Duribanchi / La tardiva ribellione al "politicamente corretto"
Martedì 12 Novembre 2024
"Negli USA è andata plasticamente in scena la ribellione del popolo: alle élites che spiegano a chi rema nelle stive, da cosa si debba mangiare e bere, con che tappi si debbano chiudere le bottiglie, fino a cosa si debba leggere."
Andrea Bosco
Non so se la vittoria di Donald Trump, 47.esimo presidente USA, votato anche da latinos, afroamericani, donne, giovani, oltre che dallo storico elettorato “bianco“ e anglosassone (quello che se entri nel suo podere, prima ti spara e poi ti chiede per quale motivo ci hai messo piede) sia un bene o un male. Porterà la pace nel mondo The Donald? Lui in campagna elettorale aveva detto che l'avrebbe portata. Ma per portarla, la pace, serve sciogliere alcuni nodi: l'Ucraina e la Palestina. Difficile ipotizzare come scioglierli.
Due popoli e due stati in Palestina? Grande idea. A patto che poi a Gaza non governi Hamas. Impensabile che Israele accetti uno stato palestinese con la presenza di Hamas. Altro nodo da “tagliare“, come fece Alessandro Magno a Gordio: l'antisemitismo dilagante nel mondo (che ha prodotto orrore e ribrezzo anche recentemente in Olanda ai margini di un match di calcio) e che deve trovare “voci” che si oppongano e rammentino incessantemente cosa sia stata la Shoah. Vale per i vertici politici, per quelli economici e finanziari, vale per quelli culturali e religiosi.
Dovesse continuare la “caccia all'ebreo“ gli effetti potrebbero essere devastanti. L'Olanda che non ha vigilato, dovrà rispondere per la sua sospetta ignavia. L'Olanda è il paese nel quale in nome di Allah venne ucciso un regista che in un film aveva denunciato la condizione delle oppresse donne islamiche. L'Olanda è recidiva. Così come è recidivo il comune di Milano che impone (ogni fine settimana) ai suoi cittadini cortei Pro Pal dai quali escono, con microfono a palla, inquietanti incitamenti all'odio. Il comune di Milano dovrebbe spendersi per far leggere nelle scuole i testi di Oriana Fallaci. L'Italia ha rimosso Oriana Fallaci. Come sempre ha rimosso le “voci“ che non cantano in “coro“. Anche le recenti rivelazioni sull'attentato che l'Iran avrebbe ideato per uccidere Trump prima delle elezioni USA, non potranno che far aumentare tensioni – e c'è da temere – ritorsioni.
PATALOGIA – La vittoria di Trump ha suscitato sboccate reazioni in molti media italiani. Trump definito “autocrate, becero, buzzicone, cafone, delinquente, disgustoso, fascista, impresentabile, machista, pregiudicato, puttaniere, repellente, sguaiato“. Un noto commentatore su un quotidiano ha bollato gli elettori di Trump come “gente affetta da una patologia“. Un altro, in un reportage dagli USA, turbato dalle fans del tycoon vestite di rosso e pettinate come lui con ciuffo “da uccello da preda“, dopo aver stigmatizzato la sua “maleducazione, rozzezza, scorrettezza politica, tracotanza“ (e aver ipotizzato il suo ritorno come foriero di vendette, in stile Conte di Montecristo), ha avuto però l'onestà intellettuale di andare al nocciolo del suo successo: “il prezzo dell'immigrazione incontrollata, pagato dalle classi popolari in termini di diritti, sicurezza, salari“.
Immigrazione che Trump ha promesso di fermare addirittura “deportando milioni di clandestini“ entrati illegalmente negli USA. Verosimilmente una boutade propagandistica. Ma se è impossibile – con evidenza – fermare l'esodo biblico dal Sud del mondo verso i paesi ricchi, è altrettanto impensabile che l'Africa tutta si riversi in Europa e l'America dei latinos negli USA. L'Europa e il mondo stanno cercando soluzioni (che non si rivelino disumane) per risolvere il problema. Personalmente vorrei che i migranti arrivassero in modo regolare e non stivati come merce sui barconi arrischiando di affogare. Ma se l'accoglienza è un dovere per chi ha un cuore e una idea non teorica della solidarietà, il rispetto delle leggi non può prescindere dalla loro applicazione.
Lo scontro tra governo e magistratura è (dal mio punto di vista) assurdo. Hanno torto entrambi. Venendo da una famigliare tradizione socialista mi confesso di parte. Ma quanto detto da Filippo Turati in Parlamento l'11 febbraio del 1907 mi appare ancora di una limpida attualità: “Giudicare un po' meglio, o […] giudicare un po' meno [che è forse la suprema saggezza]“. Trump è quello descritto dai media italiani. E anche peggio, se possibile: nessuno ha dimenticato Capitol Hill. Ma la verità è che negli USA è andata plasticamente in scena la ribellione del popolo al “politicamente corretto“. Alle élites che spiegano a chi rema nelle stive, cosa si debba mangiare e bere, con che tappi si debbano chiudere le bottiglie, cosa si debba leggere, cosa si debba vedere al cinema e a teatro, quanto si debba rimuovere del passato (colonialista, fascista, schiavista), come ci si debba vestire, quali auto si debbano comprare, quali giardini si possano o non si possano potare, quali cozze e vongole sia consentito allevare, come si debba scrivere (con o senza asterischi).
WOKE – Questo è stato il voto negli USA: un no alla globalizzazione e al pensiero unico. Un popolo incazzato per l'aumento del costo della vita, per i mutui sempre più alti che mettono a rischio casa e risparmi. Come sempre, quando uno dice no, lo dice anche a cose che magari sarebbero positive e utili se gestiste prive di protervia. Il welfare non è mai “cattivo“. Ma non può essere fatto con i soldi che non ci sono. Tassare i ricchi, le banche, le multinazionali? Ditemi dove c'è da firmare. Ma poi nessuno si meravigli se i ricchi se ne vanno a Montecarlo, le banche alzano il tasso dei mutui e le multinazionali vanno a creare posti di lavoro dove il costo del lavoro è più conveniente.
Recita il proverbio che “non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca“. La coperta è corta e per troppo tempo si è sperperato (e ancora si sperpera) in cavolate ideologiche. Poi c'è l'aspetto woke. Luigi Mascheroni, puntuto notista, ha raccontato la seguente storia. Secondo Vanity Fair, magazine dedicato al fashion e al trendy, l'ultima “figata“ in città sarebbe il maglione confezionato con lana di montone gay. Si chiama “Raimbow Wool“ e proviene da una fattoria di Lohne, nel Nord Reno-Westfalia: lana di montone omosessuale. Montoni che rifiutano le femmine e la riproduzione. “Montone gay“, è un ossimoro che non si può leggere. Ma che fa vendere i giornali.
Certo che ormai ne inventano di ogni. Negli USA, per protestare contro l'elezione di Trump, una congrega di donne (sostenitrici dei democratici) ha indetto lo sciopero del sesso contro i mariti, sostenitori di Trump. Io ero rimasto a Lisistrata, la donna ateniese che dopo aver invitato le sue concittadine a lasciare i mariti a “pinco ritto“ (come scrive Aristofane), riuscì, in conseguenza dell'espediente, a far fermare la guerra tra Atene e Sparta. Le donne scese in sciopero hanno fondato il 4B, ad imitazione di un analogo movimento radicale sorto in Corea del Sud nel 2010, le cui sostenitrici rifiutano di frequentare, sposarsi, fare sesso o avere figli con uomini cisgender (vabbè) o donne transgender (cioè maschi che sembrano donne). Per ora nessuno ha potuto quantificare il numero delle aderenti negli USA. Ma una cosa è probabile: le escort, in certe zone degli Stati Uniti, potrebbero fare, d'ora in avanti, affari d'oro.
RIVOLTA – Maurizio Landini, segretario della CGIL ha indetto (assieme alla mosca cocchiera Bombardieri, segretario della UIL) uno sciopero generale che ha ottenuto un grande successo. Sciopero che (come del resto ogni venerdì da quando il governo è guidato da Meloni) ha paralizzato i trasporti delle città. Le ragioni degli scioperanti (legittime) sono sempre le stesse: vogliono più soldi in busta paga. Soldi che non ci sono essendo stati nel corso dei decenni sperperati da governi di centro, di destra e di sinistra in attività che non hanno incrementato la produttività: hanno incrementato solo i (temporanei) consensi del Palazzo.
Poi ci sarebbero anche le ragioni di chi viene privato del diritto di andare al lavoro, di spostarsi, di viaggiare. Landini ha invocato “la rivolta sociale“. E qualcuno ha pensato che una cosa del genere possa configurarsi come un reato. Ma Landini che da tempo non fa più il sindacalista, sta solo interpretando lo “spirito del tempo“: puoi dire tutto, il contrario di tutto, puoi offendere, puoi aizzare la piazza. Il senso civico è ormai in Italia allo sfascio, anche da parte di chi (intellettuali, magistrati, politici, sindacalisti) il “senso civico” dovrebbero difenderlo. Non “auspicarlo“: difenderlo.
Beppe Sala ha stabilito il prezzo: il Meazza costa 197 milioni. Ora tocca a Inter e Milan battere un colpo. “ Prima dell'estate“ ha sentenziato Sala. Che ormai ha una idea bizzarra della democrazia. Per esempio convocando una conferenza stampa nella quale ha spiegato le linee guida che dovranno seguire i club per mantenere un “troncone“ del Meazza, demolendo la maggior parte dell'impianto e facendone nascere uno di nuovo: con annessa speculazione edilizia. La torta è grande e ce ne sarà per tutti. “Investiremo i soldi per il quartiere“ ha spiegato Sala. La “procedura Sala“ non è stata gradita dal consiglio comunale: né le opposizioni (cosa scontata), né la sua maggioranza (Pd e Verdi). Sala, in consiglio a riferire ci va sempre meno negli ultimi tempi. Una costante, ormai.
SPORT – Chiedo scusa – per me – è una sofferenza, scriverne. Io veneziano, lo sapevo da tempo che Di Francesco alla guida del Venezia sarebbe stato una jattura. E sapevo che Spahija alla guida della Reyer avrebbe avuto (al netto degli infortuni: serve probabilmente una visita a Lourdes) grandi difficoltà. A Milano ha sfiorato l'impresa. Ma ancora una volta la Reyer ha perso. Guida la classifica Trento che ha un budget assai inferiore rispetto a Olimpia, Virtus, Reyer e Brescia. Ma ha un ottimo allenatore. E giocatori “giusti“: gente che si sbuccia le ginocchia sul parquet.
Per quanto riguarda la Juventus (che non seguo più con la passione di un tempo) con 200 milioni di passivo, non vedo come il futuro possa diventare velocemente roseo: il “rosso“ è pesante. Certo, a Thiago Motta serve tempo: è in atto a Torino una rivoluzione. Il problema è che alla Juventus il tempo è sempre limitatissimo: la vittoria nel derby è stata un brodino dopo una infinita teoria di pareggi. Oggettivamente, competere per lo scudetto o la Champion's è per questa Juventus complicato.
Alla Juventus servirebbe un “hombre del partido“: quello che furono Sivori, Baggio, Zidane, Tevez, Del Piero. Che ha compiuto 50 anni. Che confezionava quasi ogni domenica meraviglie calcistiche. E che Federico Buffa e Federico Ferri hanno “dipinto“ magistralmente in un incontro ravvicinato su SKY. (A proposito: Roberto Beccantini ha scritto un libro, edito da Hoepli, che rievoca le magie dei campioni di un tempo, rovesciate, colpi di tacco, tunnel. In copertina una celebre rovesciata di Gigi Riva). L'Avvocato definì Del Piero “Pinturicchio“. E visto che a Baggio aveva dato del “Raffaello“, tutti pensarono ad una diminutio. Ma Bernardino di Betto Betti detto Pinturicchio fu un pittore stratosferico, uno dei maestri della scuola umbra del secondo Quattrocento con il Perugino e il giovane Raffaello. L'Avvocato con quel nomignolo si riferiva alla corporatura minuta di Del Piero simile a quella di Bernardino, che si definiva “piccolo pintor“: per tutti, Pinturicchio.
In ogni caso, l'ammucchiata in testa alla classifica sta facendo godere il presidente Gravina che “per il bene del calcio“ sogna un vincitore ogni anno diverso. Infine: la giornata di campionato ha proposto i consueti errori arbitrali accanto alle consuete polemiche. Il protocollo arbitrale è un monstrum redatto da gente che non ha mai calciato un pallone. Le modalità degli arbitri nell'applicarlo sono sovente irritanti. Per ora le proteste dei tifosi sono state, tutto sommato, contenute. Ma siamo neppure a metà della stagione. Il torneo è lungo e il futuro appare denso di nere nuvole : per tutti.
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