Duribanchi / Il "gattopardo" Gravina e il gioco delle riforme
Giovedì 20 Febbraio 2025
“E, probabilmente, spiegherà che il suo programma di ‘riforme’ produrrà sul calcio nostrano effetti miracolosi. Non ne produrrà, semplicemente perché, di riforme, non ce ne saranno." Con buona pace della Libertas.
Andrea Bosco
“E' stata riconosciuta la corretta posizione, davanti ad un giudice terzo, della FIGC”. Così ha gongolato Gabriele Gravina per la decisione del TAR di cancellare una multa di 4 milioni di euro “per abuso di posizione dominante nei tornei giovanili”. Il Garante la pensava diversamente e aveva condannato la FIGC nell'ambito della disputa che la vedeva opposta alla Libertas.
Vicenda annosa che si può riassumere in questo modo: dal 2022/23 la FIGC proibisce ai tesserati degli enti di promozione sportiva di partecipare a manifestazioni non federali. Concorrenza sleale, protervia, fate voi. L'Antitrust aveva comminato alla fine del dibattimento la multa di 4 milioni di euro (450.000 a stagione per quasi 9 anni di (presunti?) abusi.
Ma il TAR ha ribaltato il giudizio che ruota attorno al concetto di “agonismo” fissato nel calcio a partire dai 12 anni, sposando la tesi della FIGC (difesa dall'avvocato Terraciano Gennaro, candidato da Forza Italia alla Consulta e bruciato in articulo mortis dalla fronda di Claudio Lotito). Tutto bene? Non precisamente. La “questione” è che il giudice che ha firmato la decisione del TAR si chiama Angelo Fanizza, il “giudice terzo” al quale faceva riferimento Gravina, magistrato del TAR ma con un trascorso anche in FIGC al Tribunale Federale. Quel “porto delle nebbie” dove si sono insabbiate le vicende di tutte le società calcistiche (con l'eccezione della Juventus, punita a campionato in corso) relative alla vicenda plusvalenze.
Fanizza dal 2021 fu componente del Tribunale Federale (sezione vertenze economiche, dopo essere stato in precedenza anche componente della Disciplinare), poi nel 2023 membro della COVISOC, organismo che controlla (o dovrebbe controllare) i bilanci e i conti dei club. Nel maggio dello scorso anno, Fanizza, in polemica con la riforma Abodi (che in qualche modo aveva intaccato il potere di Gravina), si è dimesso. Ergo il “giudice terzo” è risultato nella vicenda, quanto meno, “inopportuno” per i pregressi legami con la FIGC.
Beccata la riconferma “bulgara” in Federazione, ora Gravina chissà come spiegherà la debacle del calcio italiano in Champion's. Dentro l'Inter già qualificata, fuori il Milan e l'Atalanta. La sconfitta dell'Atalanta stupisce per come clamorosamente è maturata sul campo di Bergamo. Del Milan si sapeva: da tempo ansima ed è solo un pallido ricordo del Milan che Berlusconi portò sulla vetta del mondo.
Fuori anche la Juventus, che ormai è un “mistero buffo”, per giocatori impresentabili e gestione tecnica imbarazzante. La Juventus è alla seconda competizione fallita. Prima la Supercoppa, ora la Champion's. Bilancio, finora, fallimentare per Motta. Ma fallimentare da tempo appare anche la gestione della società. Come dimostra il pesante buco di bilancio. Ora Gravina, probabilmente, spiegherà che il suo programma di “riforme” (roba da scherzi a parte detto da Gravina) produrrà sul calcio nostrano effetti miracolosi. Non ne produrrà, semplicemente perché di riforme non ce ne saranno.
Continuerà l'invasione scriteriata di stranieri anche nei settori giovanili (a volte in campo non trovi un italiano che sia uno), non verrà ridotto il numero delle partecipanti alla serie A, anche perché la Lega ferocemente si oppone. Non verrà riformata la giustizia sportiva. Continuerà l'assurdo attuale assetto nell'elezione del presidente federale, con i dilettanti che pesano (34%) per il triplo rispetto ai professionisti. Gravina, oltre che la presidenza federale, manterrà la vicepresidenza UEFA. Le uniche cose che per Gravina, contino.
I gattopardi sono così: fingono di cambiare tutto, affinché tutto rimanga come prima. A Gravina, il principe di Salina, fa un emerito baffo.
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