I sentieri di Cimbricus / Un Grant ... pescatore di record
Lunedì 17 Febbraio 2025

Era già il primo non africano ad essersi inserito nei quartieri alti dei 10.000, monopolio dell’Africa Orientale. Ora ha trovato posto anche nei 5000, al termine dei cinque giorni che hanno cambiato il mezzofondo.
Giorgio Cimbrico
Domenica, ai Millrose Games di New York, 7’22”91 sui 3000, record mondiale indoor e quarto tempo di sempre su pista lunga o corta (davanti, in questo caso, un non africano c‘è, Jakob Ingebrigtsen, capace di abbattere il terribile record reatino di Daniel Komen); venerdì, a Boston, 12’44”09 sui 5000, undicesimo all-time nei due formati.
Superato di un secondo lo spagnolo di radici marocchine Mohamed Katir, squalificato per doping. Davanti, solo Uganda, Kenya e Etiopia. Gli uomini degli altopiani hanno trovato pane per i loro denti.
La storia di Grant Fisher, 27 anni, medaglia di bronzo a Parigi sia nei 5000 che nei 10000, è anche la storia delle sue origini: il nonno paterno Allan era un buon mezzofondista; sia la mamma Sonia, di origine messicana e spagnola, che il papà Dan (un intreccio di radici inglesi, scozzesi e ceke) praticavano la corsa e Dan con un certo profitto: all’Arizona University era compagno di allenamento e di stanza di Mike Scannell, allenatore di Grant dopo che il giovanotto, dopo quattro anni, ha lasciato il Bowerman Project per trasferirsi a Park City, Utah, 2134 metri sul livello del mare.
Fisher è nato a Calgary, stato dell’Alberta, Canada, è cresciuto a Grand Blanc, Michigan, e da adolescente è stato a lungo in bilico nella scelta tra il calcio e la corsa: nel 2012 alla selezione nella squadra studentesca di cross preferì mantenere il posto da titolare nel team di soccer.
La direzione finale avvenne poco dopo, con una serie di vittorie nei campionati di corsa campestre e divenne definitiva prima alla high school e poi con il trasferimento in un’università di prestigio come Stanford-Palo Alto dove Grant ha conquistato la laurea in ingegneria elettronica. Non lontano da lì, a San Juan Capistrano (diventata la capitale mondiale dei sempre più trascurati 25 giri), nel 2022 ha firmato uno dei suoi record più tonanti, quello dei 10.000.
E’ cresciuto con costanza, regolarità, curando l’assetto e l’equilibrio dell’azione, entrambi di lucido pregio. Per esprimersi come gli americani ha “fatto” la squadra per Tokyo con un doppio secondo posto ai Trials e ai “Giochi del silenzio” è stato quinto nei 10000 e nono nei 5000 e a Bruxelles è sceso a 12’46”96, centrando il secondo abbattimento di frontiera dopo quello già ottenuto nei 10.000.
Nel 2023 un infortunio al femore gli ha impedito di conquistare un posto per i Mondiali di Budapest ma si è ripreso in tempo per valicare un altro muro, quello dei 7’30”: 7’25”47 a Zurigo, record nazionale.
Dopo le due vittorie ai Trials 2024, è salito sul podio olimpico nei 10.000 alle spalle dell’ugandese Joshua Cheptegei e dell’etiope Berihu Aregawi ed è stato capace di un formidabile finale sui 5000 passando dalla nona alla terza posizione in un ultimo, emozionante giro. Davanti, Jakob Ingebrigtsen e il kenyano Robert Kwemoi.
Tra la fine di gennaio e i giorni nostri, è andato di fretta: 3’33”99 sui 1500 per rendere sempre più affilato il finale e i due record che lo hanno spedito molto in alto.
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