazione?
Un post pubblicato da Weir lascia il classico sasso nello stagno. Si parla di “delusione mi ha sempre portato a cambiare e il cambiamento è necessario”. Più avanti: “userò la mia emozione come guida per valutare gli ambiti tecnici dove possono essere necessari degli aggiustamenti”. Maretta, tempesta, uragano in vista? Perché mai nascondersi? Prima o poi si verrà a sapere. Tanto vale offrire subito la verità all’opinione pubblica.
Ecco, questo è uno di quei punti a cui accennavamo prima: l’assoluta mancanza di spiegazioni ufficiali quando all’interno della Federazione si presenta qualche cosa di anomalo, atipico, particolare. Nessuno parla, tutti tacciono, minimizzano, restano vaghi. La ragion di Stato prevale su tutto, anche sulla libertà di parola e di libera critica. Peccato.
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