Fatti&Misfatti / Gli inquinanti misteri di Parigi
Lunedì 29 Luglio 2024
“Lo sappiamo che l’ingombro degli atleti e dello sport con le sue leggi e, purtroppo, i suoi dirigenti e i suoi arbitri o giudici, rovinano i creativi e le cerimonie d’apertura, figurarsi qui dove vogliono far credere che nella Senna ci puoi nuotare davvero.”
Oscar Eleni
Narciso infelice sui tetti di Parigi inseguendo il tedoforo misterioso che non si ferma anche quando la gente sbuffa, mentre i critici sputano su tutto come succede da sempre direbbero a Londra e Los Angeles. Beati quelli con il pass giusto per camminare lungo la Senna, godersi l’Olimpiade. Cacciando infermieri e medici pietosi che giustificano i silenzi di chi dovrebbe confortarti e farti sentire vivo ci godiamo l’Olimpiade non più immacolata.
Lo sappiamo da tempo che l’ingombro degli atleti e dello sport con le sue leggi e, purtroppo, i suoi dirigenti e i suoi arbitri o giudici, rovinano i creativi che partono per sconvolgere. Sempre nelle cerimonie d’apertura, figurarsi a Parigi dove hanno ripudiato lo stadio cattedrale per far credere che nella Senna ci puoi nuotare davvero.
Scrivere per i pochi che poi ti fanno sapere cosa vuol dire essere felici fingendo di approvare il famoso destino e approvando la natura matrigna se va lenta nell’opera di estinzione del trombone solista.
Benedette Olimpiadi, benedetto lo sport anche se lo devi vedere soltanto in poltrona turandoti le orecchie perché non tutti i commentatori aiutano a perdonare e non tutti nascono con qualcosa di speciale dentro come il Dotto che ci parla con cuore di campione del suo nuoto, facendoci scoprire, dopo il Luca Sacchi che racconta per la RAI, un mondo dove oltre a tanti campioni puoi trovare cose speciali inimmaginabili quando si andava ad esplorare il regno del nostro caro Aronne Anghileri ai tempi della Calligaris e di Fritz Dennerlein.
Certo erano giovani talenti, ancora diamanti grezzi, ma bisogna dire che Federazione e soprattutto la santa stirpe degli allenatori ci ha dato molto più del favoloso oro del Martinenghi ranista figlio naturale del Fioravanti che a Sydney ci fece pentire di aver creduto poco in uno sport dove Rosolino era principe.
Messaggio in bottiglia non certo lasciato dentro la Senna, per evitare di sparire del tutto anche nei siti dove sanno cosa vuol dire aiutare l’ospite anziano.
Il basket dispettoso che lancia il suo calendario del prossimo campionato dove Teramo promette e giura di stupirci con Repesa che il presidente vulcano paragona, forse anche giustamente, a Mourinho, proprio al lunedì, ci fa sapere che anche alle Olimpiade senza Italia la palla a spicchi è onorata alla grande.
Il professor James Naismith sarebbe stato felice come nei giorni di Berlino 1936 quando il gioco che aveva inventato fu ammesso alla corte olimpica. Lui avrebbe abbracciato DURANT genio della lampada cestistica che insieme a LEBRON JAMES ha fatto accendere milioni di telefonini su uno sport che alla sfilata d’apertura ha presentato ben cinque portabandiera.
Come tutti si sarebbe inginocchiato davanti agli 8 minuti fantastici del Kevin in convalescenza contro la Serbia, una scarica al volto, col tiro da tre che ci ha fatto persino perdonare chi ha portato questa invenzione ammazzando il gioco di squadra, favorendo rimonte a chi non meritava di essere aiutato. Certo la meraviglia nelle mani di campioni veri ha un senso, nella speranza che l’intelligenza poco artificiale che nelle Filippine ha introdotto addirittura il tiro da 4 punti non intossichi il gioco più della Senna incattivita dalla pioggia.
Olimpiadi o care che ci tenete compagnia, anche se guardare e non toccare, cioè amare lo sport senza farlo, è già un crimine.
Come vedete poca roba da raccontare e viva il Sud Sudan che ha vinto finalmente una partita e non si è lamentato se hanno sbagliato l’inno scusandosi alla francese, un inchino finto che dovrebbe far dimenticare i letti di cartone, le mense con cibo immangiabile, scarso, senza proteine come se bastassero soltanto gli integratori che sponsorizzano ai campioni per essere all’altezza della loro fama.
Pagelle da manicomio o da rincosur:
• 10 e lode al presidente MATTARELLA che ha resistito sotto la pioggia con l’impermeabilino che non serviva al MACRON distratto.
• 10 Al MARTINENGHI che si è tinto i capelli prima della grande vittoria sui 100 rana superando con fantasia il POZZECCO della sua Varese stellata che la tintura se la metteva dopo.
• 9 A Piazza ITALIA di Eurosport dove il basket ha infilato un Bagatta che sa saltare tutti gli ostacoli senza bisogno di proteggersi con le sue belle giacche.
• 8 Ai MEDAGLIATI degli sport che di solito hanno soltanto delle brevi, ma questa è la famosa cultura dove soltanto chi vince si prende tutto e le orribili medaglie di cartone restano nei cassetti.
• 7 Al MESSINA che elettrizza il popolo Armani non facendo mai mancare l’acquisto del giocatore navigato e quasi quarantenne.
• 6 Alla TORRE EIFFEL che si lascia fare di tutto e che ci accompagna in un viaggio fantastico, vera opera d’arte nata fra i mugugni, come tante altre meraviglie.
• 5 Ai GIUDICI che stanno rovinando il viaggio a troppi campioni italiani che vedevamo già sul podio, Un tormento come dirà il CHIMIZO escluso e poi recuperato dopo verdetti infami.
• 4 Alla SERBIA femminile di basket che è riuscita a vincere contro Portorico anche se nell’ultimo quarto ha segnato soltanto 3 punti.
• 3 All’esordio di Sergio SCARIOLO che contro il CANADA ha scoperto di avere una Nazionale, ma non una squadra.
• 2 Al PORTORICO che ha tolto l’Olimpiade a Lituani e Italia perché ogni volta che va in campo ci viene il prurito alle mani credendo a chi pensa davvero che ci manchino soltanto i 100 campetti da inaugurare.
• 1 Ai tanti assi della NBA che hanno accettato di essere in campo alle Olimpiadi perché troppi di loro pensano davvero di essere tutto mettendosi il pallone sotto la maglia.
• 0 A TAMBERI e PALTRINIERI veri amanti del basket se non troveranno l’ispirazione per andare sui gradini più alti del podio, scacciando l’ansia di essere favoriti come dice saggiamente il VELASCO a cui tutti dicono bravo anche se poi non lo ascoltano.
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