Piste&Pedane / Considerazioni sul dopo Budapest
Sabato 2 Settembre 2023
Un nuovo settimo posto in DL per LMJ: ma era proprio necessario affrontare 15 ore di volo e spingersi fino in Cina per un’altra clamorosa controprestazione? Sicuramente ci saranno stati insondabili motivi tecnici a spingerlo.
Daniele Perboni
Sono passati cinque giorni dalla fine dei Campionati Mondiali di Budapest. Cinque giorni piuttosto rilassanti, se non fosse per aver dedicato molte ore della notte a scrivere e mettere in pagina il “foglio” che il sottoscritto e il compare Walter Brambilla gestiscono dal 2013 e che potete anche scaricare da questo sito, grazie all’ospitalità dell’esimio e rispettabilissimo Direttore. Senza dimenticare, naturalmente, questo prestigioso giornale.
Dopo nove giorni incollati allo schermo un po’ di disintossicazione farebbe bene. Pochi è. Vedi mai che ci si abitui senza atletica. Comunque, per dovere e per piacere eccoci nuovamente lì, davanti al tubo catodico. Che poi quei tubi non esistono più. Chiedere alla “Generazione Z”, please, di che cosa stiamo parlando. In gara anche mister “vinco tuto mi”, quello che ha vinto tutto ciò che c‘era da vincere: il signor Gianmarco “Gimbo” Tamberi. Beh, non facciamola lunga, finisce quarto (vittoria di Barshim a 2.35) a 2.28. Nulla di male. Uno è appagato della vittoria, l’altro ha voglia di riscattarsi. Da quanto si apprende dai comunicati FIDAL non lo rivedremo più in pedana per molto tempo. Obiettivo Parigi, passando per Roma.
Non staremo a farvi la pippa sulla serata al Letzigrund, il motivo lo capirete solo continuando a leggere. Se non l’avete vista su RAI o SKY pazienza. Potete sempre andarvi a leggere i risultati in rete. Quello che vogliamo raccontarvi è un piccolo aneddoto che ci riguarda in prima persona. È l’ora della pappa atletica, eccoci in poltrona, dopo una lauta cena a base di toast. Si dia inizio alle danze. Una, due gare poi … Urca, una gomitata della consorte mi riporta alla realtà. Dormi? Scherzi? Occhiataccia. Se ne va.
Ancora soli. La palpebra cala, cala. Poi il vuoto cosmico. Al ritorno, sullo schermo passano immagini che non riconosco. Sono le 22,50. Ancora rinco accendo il Mac, aggiorno le statistiche del mio/nostro foglio, programmo la spedizione per l’indomani mattina e tanti saluti all’atletica. Anche i duri cedono.
Fine settimana ancora ricco di appuntamenti. Sabato a Xiamen (Cina), quindici ore di volo da Roma, riecco Marcell Jacobs. Ma perché così lontano? Dice, alla ricerca del punteggio per la finale di Diamond League in programma a metà settembre a Eugene. Va bene la ricerca di gente forte da affrontare, ma questi voli così lunghi e stressanti, per un atleta, non sono anche controproducenti dal punto di vista fisico? Mah. Continuiamo a non comprendere alcune scelte tecniche, ma ci adeguiamo. Evidentemente impegni con sponsor vari e buoni ingaggi “pesano” più della salute e della voglia di riscatto.
Sabato 2 settembre: altre due ore di atletica e di … sofferenza. Attendiamo il Marcell nazionale alla prova del nove. Eccolo in pista dall’altra parte del mondo, Cina sud orientale, proprio in faccia a Formosa-Taiwan, a 180 km dalla costa. Nelle altre corsie gente che non scherza, Coleman, Kerley, Bracy-Williams, Blake, Thompson. Finisce come finisce, cioè male. Il “nostro” è settimo, con lo stagionale eguagliato (10”05). Vince il 27.enne Christian Coleman (9”83/+0,4, eguagliando il miglior crono dell’anno) davanti a Thompson (9”85) e Kerley (9”96), un altro deluso in una stagione da cui pensava di raccattare molto di più, ma per la prima volta davanti a Jacobs.
E per non infierire ulteriormente, ci ricolleghiamo a quanto scritto sopra: ma proprio così lontano si doveva andare a ricercare una rinascita atletica che, dopo la delusione cinese, appare sempre più difficile? Sei alla ricerca di gare? Forse in Europa, magari vicino a casa, non ce ne sono? Tanto per buttar lì alcune date eccole: Padova (3 Settembre), Bellinzona (4 Settembre), Rovereto (6 Settembre). Tre appuntamenti ravvicinati così da simulare gli impegni in una grossa manifestazione come Mondiali e Olimpiadi.
Possiamo capire la limitata disponibilità economica di queste manifestazioni, non in grado di reggere un uomo del calibro del campione olimpico, ma, ci chiediamo: qualche tentativo è stato fatto? Contatti? Abboccamenti? Argomenti delicati e riservati naturalmente, con i protagonisti che hanno il diritto alla privacy. Nel frattempo Jacobs ha rimediato un’altra controprestazione.
Per la cronaca, altri azzurri hanno accompagnato Marcell in Cina. Da copertina il successo dell’italo-cubano Andy Diaz nel triplo, atterrato a 17.43/-0,7 all’ultima chiamata in pedana (davanti al fresco campione del mondo Zango), quando già comandava la gara sin dal secondo tentativo (17.25/-0,3). Chissà se la burocrazia sportiva (leggi WA) gli permetterà di gareggiare a Parigi?
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