I sentieri di Cimbricus / Una stagione attorno al mondo
Martedì 28 Gennaio 2025
Giubileo di diamanti per l’annus mirabilis di Ron Clarke, in cui il campione dello Stato di Victoria raccolse undici record del mondo. Effetto del cataclisma che aveva sofferto a Tokyo: terzo nei 10.000 di Billy Mills, nono nei 5000 e nella Maratona.
Giorgio Cimbrico
La prima scossa appartiene ancora al ’64: il 3 dicembre, a casa, all’Olympic Park di Melbourne, Ron privò Murray Halberg del record del mondo delle 3 Miglia migliorandolo di 2”4: chiuse in 13’07”6, lasciando Halberg, campione olimpico dei 5000 a Roma, a un rettilineo abbondante (nella foto).
Nella sua autobiografia, Clarke ha scritto di essersi accorto in quel momento che nella storia delle lunghe distanze solo il finlandese Taisto Maki era stato contemporaneamente padrone dei 5000, dei 10.000 e delle 6 Miglia. A Ron, a questo punto, mancavano solo i 5000: il record apparteneva da otto anni a Vladimir Kuts con 13’35”.
Ron iniziò il 1965 salendo su un volo notturno per Auckland: la gara era a Eden Park, il tempio degli All Blacks. Era una giornata piovosa e piena di vento. Ron tenne a bada Halberg e si accontento di vincere in 13’52”8.
Il 15 gennaio era in Tasmania, a Hobart, e prese alloggio al New Sydney Hotel. Il padrone dell’albergo garantì ospitalità gratuita agli atleti purché la sera bevessero al pub con i clienti a pagamento. “Erano 12 – racconta Clarke – e così chiacchierando buttai giù dodici sarsaparilla”. Una specie di birra leggere, non alcolica.
Il giorno dopo scese sulla pista del North Hobart Oval, in erba, in leggero declivio in un senso e in leggera salita nell’altro. “Ricordo solo che fui abbastanza lento nel miglio centrale e veloce in quello finale”. Chiuse in 13’34”6 che venne arrotondato in 13’34”8: per due decimi ce l’aveva fatta. “Pensai che non lo avrebbero omologato per via della pista ma andò bene”. E’ l’ultimo record del mondo registrato su erba.
Decise di dare una scossa al record in tempi brevi e scelse ancora Auckland, ma questa volta la pista dello Western Springs Stadium. Il viaggio richiese più tempo del previsto: a Wellington atterraggio straordinario per far salire i Rolling Stones. Il 1° febbraio un timido miglioramento: 13’33”6.
A questo punto si concesse un po’ di riposo per riprendere il tour con l’avvento dell’estate boreale. Il 4 giugno, al Coliseum di Los Angeles, passò alle 3 miglia in 13’00”4 e ai 5000 in 13’25”8 lasciando gli altri a mezzo minuto abbondante.
Solo dodici giorni dopo, il 16 giugno, era a Turku, la città natale di Paavo Nurmi: ritoccò il suo record dei 10.000 (28’14”, un secondo e sei decimi sotto il limite che aveva firmato a Melbourne nel dicembre del ’63 nella “Zatopek Run”) ma la prestazione non gli venne riconosciuta perché il permesso di gareggiare non era stato registrato nei tempi previsti dal regolamento.
L’inghippo burocratico lo seccò: il 10 luglio, allo stadio londinese di White City, distrusse il suo record delle 3 Miglia scendendo per la prima volta, e abbondantemente, sotto i 13’, 12’52”4, e il 14 luglio, al Bislett di Oslo, diede vita alla rivoluzione sui 10.000: 27’39”4 dopo una corsa solitaria (il britannico James Hogan arrivò a un minuto e mezzo), con un progresso di 36”2. Spazzò per 24”6 anche il record sulle 6 Miglia, 26’47”, concedendosi una piccola rivincita a distanza su Billy Mills che, fianco a fianco di Gerry Lindgren, diciassette giorni prima, gli aveva tolto il record della distanza imperiale.
Ron chiuse l’anno sul finire di ottobre, a Geelong, non lontano da Melbourne, con il record del mondo dell’Ora, 20,232 metri, e di passaggio quello dei 20.000 metri (59’22”8).
L’anno dopo, ai Giochi del Commonwealth di Kingston, si arrese a Naftali Temu, che avrebbe conquistato l’oro nei 10.000 a Messico, nel giorno della più drammatica delle rese di Ron.
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