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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Cosi' va il mondo: facciamocene una ragione

Martedì 21 Gennaio 2025

 

fallaci 

“Sarebbe da rammentare a certe vestali il pensiero di Aristotele: ‘Anche quando le leggi sono scritte, non dovrebbero mai rimanere immutate’. Ma anche Saint Just la pensava allo stesso modo: ‘Le lunghe leggi sono calamità pubbliche’”.

Andrea Bosco

Dino Meneghin è stato un grande giocatore di basket (il più grande tra gli italiani), un ottimo dirigente, un uomo perbene. E soprattutto un uomo saggio. Conservo una foto, scattata da una agenzia: io e lui in panchina prima di un Varese-Milano. Quando lui deliziava Masnago e io scrivevo di canestri e parquet per Il Corriere di Informazione. Una volta era possibile avvicinare i campioni prima di un match. Lui monumentale in canotta. Io con un dolcevita (la foto è in bianco e nero ma rammento che era verde), calzoni di velluto, mocassini, capelli lunghi, la barba d'ordinanza in voga in quella stagione.

Mia mamma quando tornavo a Venezia mi diceva: “Ti me par un brigatista: va dal barbier“. Intervistato da Daniele Dellera per i suoi 75 anni, Dino ha spiegato che guarda (“facendo zapping“) l'Eurolega, che non ama il basket corri e tira (da tre) che ormai ha distrutto il gioco, che al prossimo sindaco di Milano chiederebbe una città più sicura (“visto che la gente ormai ha paura“), che chiederebbe di non aumentare la gabella per Area C (“non trovo giusto dover pagare per rientrare a casa mia“), indirettamente ha fatto capire che Corso Buenos Aires preso in ostaggio dalle ciclabili e ormai contemporaneamente disertato (dai taxi) e intasato da chi è costretto a percorrerlo in automobile, così come è stato “regolamentato“ non gli piace. Un cittadino di Milano, Dino Meneghin. Auguri a lui che a Varese, come a Milano, come a Trieste ha fatto battere il cuore ad ogni appassionato della palla a spicchi.  

LEGGI – Riflessioni le sue, da analizzare, considerato che l'attuale inquilino di Palazzo Marino, sindaco Beppe Sala, ha vagheggiato l'idea (“mai dire mai“) di scollinare il secondo mandato e di candidarsi per un terzo. L'ipotesi “sultanato“ (De Luca in Campania, Zaia nel Veneto, Sala a Milano) mi angoscia. Per colpa di Sala e delle sue politiche ormai vivo tra Venezia e Milano. E ogni volta che ci torno, trovo la città che mi ha adottato, dove ho lavorato, dove è nata mia figlia, che mi ha permesso di comprarmi un appartamento in Area C, peggiorata. Le leggi ci sono. Ma andrebbero applicate, non interpretate come spesso si fa nelle aule di giustizia.

Il governo vuole riformare la giustizia. Non ho competenza per esprimermi sulla separazione delle carriere, cosa che sta generando polemiche fino alla minaccia di sciopero da parte dei togati. So che i processi in Italia sono troppo lunghi. E che tre gradi di giudizio sono una cappa. So che i magistrati che sbagliano mai pagano. E so che ormai meno del 30% dei cittadini ha fiducia nel loro operato.

Sarebbe il caso di rammentare a certe vestali il pensiero di Aristotele: “Anche quando le leggi sono scritte, non dovrebbero mai rimanere immutate“. Aristotele non era un rivoluzionario. Ma, vai a vedere, anche Saint Just, premiato tagliagole, la pensava allo stesso modo: “Le lunghe leggi sono calamità pubbliche“. Sono molte le cose che detesto della politica di Sala: l'elenco sarebbe lungo. Ma l'ultima sua decisione mi ha veramente sdegnato e indignato. Per fare cassa – pur concedendo una proroga a costi calmierati – ha smembrato la libreria più bella di Milano, la “Rizzoli“ in Galleria, ridotta da 1400 mq a 1100 per creare una nuova vetrina da affittare a peso d'oro a qualche griffe della moda. In quella libreria c'era lo studio di Enzo Biagi. Ma così, ormai, va il mondo: Enzo Biagi, chi era costui?

Francamente non credo che in Italia verrà resuscitato il fascismo che è stato una tragedia, politica e umana. Che portò con la dittatura, una guerra che gli italiani non volevano costata miseria e un numero enorme di vittime. E con le repellenti leggi razziali la deportazione e lo sfregio di una generazione di ebrei. Ma che non fu la cosa disegnata nello sceneggiato di Sky dove “M” sembra il Jocker del celebre fumetto. Così come non credo che in Germania tornerà il nazismo. Anche se dalla Germania arrivano inquietanti segnali di intolleranza. L'evoluzione a “destra“ del mondo (dagli USA, all'Argentina, a molti stati Europei) non può non preoccupare.

L'incapacità di governare il fenomeno migratorio, i cambiamenti climatici al pari dell'integralismo ambientalista (a Los Angeles devastata dagli incendi il capo del pompieri – lesbica e woke – aveva ridotto il budget al personale dei vigili del fuoco per destinarlo a iniziative LGTB), l'incapacità di frenare le guerre, l'incapacità di isolare gli stati canaglia finanziatori del terrorismo, l'incapacità di gestire l'economia sconvolta da una globalizzazione che si è rivelata devastante, l'incapacità di interpretare la “modernità“ a cominciare dall'intelligenza artificiale, sono pericoli che potrebbero rivelarsi esiziali. Il mondo dominato dai robot non è una ipotesi fantascientifica. Visto che già parzialmente accade, è una inquietante possibilità.

Mussolini era un giornalista senza arte né parte. Hitler un imbianchino. Trovarono terreno fertile in società in crisi e corrotte. Dove “i borghesi stanchi“ banchettavano ad aragosta e caviale e i poveri crepavano nell'indigenza. Società piegate dalla prima guerra mondiale: incapaci di cogliere, da una parte il malcontento derivante dall'abisso sociale tra le classi e dall'altra il terrore che la rivoluzione leninista dalla Russia potesse essere “esportata“ in Europa. Evitare il Far West, prossimo futuro, applicando con rigore le leggi. Proteggendo i cittadini. Garantendo la legalità. Dicendo a chi invoca la “rivolta sociale“ che il suo è un messaggio illegale. Perché poi, a quelle parole, c'è chi ha dato seguito.

Il mondo era complicato anche quando ero giovane. Oggi è diventato una cloaca. E la colpa è di tutti. Tutti hanno mentito. Meglio: tutti “abbiamo mentito“. Perché abbiamo stimato fosse meglio non “accorgersi“. Solo i fessi possono pensare che visto che “è accaduto“, non possa “più accadere“. Leggere la storia. Sta già accadendo. Dentro alla fetente Carcassonne descritta da Henry Miller, la gente si scanna notte e giorno. E non basterà come lui scrive in “Max e i fagociti bianchi“ che dalle mura “esca un uomo a gridare basta“, affinché le mura crollino. Le mura non crolleranno. Perché nessuno reputa possa davvero “accadere“. Leggere Einstein e le sue previsioni sulla “quarta“ guerra mondiale. La terza? E' in atto. Ma è appena iniziata.

DESERTO – In questi giorni si è avuta la conferma che la “traversata nel deserto“ per la sinistra italiana sarà ancora lunga. E non solo per l'avversione a Trump e a Musk o per l'incapacità di dialogare con un governo di segno opposto. E' la vacuità delle parole della sua segretaria Elly Schlein che condanna il Pd. Dunque il governo vara una riforma scolastica: bella, brutta, criticabile o meno è una riforma. Che ha il merito (a mio parere) di aver reintrodotto il latino. E il demerito di averlo fatto solo su base volontaria e per una sola ora alla settimana. E soprattutto solo dalla seconda media. Apriti cielo. Ha detto Elly: “Sembra che il ministro Valditara strizzi l'occhio alla repressione, rimpianga un tempo di bacchettate sulle mani, orecchie d'asino e ceci sotto le ginocchia“.

Come possa pensare, un giorno, di governare una che afferma simili boiate è un mistero. Ma Elly ‘sta roba la pensa davvero. Mica è propaganda. “Repressione“ (nella scuola italiana? Ma dai, Elly). “Bacchettate sulle mani?“. Nei college anglosassoni, una volta, magari ma in Italia? “Orecchie d'asino?“: nel capolavoro di Collodi, ma nelle classi italiane? Al massimo dietro alla lavagna. Al massimo quaderni da riempire a casa con le frasi mai a scuola imparate. “Ceci sotto le ginocchia? “. Elly deve essere stata sconvolta dallo studio di Leopardi, lui sì, che pare si auto punisse a quel modo durante la sua stagione di studio “matto e disperatissimo“.

ISLAM – Spero che la guerra in Ucraina finisca. Ma temo che se Europa e USA non si sporcheranno le mani con Putin difficilmente accadrà. Spero finisca la guerra in Palestina e che la tregua, regga. Ma sono scettico. Chi ha qualche cognizione del Mossad, sa che quella struttura piramidale (killer / strateghi / analisti) neppure a Bibi, risponde. E nessuno può ipotizzare cosa accadrà dopo che tutti gli ostaggi ancora vivi (assieme ai cadaveri) saranno tornati a casa. Forse non si saprà mai cosa Trump ha promesso a Israele in cambio della tregua e del rilascio con gli ostaggi, di migliaia di terroristi. Probabilmente nulla di buono che coinvolga l'Iran.

Il settimanale 7 ha pubblicato dal suo archivio la splendida intervista che Oriana Fallaci fece al leader iraniano Khomeini. Entrambi sono morti. Ma quella intervista contiene (nelle risposte) verità devastanti per chi volesse comprendere cosa siano veramente i preti col turbante di quel paese. E cosa sognino quei preti. “Quando Alì divenne successore del Profeta e capo dello Stato Islamico, e il suo regno andava dall'Arabia Saudita all'Egitto, e comprendeva gran parte dell'Asia e anche dell'Europa, questa confederazione aveva tutto il potere“. Non serve essere Einstein per capire. E ancora spiega l'iman ad una indignata Fallaci: “Islam significa tutto: anche ciò che nel suo mondo viene definito libertà e democrazia. Sì, l'Islam contiene tutto. L'Islam ingloba tutto. L'Islam è tutto“.

L'intervista è lunga, ma un passaggio dovrebbe essere sottoposto alle femministe di “Non una di meno“, silenti sui fatti schifosi di Milano, la sera di Capodanno in Piazza Duomo. Chissà, a forza di leggerlo, magari capirebbero. “Le donne giovani e perbene vestono il chador. Chi ha fatto la rivoluzione porta quell'abito. Non sono persone eleganti e truccate come lei, in giro tutte scoperte e con dietro un codazzo di uomini. Civette che si truccano ed escono per strada mostrando il collo, i capelli, le forme. Scoprendosi distraggono gli uomini e li turbano. E poi distraggono e turbano anche le donne“. A questo punto Oriana si toglie il chador che le era stato imposto per poter intervistare Khomeini, e lo definisce “stupido cencio medioevale“.

Ma le cadono le braccia quando l'iman dice senza vergogna di non conoscere Bach, Beethoven, Verdi: “Chi sono questi nomi non lo so“. Dice ancora Khomeini: “Non temiamo la vostra tecnologia. Temiamo le vostre idee e i vostri costumi: vi temiamo politicamente e socialmente“. Ma Oriana è un “cagnaccio“ e incalza: “Le sembra giusta la poligamia, che un uomo possa prendere in moglie quattro donne?“ La risposta di Khomeini è surreale: “La legge delle quattro mogli è molto progressista ed è stata scritta per il bene delle donne, in quanto le donne sono più numerose degli uomini. Al mondo ci sono più donne che uomini. E le guerre uccidono più uomini che donne. Preferisce che le donne in avanzo diventino puttane oppure che sposino un uomo con più mogli? La nostra legge è migliore della monogamia. Ora basta – la congeda Khomeini – via, via. Addio, Insciallah“.

Hai voglia a rammentare le meraviglie di Babilonia, le poetiche “Mille e una notte“, i giardini pensili e le tavolette sumeriche, forse gli “alieni“ ipotizzati da Zecharia Sitchin. Oggi è con questi qua che il mondo occidentale si deve confrontare. Che non sono cambiati: quelli che comandano sono i medesimi di quando c'era Khomeini. L'intervista è sconvolgente. La rammentavo ma non nei dettagli. L'oscurantismo del clero iraniano non può essere oggetto di mediazioni. Gli ebrei, da tempo, lo hanno compreso. Sono gli occidentali che non capiscono.

DONALD – Nel corso del suo insediamento Donald Trump ha detto una frase preoccupante, rammentando il “destino manifesto“ che accompagna gli Stati Uniti nella storia. Furono i seguaci del presidente Jackson nel 1840 a inventarla per promuovere l'annessione di buona parte di quelli che oggi sono gli USA: i territori dell'Ovest. Termine rispolverato dai repubblicani, stavolta, nel 1890 per giustificare l'espansione statunitense al di fuori dei confini americani. La missione degli USA sarebbe quella di diffondere la democrazia. La frase fu coniata dal giornalista John L. O'Sullivan nel 1845 incitando gli USA ad annettersi il Texas.

Richiesta replicata il 27 dicembre del medesimo anno sul “New York Morning News“ in un articolo con il quale bacchettava il Regno Unito sostenendo il diritto americano a “reclamare l'intero Oregon“. Per il giornalista “Dio aveva dato agli americani una missione: diffondere la libertà“. O'Sullivan non pensava che ciò dovesse avvenire con l'uso della forza: invitava gli americani anglosassoni ad emigrare verso quei territori rendendo ineluttabile l'annessione. Oltre all'Oregon il giornalista pensava anche al Canada.

Forse Trump si limiterà alle parole. Ma è fuori di dubbio che Canada (oltre il 60% dei canadesi vorrebbe diventare americano), Panama (troppo invadente l'influenza cinese sul Canale) e Groenlandia (danese di nome, autonoma di fatto, minuscola ma ricca di pregiati minerali e strategicamente basilare) non sembrano per Trump solo propagandistiche boutades. Come non lo sembra la richiesta di cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo Americano. Inquietante? Molto inquietante.

Il “destino manifesto“ decretò la fine dei bisonti e dei nativi americani. Arrivò ad Ovest la civiltà portata dalle ferrovie, dai pionieri, dai banditi e dalla cavalleria, dalle prostitute e dagli allevatori, dai giocatori d'azzardo e dai cercatori d'oro. Soprattutto dai banchieri e dagli speculatori. Quelli che la storia avrebbe definito “Baroni ladri “.  

ALTRO – Essere Sofia Goggia. Vincere con superiorità la discesa di Cortina (terza Federica Brignone). Essere la terza discesista “all time“ dopo la Vonn (inarrivabile) e la Proell, arrivare davanti ai microfoni e dire: “Non sono contenta: ho fatto due notevoli errori, ho stretto di qua, ho allargato di là, insomma potevo fare meglio“. Essere Goggia: vincere e non essere soddisfatta. Essere Federica Brignone e vincere e ancora vincere. Anche nel SuperG di Cortina. Essere Federica Brignone e sciare divinamente. Meglio di quell'altra. Che però è “quell'altra “ e fa notizia sempre: sia che vinca, sia che perda. Brignone è una star del circo bianco. Una fuoriclasse. Che a mio parere scia meglio di Goggia. Solo che la “belva“ che morde e ulula lascia sempre il segno.

Dunque: con tredici pareggi in campionato la Juventus di Thiago Motta è quanto meno “discutibile“. Sta giocando da un paio di partite meglio, e anche Koopmeiners (finalmente impiegato a centrocampo e non vicino alla punta) sta dimostrando (forse) di non essere il “classico giocatore di Gasperini“: fenomeno   all'Atalanta, assai meno altrove. Stanno crescendo i giovani, sta crescendo anche l'allenatore dopo qualche infelice uscita tipo “vincere non è tutto“, che alla Juventus è una bestemmia. Ora, la Juventus ha millanta colpe: recenti e pregresse. Non tutta l'infamia che le viene storicamente attribuita, ma qualche rivolo ce l'ha. Ma quando i suoi tifosi strepitano per il trattamento ricevuto, qualche ragione, con evidenza, ce l'hanno.

Per esempio l'inchiesta Prisma (che per incompetenza territoriale la procura di Torino non avrebbe potuto mettere in piedi con tanto di intercettazioni e trojan) che tanto ha eccitato il procuratore federale Chinè, celere a sanzionarla (dieci punti di squalifica a campionato in corso) per la vicenda plusvalenze.

Bene, tra le “prove“ che Chinè contestò anche la valutazione data a Dragusin e a Cambiaso: anche se per qualche misterioso motivo il Genoa “complice“ per Chinè nella vicenda, non ricevette sanzioni. Anche Rovella risultò tra gli indiziati, perché a parere di Chinè, le valutazioni di Transfermarket non corrispondevano a quelle date dal club di Torino. Chinè (forse) è un bravo giurista, ma di pallone sa poco. E quindi tutto dovrebbe fare, tranne che il procuratore federale. La citata società di valutazione giocatori, non è la Bibbia. E le sue valutazioni a volte risentono degli “interessi“ dei procuratori e degli agenti. Alle corte: oggi Dragusin (finito in Premier) vale 30 milioni. Per Cambiaso il City ne ha offerti 60 (ma la Juve ne chiede 80). E quanto a Rovella, oggi alla Lazio e entrato nel giro della Nazionale, per meno di 50 milioni, Lotito non lo cede. La Juve in effetti con Dragusin (ceduto per un milione e mezzo) e con Rovella (ceduto alla Lazio per 17 milioni) ha fatto non tanto minus valenze: ha fatto pessime valutazioni tecniche.

E' morto Dennis Law, fantastica mezz'ala del Manchester United, della Scozia e per poco del Torino che in quella stagione schierava come centravanti l'inglese Gerry Hitchens. Era un giocatore superbo per tecnica Law, anche se IFFHF lo colloca solo al numero 50 tra i giocatori più forti della storia del calcio. Del resto, primo (e non ci sono dubbi) Pelè, già la seconda piazza, il 14 dell'Ajax, fa discutere. Solo al terzo posto Alfredo Di Stefano e al quarto (a Napoli da tempo le querele si sprecano) Diego Armando Maradona. Poi tanta eccellenza, da Puskas a Garrincha a Best. Primo degli italiani, Rivera, al 19° posto.

Stride la piazza numero 36 per Omar Sivori. Chi non l'ha mai visto giocare (e probabilmente molti di quei bravi giurati non l'hanno visto dal vero) non sa di cosa fosse capace l' “ angelo con la faccia sporca “ . Episodio nel derby. Dice Omar ai giornalisti: “Domani farò un tunnel a Law “. Il “tunnel“, la palla fatta passare in mezzo alle gambe dell'avversario, era il suo marchio di fabbrica. Palla in campo, e il “duro“ Giorgio Ferrini gli accarezza le caviglie. Quello, che gioca senza parastinchi e i calzettoni arrotolati (“alla cacaiola“ li definiva Gianni Brera) lo irride: “Non mi fai male“. Poi dopo una ventina di minuti scatta la trappola. Sivori punta Law e come da copione lo punisce con un tunnel. Law non meritava lo sberleffo. Vinse in Europa con Best e Bobby Charlton quanto Sivori mai vinse. Fu un grande, Law. E quel 50° posto in classifica è a mio parere un vero scandalo.

PER FINIRE … – Continua a vincere Sinner nonostante non stia giocando il suo miglior tennis. Eliminati Musetti e Paolini, la notizia, sotto rete, viene da Sonego, mai tanto brillante in questo scorcio di stagione.

Nel basket c'è ressa in vetta alla classifica. Sono diverse le squadre che tirano la volata. E alcune sono vere sorprese. Specie Trento. E' affondata in laguna l'Armani di Messina stanca per i due impegni consecutivi in settimana in Europa (follia questa Eurolega stile NBA) e falcidiata da tre infortuni, quello di Le Day soprattutto.

Ha vinto la Reyer con una bella gara dopo essere affondata (ancora) in Europa (dove anche le ragazze, sovrastate fisicamente da Saragozza, hanno perso e lasciato la competizione). Tutti bene e quasi tutti a referto. Bene in difesa, soprattutto. Ma la vittoria, per ora, vale il nono posto a otto lunghezze dalla vetta, fuori dalla Final Eight di Coppa Italia. Infortuni, cattiva gestione della panchina in certe gare, cali di forma. Il tempo per rimediare c'è. Forse. In ogni caso sia Bologna che Milano, in Europa sembrano sovente delle imbucate alla festa. Questione di stazza ma anche di chimica mal riuscita. Entrambe mancano di un vero play. Anche perché la “specie“ è quasi, nel basket moderno, in drammatica via di estinzione.

 

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