Duribanchi / Tempo di bilanci, tra esaltazioni e rimpianti
Martedì 31 Dicembre 2024
“Il calcio sarebbe lo sport nazionale: una volta lo era. La crescita del movimento femminile sembra essersi arrestata mentre i maschi, a livello di nazionale, sembrano gli ultimi mohicani di una ‘scuola’ che un tempo fu grande.”
Andrea Bosco
In attesa e trepidazione per la sorte di Cecilia Sala, la giornalista del Foglio imprigionata a Theeran, con accuse ridicole a suo carico, per ritorsione dopo l'arresto di un cittadino iraniano a Malpensa. E del quale, sospettato di avere fabbricato i droni che in Giordania hanno ucciso tre soldati statunitensi, gli USA reclamano l'estradizione. La situazione si è fatta delicata. E non tanto per il vomitevole pensiero di tale Chef Rubio, cuoco televisivo, dalle ricette antisemite.
Ma perché oggettivamente se (come si ipotizza) l'Iran dei preti col turbante ha messo in custodia la giornalista, rendendola ostaggio in vista di un possibile “scambio” con l'ingegnere che una corte di giustizia americana accusa di terrorismo, la posizione del governo italiano diventerebbe complicata. L'Italia, alleata storica degli USA, in prima linea contro il terrorismo internazionale, non potrebbe mai (se non al prezzo di gravi conseguenze) accettare di barattare la brava reporter con un uomo accusato di reati gravi.
La vicenda che ripropone scenari già visti (anche recentemente) risulta drammatica per la disumanità di chi degli ostaggi fa un criminale uso politico. La diplomazia e i servizi segreti sono al lavoro per cercare una soluzione che consenta a Cecilia Strada di tornare a casa. Consapevoli tutti che, in questo tipo di situazioni, il prezzo da pagare è sempre alto. Comunque possano andare le cose.
Mi sono soffermato sull'ultima vicenda finita in prima pagina. Vicenda “seria”. Spesso in prima pagina finiscono idiozie, reciproci insulti dei politici (che proprio non si rendono conto di non essere il buco del culo del mondo), gossip a go-go, ridicole “scoperte” para-scientifiche. Oltre all'incessante numero di “marchette”, pro editori alle quali ormai carta stampa, radio e televisioni ci hanno abituati.
Non mi addentro. In fondo anche solo “parlarne” per criticare si rivela una reclame. Come sosteneva Oscar Wilde: “Parlatene bene, parlatene male, basta che ne parliate”. Ogni anno, in questi giorni, si stila l'elenco delle cose negative, di quelle positive e magari di quelle che si vorrebbero per “l'anno che verrà”. Magari sognando il “venditore di almanacchi” del celebre poeta. Con la certezza che raramente il “successivo” si rivelerà poi migliore di quello andato in scadenza.
Cosa vorrei io? Alla mia età, la cosa più agognata è la salute. “Non est vivere, sed valere vita est” scriveva Marziale in uno dei suoi epigrammi. “La vita non è vivere, ma vivere in buona salute”. Senza l'angoscia di alzarsi al mattino con un nuovo acciacco da affrontare. Ovviamente tutto è relativo: ci lamentiamo per le nostre pene, dimenticando quanti sono costretti a confrontarsi con realtà più difficili della nostra. Tutti a cercare di contenere l'imbattibile, scacchista, che non può essere sconfitta.
Quindi, frustrato dalla malinconia, per i troppi amici che, uno alla volta, inesorabilmente “se ne vanno”, archivio le cose orrende vissute negli ultimi dodici mesi. Ma archivio anche le cose buone (e ce ne sono, come l'iniziativa dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ha istituito – come aveva fatto il suo predecessore Tettamanzi – un fondo milionario a favore dei poveri (e per i senza dimora ha fatto aprire per un giorno la Pinacoteca della Biblioteca Ambrosiana) mettendo in agenda solo quelle che grazie allo Sport mi hanno esaltato.
In prima fila, non potrebbe essere diversamente, la stagione strepitosa di Sinner, numero uno del tennis, rimasto indenne nonostante il fuoco concentrato di gossip, invidie, polemiche, sospetti. Al secondo posto ci metto (ma la scelta è personale) la mezzofondista Battocletti che con le sue performances mi ha fatto letteralmente “schizzare” (si fa per dire) mentre la guardavo, dal divano. Poi le due ultra trentenni Brignone e Goggia: atlete meravigliose che non sono amiche, ma neppure così “ostili”, l'una verso l'altra, come certa informazione vorrebbe far credere. Grandi entrambe, con diversi stili, sugli sci e nella vita, in una competizione a distanza che certamente ha contribuito a farle crescere. Le grandi rivalità sportive (alla Bartali-Coppi) oltre che fare la fortuna dei media fanno crescere i movimenti. Poi ci sono rivalità che sfociano in altro. Ma quelle non sono tenzoni sportive. Sono odiosità tifose.
L'atletica offrirebbe una quantità di spunti. Quella italiana, nonostante le mille difficoltà, è in crescita. Poi le pallavoliste: azzurre e (a livello di club) quelle di Conegliano che hanno vinto tutto quello che c'era da vincere, certificando anche l'ottimo lavoro della Federazione di riferimento. E' accaduto nel tennis (maschi e femmine con la fantastica Paolini e la sempreverde Errani) accade ormai da anni nel volley. Non accade nel basket: discorso complesso da affrontare. I talenti (maschi e femmine) sono pochi e una Matilde Villa non fa primavera. La politica federale, si auspica, possa cambiare, ma se il basket non entrerà nelle scuole, difficilmente, quello italiano uscirà dal declino. Poi, magari, l'approvazione di uno “jus scuola” potrebbe aprire le porte dei palazzetti a italiani di seconda, e terza generazione, ai quali la natura ha regalato altezze da parquet.
Il calcio sarebbe lo sport nazionale. Una volta lo era. La crescita del movimento femminile sembra essersi arrestata dopo alcuni anni di interesse mediatico. I maschi a livello di nazionale sembrano gli “ultimi mohicani” di una “scuola” che fu grande, che annovera quattro Mondiali vinti e alcuni Europei, ma che oggi appare sfibrata. Del resto se la tecnologia sta asfissiando lo spirito del gioco (a Monza, un arbitro assurdo, ha fatto tirare un rigore – segnato – salvo annullarlo dopo segnalazione del VAR) è impossibile che il calcio esca dalla dimensione di puro business al quale i padroni del Palazzo (di FIFA e UEFA) lo hanno destinato.
I club italiani hanno fatto bene nelle Coppe? Zeppi di stranieri hanno fatto bene. Quindi a che prezzo? Ha strabiliato l'Atalanta che lo sta ancora facendo. Ma sarà dura per Gasperini averla vinta in campionato. Perché “l'occhio del padrone ingrassa il cavallo”. E a Bergamo non sono “padroni” (nel Palazzo). E non possiedono cavalli. Altri si. Come è possibile constatare ogni maledetta domenica. Anno nuovo, vecchie abitudini. Non hanno fatto mangiare il panettone a Fonseca. La vergogna di scaricare sempre sugli allenatori il peso della scelte sbagliate di chi presiede. Il Milan ha cacciato Fonseca, così come la Roma aveva cacciato De Rossi e poi Juric prima di approdare a Ranieri. La Juventus non caccia Motta (in passato con 11 pareggi in 18 gare gli avrebbero fatto un “liscio e busso” epocale) solo perché non ha i quattrini in cassa per un nuovo allenatore. Ma le prestazioni strepitose di Kean, Rovella e Huijsen (che ora il Real potrebbe comprare al doppio rispetto a quanto la Juve, cedendolo, incassò) condannano Giuntoli per non aver avuto la pazienza di scavare il “filone” che era a sua disposizione.
Nel nuoto è il momento dei maschi. Le ragazze sono bravine, ma non si vede una Pellegrini. Anche se le critiche a Pilato (contenta giustamente per “quel” suo quarto posto) sono state vergognose. Solo gli idioti che non conoscono la fatica di allenarsi e di competere, hanno potuto ironizzare sulla “medaglia di legno”. Una volta l'Italia era terra di ciclisti e di pugili. Oggi i ciclisti super arrivano da altre parti del mondo. E quanto al pugilato è uno sport in declino. La scherma ancora produce, sia tra le femmine che tra i maschi. Ma la disciplina una volta governata da gentleman, oggi è diventata litigiosa. Con querelle, decisamente insopportabili.
Il rugby cerca un posto al sole, faticosamente. Piace l'atteggiamento del movimento, ma la strada è verosimilmente in salita. Ovviamente ci sono millanta sport. Dei quali (così come per alcuni di quelli citati) mi confesso poco competente. Restano l'automobilismo e il motociclismo. Sulle due ruote Bagnaia ha dovuto cedere lo scettro ad un iberico più regolare, in stagione, di lui. Ma lo ha fatto con classe. Cosa non sempre presente, tra i centauri. In Formula Uno la Ferrari ha fatto qualche progresso. Ma non tale da consentirle di centrare il titolo costruttori. Nel 2025, congedato Sainz, arriverà accanto a Leclerc, il fuoriclasse Hamilton. Per tornare a vincere, a Maranello però, dovranno realizzare una vettura che non “tradisca”.
Da “Duribanchi”, ai lettori, gli auguri di buon anno.
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