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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Un problema non facilmente risolvibile

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Lunedì 2 Settembre 2024

 

gg-24

Posso dirlo? Veramente? Dai, non scherziamo! Posso? Anche scriverlo? Sicuri? Vabbè, allora mi lancio e “speriamo che me la cavo”. Mi sono annoiato. Ho anche chiuso gli occhi per qualche minuto. E potremmo anche finirla qua. 

Daniele Perboni


Certo che no, ragazzo (si fa per dire). Non credere di cavartela così a buon mercato. Non si sta parlando di angurie, meloni, cime checòzz o pecorino romano, accidenti a te.  Abbi il coraggio di dirlo, su dai, forza. Sputa il rospo! E va bene. Sì, mi sono annoiato guardando il Golden Gala. Davanti allo schermo. Non certo in tribuna stampa.

E se non c’era quella santa, che mi accudisce da quarant’anni e più, mi sarei anche bellamente addormentato per svegliarmi magari a notte fonda con il “mercato” già smobilitato. Devo battermi il petto a recitare il mea culpa? Neppure se mi torturate. Avrò il diritto di annoiarmi anche se sto seguendo lo sport della mia vita sportiva (mediocre, la pratica), professionale e privata? Anche se a commentare ci sta il duo Bragagna-Alessandrini, amici e colleghi, incensati sino a portarli alle soglie della santità dal fan club dedicato al commentatore bolzanino?

Lo ripeto e lo confermo. Mi sono annoiato! Eppure mi ero preparato al meglio. Poltrona, mutandone alle ascelle, birra ghiacciata e… agenda, penna, e iPad per sbirciare in diretta l’andamento dei concorsi e dei risultati. Purtroppo tutto è rimasto intonso. Piano piano l’eccitazione dell’attesa ha lasciato il posto a una sorta di apatia e di indifferenza verso ciò che stava accadendo all’Olimpico. Stadio vuoto, con poco più di ventimila spettatori. Non lo dico io, che non c’ero. Lo scrivono gli inviati sui giornali. E non uno solo, magari di parte.

Risultati poco interessanti, italiani nelle retrovie con prestazioni sicuramente tutt’altro che eccitanti. Anche la vittoria di Diaz nel triplo, la seconda piazza di Fabbri nel peso e il record nazionale (per un centesimo) della Vissa nei 1.500 non sono riusciti a smuovermi. Stanchi gli atleti, stanco il sottoscritto. Ci sta. Una sorta di “rigetto” arrivato dopo una stagione iniziata a febbraio con i tricolori sotto tetto, passata dagli Europei romani e proseguita con le Olimpiadi francesi.

Eppure gli organizzatori, la Federazione in pratica, si è impegnata non poco per mettere in cartellone una “compagnia” all’altezza del teatro capitolino. Che dire? Le scorie dei Giochi evidentemente hanno lasciato il segno. Oppure le fatiche di una lunga stagione stanno, a poco a poco, intossicando i muscoli dei migliori. Di qualcuno dei nostri sicuramente. Vedi Jacobs, Sito, Ludo Cavalli, Simonelli, le astiste. 

Due le eccezioni: il solito eterno, inossidabile Gimbo Tamberi che ha saputo rivitalizzare una serata sonnacchiosa e Nadia Battocletti. La trentina, pur impegnata in una distanza non sua e chiaramente in difficoltà sin dalle prime battute, alla fine ha saputo buttare in campo ogni stilla di energia per cogliere un eccellente risultato. Applausi e non ce ne voglia Sinta Vissa, …

Si diceva dello stadio vuoto e dello striminzito pubblico sugli spalti. Riteniamo inutile continuare a stracciarsi le vesti sull’argomento. Questo è il pubblico che riesce a catalizzare l’atletica in Italia. E puntare su impianti dedicati ai numeri calcistici provoca quel senso di vuoto che abbiamo potuto osservare a giugno (Europei) e al Golden Gala.

C’è chi sostiene (Gianni Merlo, ex giornalista della Gazzetta dello Sport e attuale presidente dell’AIPS, l’Associazione Internazionale dei Giornalisti Sportivi) che agli atleti non interessa il pubblico – “Quando gareggi non te ne accorgi” –, bensì cimentarsi in impianti storici e conosciuti ovunque. Sono d’accordo solo in parte. Bello scendere in pista in simili contesti ma è altrettanto malinconico farlo senza o con poco pubblico a seguirti.

Un problema non facilmente risolvibile. 

 

 

 

 

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