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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
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Duribanchi / Povero Macron, gli si e' ristretta la grandeur

Martedì 30 Luglio 2024

 

paris-drag queen

Non solo la sfibrante cerimonia d’apertura, più ridicola che blasfema, ma sono ben altri i segnali che annunciano le difficoltà e i disguidi dei Giochi parigini del centenario. E ora si ribellano anche i colibatteri della Senna.

Andrea Bosco

Se io fossi stato un atleta, con veri valori cristiani, avrei indetto una conferenza stampa. E avrei spiegato di non poter restare a Parigi. Di non poter partecipare alle Olimpiadi, in un paese che sfregiava la “mia” religione. Intendiamoci: io sono cristiano, ho avuto (dai salesiani) una cultura cattolica, non ho un buon rapporto con le tonache, sono agnostico ma non ateo e i miei problemi (tanti) li risolvo direttamente con l’Entità.

In chiesa ogni tanto ci vado: non alla domenica, non alla messa. Ci vado per apprezzare il silenzio. E perché ho la sensazione (in chiesa) di poter comunicare con i miei genitori, le mie zie, la mia nonna, i miei amici che lungo la strada, prematuramente se ne sono andati. Credo nei diritti civili, nelle libertà individuali. Credo che ognuno abbia il diritto di amare chi gli pare. Ma se la mia fede non fosse debole, se io credessi fermamente nelle Scritture, beh io non avrei accettato di subire lo spettacolo andato in scena alla inaugurazione delle Olimpiadi.

Spero che qualche idiota non mi tacci di essere un “destro“, un fascista, un retrogrado. Se qualcuno lo penserà, fatti suoi. La mia vena anarchica mi ha sempre pilotato verso terre sconosciute. Ma se io fossi un cristiano praticante non avrei accettato lo spettacolo che la Francia ha imposto, con la rivisitazione woke dell’Ultima Cena di Leonardo. Quel Cenacolo che sta a pochi metri da casa mia, a Milano. I giornali ipocriti hanno ipotizzato che non di Leonardo si trattasse ma di un dipinto del XVI secolo del pittore olandese Jan Harmensz conservato in un museo di Digione.

Balle: lo sfregio concepito dall’ideatore della inaugurazione dei Giochi, Jolly Thomas (che si è scusato), era proprio quello di sbattere sotto al naso di miliardi (due) di telespettatori le drag queen. Era proprio quello di creare il clima più woke che mai si fosse visto, utilizzando una delle opere d’arte più conosciute al mondo. Hanno tirato in ballo la Parigi che si scandalizzava per gli impressionisti, hanno tirato in ballo gli atleti nudi dei giochi olimpici in Grecia, hanno tirato in ballo la Francia “republicana“ e i suoi “valori“.

Hanno spiegato che l’86% dei francesi ha approvato la versione Gay Pride olimpica. E quindi che i cristiani, i vescovi, la “destra” mondiale, se ne facciano una ragione. Macron (perché è impossibile che Jolly abbia concepito il Barnum visto in mondovisione senza l’approvazione di monsieur le président) voleva quello che Alberto Arbasino, scrittore (omosessuale) di impeccabile finezza, definiva “l’orgoglio del sedere”. E lo ha avuto. Il resto è solo un circo: un pretesto per fare politica, sinistra contro destra e viceversa. Quello che penso della politica l’ho scritto e non ho motivo per cambiare idea.

A dire il vero di motivi per lagnarsi delle Olimpiadi parigine ce ne sarebbero molti, da quanto si legge. Ecoterroristi che hanno sabotato le linee dell’alta velocità lasciando a terra un milione di passeggeri, a parte, (il Mossad aveva avvertito: inascoltato) ci sarebbero i pasti indecenti del Villaggio, i trasporti indecenti del Villaggio, la Senna indecente ed inquinata. Ci sarebbe quel Macron che lascia sotto alla pioggia i capi di stato suoi ospiti (Mattarella compreso), mentre lui riparato assiste alla sfilata dei bateaux. Ci sarebbe il comportamento indegno del popolo francese che ha fischiato gli atleti israeliani. E quello verminoso degli arbitri (della scherma, dei tuffi, della ginnastica, dello judo, del pugilato) che al solito hanno fatto carne di porco della equità sportiva.

Ha spiegato il politologo Moisi – autore del fondamentale (o forse no) “La geopolitica delle serie tv “ – che lo show di Jolly è risultato “poetico: uno spettacolo che ha celebrato la libertà e la Francia aperta“. Ha spiegato ancora Moisi che “la Francia è un paese cristiano: e quindi è stato normale che lo show non abbia avuto allusioni all’Islam o all’Ebraismo“. Opinabile: anzi ipocrita. Non ci sono state allusioni perché nel caso gli islamici presenti a Parigi l’avrebbero messa a ferro e fuoco. E perché una satira contro gli ebrei avrebbe incrementato (ancora più di quanto giornalmente non accada) l’antisemitismo, piaga purulenta del mondo occidentale.

Il fatto che sia qui uno (diciamo tiepido) come il sottoscritto a difendere certi valori la dice lunga sulla degenerazione del mondo occidentale. Tutti pensano al rapporto etnico (bianco, nero, giallo, rosso) ed è un pensiero sbagliato. I popoli, tutti, soprattutto i più grandi, nascono da un continuo meticciato: i romani, gli americani, gli europei. Venezia (dove sono nato) è un esempio sublime di contaminazione culinaria, etnica, linguistica, toponomastica.

Sono i valori ad essere in pericolo. L’Europa è stata fondata sulle cattedrali, sui commerci, sull’invenzione delle banche e sulla cultura. Ovviamente ci sono grandissime culture che hanno attraversato la storia. Ma di Leonardo ce n’è stato uno solo (e non approfondisco). Lo hanno sfregiato in mille modi. Qualcuno lo ha usato per fare becera pubblicità alimentare. Dalì, mise, ironicamente i baffi a Monna Lisa. Altri hanno fatto una fortuna letteraria (ed economica) interpretando (come Dan Brown) a modo loro il Cenacolo. Ma nessuno si era ancora spinto a disegnare Gesù come una drag queen.

L’ossessione woke di raffigurare Cristo con le tette o incinto in fondo ha una sua ratio: uomo, figlio di Dio, puro spirito. Cristo peccatore e rivoluzionario in fondo può essere tutto. La cosa singolare è che Papa Francesco sulla vicenda non si sia espresso. Forse perché dopo aver accusato il suo clero di “frociaggine“ non se l’è sentita di mettere un altro carico da undici. Ma nei Vangeli (che anche lui certamente legge o ha letto) non c’è traccia di un Gesù con la “balconata“.

Parigi con Zidane modesto attore nella metro. Parigi con la signorina Germanotta che nei panni di Zizi ha lasciato più di qualche perplessità (Lady Gaga è super, ma il “vestito“ confezionatole non era un gran ché). Parigi che sbeffeggia Maria Antonietta, che cammina (e canta) con la sua testa in mano. Parigi che inneggia ai sorci delle sue fogne. Parigi immensa attraverso la voce di Celine Dion che con “L’Hymne a l’amour“ ha celebrato Edith Piaf. Parigi che fa un “raglio“ musicale a pochi passi dalla tomba di Napoleone dove un tempo (visto io) i francesi piangevano commossi.

Speriamo che col tempo l’organizzazione migliori: insopportabile vedere i nuotatori con alle spalle loghi di altre nazioni rispetto alle proprie. Insopportabile (considerata la loro storia) ascoltare l’inno del Sudan, mentre sul parquet erano presenti i cestisti del Sud Sudan. Del resto la grandeur transalpina aveva ricevuta una tramvata sui denti fin dall’alza bandiera. Il vessillo olimpico issato a rovescio in un casino di cerchi.

Hanno scritto (Aldo Grasso, mi pare): altra roba, l’impeccabile giornata inaugurale dei Giochi di Londra. Vero. Ma allora era ancora in vita l’incredibile vegliarda. “Maestà, le mando una squadra a riparare la sua Range?“ Risposta: “Non dica sciocchezze: non dimentichi che sono un meccanico“. Oggi al posto di Elisabetta c’è suo figlio. E, come è noto, non è la stessa cosa.

 

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