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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Dialoghi sottovoce sul Signore degli Anelli

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Lunedì 21 Ottobre 2024

 

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“Son proprio cattivi a prendersela sempre con i soliti assisi su poltrone e poltroncine. Insomma con chi comanda. Facile criticare, ma noi, nel senso di Lui, sappiamo come fare. Abbiamo un piano quinquennale, a lunga gittata”.

Daniele Perboni

Dice lui a loro: “Sono solo al comando. Sono potente. Posso risolvere problemi senza intralci. Finalmente nessuno fra i piedi. Ora sì che potremo, veramente, metter mano al programma e rivoltare il nostro mondo come un calzino. I quattro anni con quelli là che remavano contro sono finiti”. Fortuna vuole che non gli è sfuggito il programma: “apriremo la Federazione come una scatola di tonno”. Triste vaticinio da quelle parole.

Dicono loro di lui: “Si sente come un re, un imperatore, un vescovo e non piange. Nessuno può toglierli un castello dei trentadue che lui ce ne ha”. E tutti a cantare a stare allegri che il loro piangere fa male al re…

Dicono ancora loro di lui che li costringe a interminabili anticamere. Un’ora, due? Ma va! Anche una dozzina di ore, una, due giornate. E tutti zitti. Perché il loro piangere fa male al re.

Dice lui di loro che bravi che sono a inventarsi interviste per parlar male di tutti. Bravi, grande giornalismo.

Dicono gli altri di lui: “Il re in cuor suo è proprio rabbioso. L’unico che non comprende l’ironia. Ma quale ironia? Bonaria, lieve, fine, sottile, arguta, faceta, o un’ironia amara, fredda, beffarda, pungente, crudele? Ma quella che cerca di colpire il cuore dei potenti!”.

Dice lui di loro che son proprio cattivi a prendersela sempre con i soliti assisi su poltrone, poltroncine, imbottite, con braccioli, chaise longue. Insomma con chi comanda. Facile criticare, ma noi, nel senso di lui, il re (il plurale maiestatis è d’obbligo), sappiamo come fare. Abbiamo un piano quinquennale, a lunga gittata.

Dicono loro di lui: “Guai ai vinti urlò Brenno. Ma questo qui è davvero un grande capo? O la sua massima aspirazione è comparire in ogni dove, in ogni salsa, mostarde, acque salse, besciamelle, salse olandesi?”

Dicono ancora loro di lui: “Lo aspettiamo al varco, vedremo se la dea bendata che lo ha accompagnato in questi anni sarà ancora al suo fianco”.

Diciamo noi di loro: “Ancora sperare nella favorevole sorte? Avevate frecce nella faretra, poche ma buone, le avete perse miseramente nelle lande improduttive dell’opposizione. Gabbati miseramente da una data infausta che portò lo stivale a una guerra fratricida, tremenda, spaventosa, mentre a voi, inermi, ha regalato una sonora e umiliante sconfitta. Ancora siete in attesa del messia che vi porti la lieta novella? Sognatori, utopisti. Il signore degli anelli regnerà per altri quattro anni”.

Dice lui di loro: “Gli uomini che hanno intralciato il mio cammino finalmente ci hanno lasciato. Il mio esercito vincente, con nuovi e validi comandanti saprà farsi valere su ogni fronte, in ogni landa dimenticata. Sapremo valorizzare chi vale davvero. Basta poltrone per gli amici degli amici. Questo è il nuovo mondo, la nuova strada con rotta su Los Angeles e Brisbane”.

Dicono loro di lui: “Intanto nulla è cambiato, gran confusione e stonature escono dagli uffici, con vertici dirigenziali una volta portati in palmo di mano lasciati a intorpidire nelle anticamere dei nuovi potenti”.

Qualcuno avrà la forza e il coraggio di aprire spiragli per sbirciare in quelle stanze? O tutto verrà appiattito dalla consueta abitudine italica del tengo famiglia?

Nel frattempo un uragano si è scatenato sotto le ali del leone di San Marco: elezioni annullate, commissari ad acta, nuova chiamata alle urne. Servirà un costituzionalista per sciogliere il nodo gordiano? Pare di no, tutto in regola, tutto da rifare. 

Oh, quanto logora il potere.

 

 

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