I sentieri di Cimbricus / Caccia al record, ultima frontiera
Lunedì 12 Ago 2024
La generazione nata dopo lo scoccare del 2000 si sta dedicando a battere record che avevano l’aspetto e la consistenza di inattaccabili. E che in parte resistono, nel nome di oscure alchimie tecniche e farmacologiche.
Giorgio Cimbrico
Ha iniziato Mykolas Alekna, lituano, classe 2002, a Ramona, Oklahoma, riuscendo dove non era riuscito, per poco, il padre Virgilius: disco a 74.35 contro il 74.06 brandeburghese di Jürgen Schult, anno 1986. Ha proseguito Yaroslava Mahuchikh, ucraina di Dnipro, classe 2001, scavalcando 2.10 (un’affascinante cifra tonda che significa nuova frontiera) e ponendo fine al regno – prossimo ai 37 anni –, di Stefka Kostadinova. Per Yaroslava meglio la Parigi di Diamond League che quella olimpica: l’alto è stato molto veloce e abbastanza deludente.
Esistono fortezze difficilmente espugnabili – 47”60 di Marita Koch datato 1985, 10”49 di Florence Griffith e 7.52 di Galina Chistyakova, entrambi del 1988: omissis peso e disco … – ma un assalto oggi può esser provato al primato più vecchio di tutti, l’1’53”28 di Jarmila Kratochvilova, ormai oltre i 41 anni di durata.
Riproponendo uno scenario simile a quello che, settant’anni fa, produsse il “Miracle Mile” di Iffley Road, Keely Hodgkinson, anche lei nata nel 2002, potrebbe chiedere l’aiuto delle scozzesi Jemma Reekie e Laura Muir e della prodigiosa ragazzina Phoebe Gill. In realtà, esaminate le doti della biondina di Wigan – culla del rugby a XIII –, sarebbe sufficiente anche una sola scanditrice di ritmo che le assicuri un passaggio tra 55”5 e 56”. A quel punto Keely potrebbe ballare da sola per un secondo giro in 57”: la sua capacità di mantenimento della cadenza, specie nell’insidiosa parentesi tra i 400 e i 600, l’ha portata prima a scendere sotto gli 1’55”, poi all’oro olimpico in fondo a due giri, decimo più decimo meno, uguali. “Ero un po’ stufa di finire sempre seconda”.
Ancora un nato nel 2002 per un altro record coperto dalla polvere del tempo e in mano a chi ormai non è più in questo mondo: l’86.74 di Yuri Sedykh non è lontano dai 38 anni. Il candidato è Ethan Katzberg, molto alto, 1,98, molto leggero, poco più di un quintale, superstite della tribù che non garantiva guadagni ai parrucchieri. Come riesce a “tenere” quattro giri in pedana? Ci riesce e a una velocità vertiginosa, sempre in crescendo. Dopo la sua apparizione in scena, coincisa con il titolo mondiale, ha inaugurato la stagione entrando tra i primi dieci di sempre, 84.38, e a Parigi per agganciare l’oro è andato ancora oltre quella quota, assestando un distacco record, più di quattro metri, all’ungherese Bence Halasz.
Katzberg è nativo della British Columbia e, per l’aspetto, è facile immaginarlo impegnato a tagliare grossi alberi. La martellata decisiva potrebbe venire in una di quelle garette che finiscono con birra e barcecue, per la gioia del più anziano dei suoi due mentori, l’ultraottantenne Anatoly Bondarchuk che quel record strinse in pugno 55 anni or sono.
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