Fatti&Misfatti / Viva viva la Befana, ma tra nausea e malinconia
Lunedì 6 Gennaio 2025
Come, ad esempio, vedendo un certo calcio, un certo basket, nella speranza che la pallavolo sia sempre quella che ascolta i Velasco e non li mette da parte come succede in federazioni dove prevale la gnagnera politica.
Oscar Eleni
In ginocchio dalla Befana per battere almeno la nausea e certe malinconie. Ci pensa un bambino dello Zimbabwe a spezzare le catene giocando a palla per 5 giorni con leoni ed elefanti, fregandosene di chi lo cercava dopo la fuga dall’abbraccio materno, mentre noi ci accontentiamo di capire lo sguardo furbetto dello scoiattolo rosso che c ruba il fungo desiderato al montanaro mai felice.
Pensieri liberi leggendo la malinconia di Sartre dopo essere stati folgorati dall’intervista di Giordano, sulla rosea, a Tommaso Bianchini che racconta il padre Valerio, il nostro vate di un basket perduto che si tiene in forma facendo 60 vasche a nuoto quasi ogni giorno, raccogliendo pensieri, ridendo alla vita. Viaggiatore solitario in un mondo che vediamo ormai soltanto da lontano.
Infastiditi, più che stregati, dalle chiacchiere intorno allo sport. Felici che la Battocletti trovi ancora felicità nel cross anche sotto la pioggia della befana al Campaccio, convinti che Ceccon possa esplorare anche mondi diversi adesso che si avventura per fortuna nel nuoto sui 400 allontanandosi dalla pozzanghera dove era caduto quando ha cercato dai far capire che Federica Pellegrini, come giusto, vedeva il mondo da un’altra dimensione, un po’ come la Maccarani, la fata delle farfalle che qualcuno rivorrebbe alla sbarra nel processo sui metodi di allenamento. Parole e musica mai celestiale e lo sanno tutti quelli che hanno frequentato campi sportivi, palestre, piscine. Chiedere proprio alla Pellegrini se il compianto Castagnetti, cambiandole la vita e metodo di allenamento, le ha soltanto offerto carezze e cioccolatini.
Non esiste come direbbero a casa Conte nella Napoli che sogna, come sanno bene quelli che nello spogliatoio hanno pure litigato con i loro allenatori come ha confessato il Pioli d’Arabia riavvicinandosi al Milan passato dal sistema Fonseca a quello più ruvido di Conçeicao. Non ricordiamo di aver mai sentito Mennea lamentarsi se anche nei festivi doveva correre dietro la moto del professor Vittori, non ricordiamo giornate soltanto felici nella bella famiglia della Pro Patria di Giorgio Rondelli e Mastropasqua: era fatica, era tormento, ma anche gioia scoprendo nuovi limiti come aveva sempre urlato la Pigni che pure doveva stare agli ordini del prof catanese, il Cacchi diventato anche il marito. Un po’ quello che è capitato a tutti nel grande sport, dalla marcia al nuoto in acque libere. Dalla ginnastica alla scherma, dalla boxe alla lotta, dalla pallavolo, al basket, persino nel golf abbiamo sentito tante volte maestri che non trattavano proprio con i guanti rampolli di famiglie magari anche illustri.
Tornare a terra, lasciare lo scoiattolo, senza dover confessare che le supercoppe lontane, anche se con premi favolosi, ci rendono tristi come le chiacchiere con l’intelligenza artificiale, anche se non ci piacciono neppure i pestaggi sui campi e sulle tribune nelle partite giovanili, i soliti agguati, le randellate come prima e dopo il derby del calcio a Roma dove con Ranieri hanno riscoperto cosa vuol dire allenare l’anima insieme ai muscoli, parlare al cuore e non soltanto mostrando uno schema.
Nausea e malinconia, ad esempio, vedendo un certo calcio, un certo basket, nella speranza che la pallavolo sia sempre quella che ascolta i Velasco e non li mette da parte come succede in federazioni dove prevale la gnagnera politica.
Nel basket, ad esempio, si aprono finestre appena senti parlare chi lo ama davvero. Diamo spazio a chi cerca di far capire che lo zucchero del tiro da tre punti ha rubato lo spazio a tutto il resto, cominciando dal lavoro sulle tecnica, i fondamentali. Questi dovrebbero essere gli argomenti per un presidente federale. Si riunisca con chi sa ancora parlare di queste cose, lasci perdere il resto. Sì, bene, la befana ha portato una bella votazione, ma ora basta. Come si può sognare una vera Nazionale se nella serie A vediamo due o tre giocatori della scuola italiana impegnati davvero, per gli altri solo minuti nei finali scontati e, spesso, neppure quelli.
Ricordando a tutti gli allenatori, in ogni sport, che il Valerio Bianchini ha avuto un figlio o una figlia dopo ogni trofeo vinto, motivazione condivisa e mai contestava dalla sua splendida compagna, l’attrice Marina Locchi, ci portiamo verso la cala del diavolo delle pagelle ricordando a tutti Vittorio Pomilio come ha cercato di fare con noi il Ghighi Parodi gigante del CUS Genova, mai dell’Italsider, ricordando lo splendido compagno di viaggio e sul campo alle Universiadi di Parigi nei giorni dell’asiatica quando le matricole dovevano portare l’aspirina ai più titolati come Tonino Zorzi. Pomilio e le sue magie nello sport, come atleta, come dirigente, come padre di una campionessa e nonno dell’unico italiano che al momento soffre nella NBA, il Fontecchio figlio di Malì.
Presto, ai voti che si fredda il cotechino.
• 10 A BIANCHINI e PETERSON perché ogni volta che rimettono piede in campo animano un mondo che si nutriva bene per una rivalità che ha mosso montagne e grandi dirigenti, per una genialità che ci ha dato grandi squadre. I due ancora nuotano e sanno cosa dire.
• 9 A LEBRON JAMES perché anche a 40 anni sa davvero elettrizzare un basket che spesso diventa noioso. Lui è qualcosa di speciale, diverso, perché ci illude che si possa fare squadra anche avendo in campo fenomeni capaci di stordire con triple doppie e salti nel cielo.
• 8 Al MASCOLO vera anima della TREVISO del veleno VITUCCI che affondando BRESCIA ha trovato forse anche un treno per arrivare alle finali di Coppa Italia, ma per salirci dovrà far perdere la corsa a TORTONA.
• 7 Al BROOKS spesso dimenticato sulla panchina Armani perché ogni volta che gli chiedono straordinari sa come deve fare un vero professionista: dimenticare chi ti ha dimenticato, ricordarsi chi ti ha sempre pagato.
• 6 Al KABENGELE che finalmente può aiutare una REYER risanata dove anche il tormentato Lobito FERNANDEZ sembra aver riscoperto la gioia del gioco e del basket.
• 5 A TRENTO se qualcuno dimenticherà le fatiche esagerate per una squadra dalla rosa ridotta fra Europa e un campionato che comunque vede le aquile di GALBIATI e FORRAY sempre al primo posto.
• 4 A TOTE se non dimostrerà nella nuova Napoli di VALLI che non tutti gli acquisti hanno un senso se deve stare in panchina lui per lasciare spazio a chi in campo non difende e in attacco fa soltanto disastri come si è visto nella vittoria contro TORTONA.
• 3 A BELINELLI perché ogni volta che lo consideri ormai a fine corsa lui sa smentirti. Arte del campione in una VIRTUS che sembra anche perseguitata dalla sorte: dopo l’ulcera di SHENGELIA ecco la scavigliata del CLYBURN appena ritrovato.
• 2 Al presidente di SCAFATI che ha parlato in conferenza stampa al posto degli allenatori dopo la sconfitta ai supplementari con Trieste “per evitare polemiche con chi era sul campo”. Solita storia, certo in una partita difficile da giocare e dirigere.
• 1 A SASSARI che fa come i gamberi. Quando pensi che la squadra abbia trovato una strada ecco disastri come contro una VARESE che certo non stava vivendo un gran momento.
• 0 Alla RETROCESSIONE un veleno del sistema sportivo, ma anche regola aurea. Peccato che ogni anno ci rubi società che pensavamo in fioritura come PISTOIA ad esempio. Come nei giorni in cui se ne sono andate FORTITUDO, CANTU’ PESARO che ora si battono al meglio nella A2 dove Ale GENTILE fa meraviglie per l’URANIA e la Milano che sogna sempre il derby.
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