Piste&Pedane / "Proprio come avrebbe voluto il marinaio di terra"
Lunedì 9 Settembre 2024
“È in questo vecchio cascinale che le figlie Paola e Claudia e l’ex allievo Michele hanno deciso di riunirsi con altri amici per celebrare la memoria di Pietro Pastorini. Siamo in tanti. Anche se un po’ invecchiati. Ma esserci era importante”.
Daniele Perboni
L’oro di questa terra ha il colore del riso. Tonalità mutevoli: dal verde a tutte le sfumature del biondo, secondo la maturazione raggiunta. Poche auto sulla strada. Cartelli che segnalano antiche cascine, ancora abitate dai soli proprietari ma perfettamente attive. Scordatevi moltitudini di contadini, donne e bambini stile “Novecento”. La meccanizzazione ha mietuto braccia da lavoro.
Cascina Vallazza, Macedonia, Favina, Pia, Grua. Sconosciuta, almeno a noi, l’origine di quei nomi. Poi ecco lo sterrato che ci porta all’abbazia di Erbamara, una delle più antiche della Lomellina, citata nel 1150 nel libro dei censi scritto da Cencio Camerario. È in questo vecchio cascinale che le figlie Paola e Claudia e l’ex allievo Michele hanno deciso di riunirsi con altri amici per celebrare la memoria di Pietro Pastorini.
Siamo in tanti. Il gruppo piano piano si è allargato. Solo l’impossibilità di accoglierne altri ha limitato la partecipazione. C’era che si sarebbe sobbarcato più che volentieri il viaggio andata e ritorno da Stoccarda pur di essere presente. Siamo invecchiati. Tutti. Chi più chi meno. Saliamo ripide e consunte scale per accomodarci ai tavoli. Stretti stretti. «Come si fa quando si ritrovano i marciatori» aveva confessato al telefono la figlia Claudia. Continuano gli arrivi.
Vecchi amici, ex atleti, dirigenti, tecnici, conoscenti che non si vedevano da anni si abbracciano con poderose pacche sulle spalle. Ci si accomoda dove e con chi si vuole. Nessuna sedia riservata. Neppure per la sindaca Silvia Ruggia, al terzo mandato consecutivo.
Qualche giornalista particolarmente affezionato al vecchio uomo con la faccia da marinaio greco e la voce roca. Pensiamo di non fare peccato di blasfemia paragonandola (la voce di Pietro) a quella di Joe Cocker, la voce roca del blues. Non facciamo nomi, per non far torto a nessuno, ma quelli di Michele Didoni, Gianni Perricelli, Sandro Damilano, Stefano Chiesa (l’ultimo allievo di una lunga schiera), ci sembrano doverosi, così come merita menzione anche Giuseppe “Pippo” Gemelli (presidente del Circolo Sportivo Marcia, ma guarda un po’, e Canoa), siciliano dei Nebrodi, approdato in pianura negli anni ’70, che con lui ha condiviso gli ultimi quindici anni a Lomello e le innumerevoli iniziative messe in piedi dall’instancabile Pietro. «Tanto a far quadrare i conti poi spettava al sottoscritto», mormora il fratello Giuseppe, fra l’ironico e il commosso.
Un’ovazione accoglie Pierluigi Fiorella, il medico pugliese conosciutissimo dagli atleti, coinvolto da Schwazer nel suo “Caso” e poi assolto con formula piena …
Discorsi ufficiali? Naaa, ... Al vecchio maestro non sarebbero piaciuti. «Questo è il vero funerale di Pietro, così come lo avrebbe voluto», dichiara la figlia Paola, ringraziando tutti i presenti e anche chi non ha potuto esserci.
Chi lo desidera scampanella insistentemente sulla bottiglia, il nostro Watch segnala “rumore oltre il limite”, per richiamare l’attenzione e parte con il suo flashback, rievocazione o intenzione di mettere in piedi qualcosa che sia degno della sua memoria. Di Pietro. Così ecco che il Comune intende intestargli la palestra comunale, mentre la Pro Loco pensa di porre un cippo stradale là dove aveva inizio il “giro dei 20 chilometri”, circuito di allenamento su strade asfaltate ma poco o nulla frequentate. E qui si dovrà fare i conti con la Prefettura. La burocrazia non perdona.
Michele Didoni ha già messo in piedi una formazione per partecipare alla staffetta che annualmente si svolge in concomitanza con la Maratona di Milano. «Abbiamo già tutto, magliette e cappellini. Vi invito a partecipare. Non serve correre, basta camminare. E se lo faccio io, vicino ai 130 chili, lo può fare chiunque». Parte l’ennesimo brindisi “A Pietro”.
Fra una portata e l’altra, Tosi, il massaggiatore che curava le preziose fibre muscolari di molti atleti racconta che «Durante un raduno a Castelnuovo Monti, al campo incontrammo una ginnasta bielorussa. Entro la sera Pietro l’aveva convinta a provare la marcia. Cosa che le riuscì piuttosto bene… E non conosceva l’inglese e tantomeno il bielorusso».
Gabriele Prinelli, il curatore del secondo libro (“Il fabbricatore di campioni”) dedicato a quel “signore che ha portato il nome di Lomello nel mondo” (il primo uscì nel 1997), annuncia che «Chi se la sente può scrivere qualcosa su Pietro, un ricordo, un aneddoto personale, quello che vi salta in mente e farcelo avere. Il materiale raccolto servirà per una pubblicazione (e tre!) che verrà presentato alla vigilia del Trofeo Frigerio 2025».
Si fa tardi. Iniziano i saluti, con la promessa, da parte di tutti, che questa non sarà l’unica occasione per festeggiare. Sì, festeggiare, proprio come avrebbe gradito il marinaio di terra.
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