Duribanchi / Si avverte una certa puzza di malapolitica
Martedì 1° Ottobre 2024
Colpevole o perseguitato? Nella vicenda Sinner, la WADA ha scelto di comportarsi come peggio non avrebbe potuto. Come finirà? Difficile pensare ad una squalifica, ma di certo il danno d’immagine per l’azienda Sinner resterà.
Andrea Bosco
“Ci vuole un fisico bestiale“, cantava Carboni per “reggere ai colpi della vita“. Jannik Sinner ha un fisico asciutto, longilineo, ma certamente ha una testa “bestiale“. La WADA gli ha recapitato il ricorso per l'affaire “pomata“ mentre stava giocando a Pechino. Sinner ha vinto e poche ore fa ha replicato accedendo alle semifinali. Strano torneo quello cinese: se perdi tutte la partite, ti arriva comunque un bonifico di oltre un milione di euro.
La WADA, dicono, aveva il dovere di agire contro la sentenza di assoluzione. La WADA ammette che non ci sia stato dolo da parte di Sinner, ma contesta al campione di essere stato “imprudente“. Che ovviamente è la cazzata del secolo, considerato che non c'è giocatore al mondo che vada a verificare il contenuto della sacca del suo massaggiatore alla ricerca di eventuali pomate proibite.
Tra l'altro la pomata in questione, non è un dopante: se te la strofini non è che diventi più forte o “performante“ come usa dire oggi. Tra l'altro la quantità di pomata passata dalle mani del massaggiatore che l'aveva usata per cicatrizzare un ferita (e da qui, massaggiando, la pomata era finita sul corpo di Sinner) è l'equivalente del contenuto di un cucchiaino da caffè, rispetto ad una piscina olimpionica.
E allora perché la WADA insiste, tenendo sotto scopa Sinner per altri mesi (si parla di sentenza del TAS a gennaio, forse febbraio, del prossimo anno)? Perché, visto che premi e titoli non verranno comunque “confiscati“? Semplice: perché la WADA ha la coda di paglia. Dopo che un senatore degli Stati Uniti, ha fatto il diavolo a quattro per la vicenda (passata dalla WADA in cavalleria) dei nuotatori cinesi (quelli si, “bombati“ a Tokio) e che hanno potuto partecipare alle Olimpiadi di Parigi.
La vicenda è politica. La WADA che si era accanita contro atleti (quarantenni) africani ha abbassato le ali e la testa davanti alla potentissima federazione olimpica cinese. Ma anche gli americani sono, come noto, potenti. E la cosa non gli è andata giù. Ora per far vedere di essere “indipendente“ e non “malleabile“, la WADA ha puntato al bersaglio grosso. E si è comportata come un qualsiasi Chinè (procuratore federale calcistico) che sanzionò la Juventus (colpevole o meno non ha importanza) con 10 punti di penalizzazione a campionato in corso mentre era in lotta per lo scudetto con l'Inter.
Sinner sta sulle scatole a molti. A un giornalista italiano, in primis. Che ogni mese rammenta come Sinner, residente a Montecarlo, non paghi le tasse in Italia. Io reputo (mia idea) che magari, visto che Sinner risiede nel Principato (come molti altri atleti …) potrebbe evitare di rappresentare l'Italia in Coppa Davis. Ma è una mia idea. Sinner oggi è una azienda che fattura milioni di euro grazie alle sponsorizzazioni e ai premi dei tornei. Ma sul tetto del mondo è salito grazie al suo talento e al suo lavoro.
E comunque – tasse o non tasse – la WADA si è comportata come peggio non avrebbe potuto. Come finirà? Non credo che Sinner verrà squalificato per uno o due anni. Ma il danno di immagine che la WADA ha prodotto, quello resterà. E visto che la WADA non è nuova a pasticci e fantasiose interpretazioni, sarebbe il caso di riformarla. Oggi ha un finanziamento misto (pubblico e privato) ma i suoi vertici “puzzano“ di politica.
PRESCRIZIONE – Sono 19 i malavitosi (tra Inter e Milan) che sono stati arrestati per aver ricattato i club milanesi, relativamente a biglietti, parcheggi, attività varie all'interno e all'esterno dello stadio. Una intercettazione che avrebbe coinvolto direttamente Javier Zanetti sembra sia sparita. E' auspicabile non si tratti di una intercettazione “falsa“ come quella attribuita dall'ex Prefetto di Roma, nonché Procuratore in FIGC, Giuseppe Pecoraro ad Andrea Agnelli. Patacca poi svelata.
C'è strana gente che lavora in magistratura. Il Procuratore di Milano, Marcello Viola (che sta indagando sugli ultras meneghini), si è presentato in conferenza stampa brandendo uno smartphone “vestito“ con la cover dell'Inter, società della quale è tifoso. Dando fiato ai sospetti di quanti gli chiedono da molto (inutilmente) di indagare sulla misteriosa Lionrock, società satellite dell'Inter (quando era targata Zhang) iscritta in un paradiso fiscale (sparita anche dall'Eden degli evasori), della quale non sono mai stati svelati i nomi degli investitori, che (beati loro, evidentemente zeppi di quattrini) non hanno mai reclamato i 150 milioni di “perdite“, svanite assieme alla società più “fantasma“ della storia del calcio.
Chiné, il procuratore federale, ha spiegato di avere proceduto contro la Juventus perché la Procura di Torino (che non avrebbe potuto indagare per incompetenza territoriale) “è stata brava e fortunata“ e gli ha inviato le carte sulla vicenda plusvalenze. Altre procure – ha spiegato Chinè – hanno “archiviato“ o ancora stanno “indagando“. Ma Chinè ha omesso di dire che la Procura di Roma, le carte su Atalanta, Genoa, Inter, Napoli e Roma gliele ha mandate. Facile che nelle sedi di certi club facciano il tifo affinché Chiné continui a prendersela comoda.
Si chiama “prescrizione“: dopo un tot di anni anche se sei colpevole non poi essere sanzionato. E' già successo con un predecessore di Chiné : era di Bergamo e si chiamava Palazzi. In ogni caso, ora sugli ultras di Milano, dopo la conferenza stampa della Procura (di Milano) nessuno potrà (almeno, nessuno dovrebbe potere) “insabbiare “. Recentemente c'è stato anche un morto, legato a quei “traffici“.
L’ALTRA FACCIA – Napoli, con Antonio Conte torna a sognare: prima in classifica, nessun impegno europeo, calendario (per ora) agevole, squadra di qualità, pubblico entusiasta. Segue la Juventus che a Genova ha giocato a porte chiuse per le nefandezze di tifosi del Genoa e della Sampdoria nel derby di Coppa Italia. Stop del Torino, uccellato dalla Lazio. E vittorie sonanti di Inter e Milan. Classifica avvincente, come da anni non si vedeva. Gravina dopo i nove scudetti di fila della Juve e i tre che hanno visto primeggiare Milan, Napoli e Inter, ora tifa per una nuova candidata. Per il “bene del sistema“, ovviamente.
LO SQUALO E LA DIVINA – Lo “squalo“ Ceccon ha sparato a zero sulla Divina, Federica Pellegrini, lamentando di non avere mai avuto da parte sua neppure una parola, quando Fede nuotava. Non stupisce: Ceccon è quello che le donne definiscono “un figo“ tenebroso. Federica, oltre che una “gnocca“ – assicura chi l'ha ben conosciuta – è anche di “ferro“. Veneta nei modi, ma austro-ungarica nella sostanza. Quindi non meraviglia lo scontro. Una regina – se è del tipo Elisabetta (la grande, quella che riuscì a spedire in fondo al mare l'Invincible Armada) – non accetta al suo fianco un re. Al massimo accetta un amante.
FORD, CHE REGISTA – Sul basket, chiedo venia, per non essermi occupato la scorsa settimana della vittoria in Supercoppa della Reyer femminile contro l'eterna rivale Schio. Ora il test probante sarà in Europa dove ci sono squadroni destinati ai play off. Ma sia le veneziane che le scledensi sembrano attrezzate per ben figurare. Sui maschi ha detto tutto l'Orso (sorpresa la sconfitta di Milano a Trieste, ma quella è terra di basket e se ci vai pensando di andare al ballo della scuola, ti escludono dalle danze). Benissimo Frank Vitucci, malissimo Spahija le cui scuse (“ci abbiamo messo due tempi per azzeccare il quintetto giusto“) stanno oggettivamente a zero. Sono quelle della scorsa stagione.
Misteriosa la riconferma del “gatto di marmo“ Simms. Misteriosa la scelta di Munford (penalizzato da un infortunio), o forse no: in Coppa la scorsa stagione contro la Reyer aveva fatto fuoco e fiamme. Magari c'entra anche lo scounting, non sempre eccellente a Venezia. Quel Jordan Ford, playmaker che a Trento sta facendo mirabilie, era sul mercato. E costava meno di Munford. Brava Trento, che lo scounting lo fa, ogni anno, in modo eccellente. Velo pietoso sugli arbitri: siano di basket (Trapani sta ancora urlando) o di calcio la musica è la stessa. Si reputano più importanti dei club e dei giocatori. Soprattutto si reputano officianti di una messa cantata: il gioco. Non è così. Ma nessuno ha il coraggio di comunicarglielo.
E BALDACCINI? – Aldo Grasso, nella sua seguita rubrica sul Corriere della Sera commentando le trasmissioni sportive che non gli piacciono (si sa quali siano le preferenze di Grasso, ma sullo “sgabello“ di Paola Ferrari, non ha tutti i torti ) ha fatto anche l'elenco dei (a suo parere) migliori giornalisti del settore. Ovviamente nessun dubbio che il “fuori categoria“ sia Federico Buffa (grande intervista assieme al direttore di SKY Sport Ferri, a Federica Brignone). E molti dei nomi citati (Grasso ha spiegato che altri ne farà in seguito) sono condivisibili: ci sono alcuni dei migliori.
Nella prima vendemmia, però, impossibile non citare Veronica Baldaccini: per competenza, compostezza, proprietà di linguaggio. Quando partecipa al salotto di Alessandro Bonan, la trasmissione sale di tono. Baldaccini non è popolare come Di Marzio o Fayna, ma è un “fattore“. E per me (che episodicamente seguo l'atletica) uno che in quella lista poteva starci (e auspico nella prossima ci sia) è Nicola Roggiero: bravo, competente, a volte, come serve, leggermente enfatico, mai esagerato come accade ai commentatori di altre discipline.
Ci aggiungerei anche il baskettaro Mamoli, che ha preso il linguaggio dei play ground (tipo “va dentro con la moto“ …) e ne ha fatto uno stile. Poi se incroci tale Curry che ne mette 8 su 9 da “casa sua“, inevitabilmente il volume “della radio“ tende ad alzarsi.
E PER DESSERT, … SALA – Sbagli: Beppe Sala, sindaco di Milano, non c'è verso ne ammetta uno. Ma basterebbe (invece di essere ossessionato da Silvio Berlusconi) andasse in strada a sentire cosa di lui pensano i cittadini della sua città. Cosa pensano delle ciclabili, dell'erba non tagliata nei parchi, dell'aumento del ticket per entrare in città in auto in aree B e C , dell'emergenza case, del caro affitti, della telenovela Meazza, della legalità negata in troppe zone della città, dell'emergenza sanitaria, dei vigili che sono scomparsi dalle strade di Milano.
E di quelle manifestazioni pro Palestina antisemite arrivate a minacciare una persona che nei lager nazisti c'è stata come la senatrice Segre, accusata (a 94 anni) di essere un'agente sionista. Se tale chef Rubio è un cittadino con i medesimi diritti di quelli che non offendono né Israele né i Palestinesi, che non incitano alla violenza, allora caro signor sindaco, forse davvero il “mondo è al contrario“.
Qui si tratta di antisemitismo. E lei non può far finta di nulla. Condanni, chieda conto, si esprima, invochi provvedimenti. Milano è (almeno dovrebbe essere) una città civile. Ma se lascia spazio ai Rubio non può più definirsi tale. Rubio e suoi sodali dispensano odio. Si rilegga la storia signor sindaco: in Germania cominciò così. Esattamente così.
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