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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Amarcod / Viaggio nella memoria (con ritorno a Madrid)

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Mercoledì 5 Febbraio 2025


vallehermoso

Nel mezzo di un calendario internazionale molto impegnativo, fa spicco la nuova edizione della Team Championships, la vecchia Coppa Europa che proprio a Madrid dette il via al rilancio della nostra atletica.

Luciano Barra

Ci siamo: la stagione dell’atletica del 2025 sta per iniziare. Pur essendo un anno dispari ci attendono importanti appuntamenti individuali: Europei e Mondiali Indoor rispettivamente ad Appledorm in Olanda ed a Shangai in Cina ed i mondiali all’aperto in Giappone a Tokyo. Si tratta di appuntamenti individuali dove tutti speriamo che i nostri campioni, vecchi e nuovi, continuino a raccogliere le medaglie come negli ultimi 4 anni.

Ma nel 2025 vi è un’altra manifestazione che personalmente ritengo molto importante anche per i successi individuali dei nostri campioni: la vecchia Coppa Europa – ora European Team Championship. Infatti, sono convinto che questa manifestazione sia la piattaforma su cui la nostra atletica ha trovato la giusta strada. A differenza di molte altre importanti nazioni (vedi Gran Bretagna, Germania e Francia) l’Italia ha sempre onorato questa manifestazione con tutti i suoi migliori atleti. Forse anche per questo nel medagliere dei campionati individuali molto spesso siamo davanti.

È vero che l’atletica è uno sport individuale, ma chi l’ha praticato sa quanto è importante lo spirito di squadra alla fine della preparazione e de la costruzione di un campione. Lo dimostrano le gare di staffette, quelle di club ed anche le ormai poche manifestazioni di squadra della nazionale. Credo che uno delle ragioni del successo dell’atletica italiana dell’ultimo quadriennio sia strettamente legato allo spirito di squadra che si è venuto a creare fra campioni e gli altri. Anzi sono convinto che chi ha maggiormente tratto vantaggio da questo spirito sono stati proprio i nostri campioni.

L’Italia nel 2025 si presenta alla Team Championship come il campione uscente avendo vinto l’edizione del 2023 in Polonia a Chorzow. È vero che il Team Championship non ha certo la caratura tecnica della vecchia Coppa Europa – dove Unione Sovietica e Germania Democratica la facevano da padroni – ma l’Europa e l’atletica sono cambiati molto dopo il crollo del muro di Berlino.

Significativo il fatto che quest’anno la finale del Team Championship si svolga a Madrid, allo Stadio Vallehermoso. Significativo perché? Perché 55 anni fa – era il maggio 1970 – in quello stesso stadio l’Italia di una nuova Federazione iniziava una nuova stagione per l’atletica italiana, non tanto come risultati (nel 1966 agli Europei di Budapest vincemmo 3 medaglie d’oro con Ottoz, Frinolli e Pamich), ma più come promozione dell’atletica stessa. Lo ricordo bene perché debuttavo come Segretario Generale di fresca nomina proprio lì al Vallehermoso, ristrutturato nel 2019 con una capienza di 10.000 spettatori, ma sempre civettuolo ed accogliente.

In quell’occasione staccammo la Spagna di circa 40 punti, portando a casa tre primati nazionali con͎ Ennio Preatoni (10”2 sui 100), Giuseppe Ardizzone (29’04”2 sui 10.000) e Mario Vecchiato (67.44 nel martello). La nostra squadra non contava più di campioni come Ottoz, Frinolli, Gentile. Pensate che gli unici medagliati in quella squadra del 1970 erano Erminio Azzaro ed Aldo Righi, ambedue vincitori di un bronzo ai Campionati Europei dell’anno precedente ad Atene.

Per questo motivo ho ripercorso quell’occasione cercando i risultati di quel match e soprattutto ricostruendo i contatti con molti degli artefici di quell’incontro (di cui ora ho le email ed a cui invierò queste brevi note). Credo che a loro debba essere riconosciuto a tanta distanza di essere stati i precursori della crescita dell’atletica italiana. Hanno aperto la strada a grandi campioni come Mennea, Simeoni, Damilano, Dorio, Andrei, Cova, Panetta e tutti gli altri che in questi oltre 50 anni hanno fatto l’atletica italiana grande. E spero che loro – a cui manderò questo articolo – orgogliosi di quanto fecero allora, a fine giugno di quest’anno tifino davanti al televisore affinché la squadra azzurra bissi il successo del 2023. Ovviamente sarebbe bene che i nostri campioni di oggi, allo stesso modo, siano coscienti e grati a chi li ha preceduti in questa bellissima avventura.

Fossi la FIDAL inviterei a Madrid per l’occasione alcuni di loro. Che so, Ennio Preatoni o Franco Arese, Erminio Azzaro o quelli che in Coppa Europa hanno conquistato più vittorie (Fabrizio Mori?). Li farei incontrare con i campioni di oggi e credo che dal punto di vista motivazionale sarebbe molto importante.

Ecco i risultati di quel match. Cinque di loro erano del CUS Roma società che avevo appena lasciato per assumere il ruolo ufficiale nella FIDAL. Ogni gara ha la sua storia e meriterebbe raccontarle tutte, ma non c’è lo spazio.

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Per chiudere, tre ricordi di quella trasferta, ricordi non maturati in pista, ma fuori dello stadio. Il primo riguarda Gianni Romeo, allora, insieme ad Alfredo Berra, la penna più importante della nostra atletica. Eravamo nel centro di Madrid, a Plaza Major, per una cena con tutta la stampa. Il servizio era lento e Gianni risolse il tutto scagliando una caraffa vuota di sangria al suolo. Si superò e risolse il problema di quella sera. Ogni volta che gli ho ricordato quell’episodio se ne vergogna un po’. Invece guadagnò la stima di tutti.

L’altro episodio riguarda Mario Pescante. Non era ancora Segretario Generale del CONI. Lo fu nel 1973. Venne insieme ad altri a Madrid così come era venuto nel 1971 ad Helsinki per i Campionati Europei. Da buon turista guidò un gruppo ad una vista al Museo del Prado. Lui era stato nel 1968 a Mexico City e quindi “spacciava” per buono il suo spagnolo. Fatti i biglietti entrò al Museo e seguì immediatamente l’indicazione che diceva “salida”. Che in spagnolo significa “uscita”. Così uscirono e per rientrare dovettero rifare i biglietti. L’ultimo episodio è molto personale: In quell’occasione ri-incontrai quella che poi sarebbe stata mia moglie per 40 anni. Là a Madrid le chiesi di sposarmi.

Anche per questo sarò a Madrid il prossimo giugno: Inshallah!


 

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