Piste&Pedane / Sui blocchi la corsa per il secondo mandato
Martedì 18 Luglio 2023
Dagli stadi alle scrivanie. All’ombra dei buoni riscontri degli atleti azzurri, c’è tutto un mondo che brulica: ambizioni e desideri, alleanze e sgambetti. Ma sul tavolo verde delle elezioni prossime venture si può già scommettere.
Daniele Perboni
Proviamo a salire sulla mitica DeLorean di Doc Brown e impostiamo il timer alla fine del 2024. Se siamo fortunati, ma nell’immaginario tutto è possibile, sbarchiamo all’approssimarsi dell’assemblea federale. Fervono i preparativi e le sciabolate fra i vari candidati sono all’ordine del giorno. Il dottor Stefano Mei, presidente uscente, si è ricandidato per il secondo mandato. È praticamente sicuro di essere riconfermato grazie ad un’atletica vincente e che su piazza schiera eccellenti atleti, risultati più che buoni e una sorta di rinascita collettiva.
Il suo punto di forza sono gli esiti positivi, in termini organizzativi e di medaglie, ottenuti ai Campionati Europei di Roma, senza dimenticare i Giochi di Parigi, dove... Insomma, un’atletica sugli scudi e che non ha nulla da invidiare alle migliori nazioni del Continente. Per il mondo serve ancora un tantino di pazienza.
Forte di tutto ciò Stefano Mei ostenta sicurezza. E ne ha ben donde. La vittoria è in pugno. Ora, alla luce di quanto ha portato a casa il movimento azzurro in questi ultimi tre anni, qualcuno pensa veramente che il presidente non venga rieletto? Personalmente non abbiamo il minimo dubbio. Vincerà. Magari non a mani basse ma vincerà.
Tempo scaduto. Dobbiamo ritornare al presente.
Fine settimana ricco e abbondante grazie agli European Athletics U23 Championships di Espoo (Finlandia) e al “solito” Gimbo Tamberi che nella tappa della Diamond League a Chorzow, in Polonia, è riuscito, ancora una volta, ad esaltare pubblico e appassionati tutti. Presentatosi in pedana dopo il successo ottenuto ai Campionati Europei a squadre, ha duellato con il solito temperamento, soccombendo solo all’amico rivale Barshim. Dieci salti, contro otto, per arrivare rispettivamente a 2.36 e 2.34. Grinta, ferocia agonistica e fame di successi non lo hanno ancora abbandonato e il nuovo binomio tecnico con Giulio Ciotti sembra stia dando buoni frutti. Anzi non sembra, dà buoni frutti. Con i risultati in terra polacca i due si sono issati in cima alla lista mondiale stagionale. Tamberi in comproprietà con il tedesco Potye, terzo in Silesia. È il marchigiano, dunque, la punta di lancia di un movimento sempre più in salute e competitivo come non mai in questi ultimi decenni.
Un movimento che ha messo in evidenza, a 1.300 chilometri più a nord di. Horzow, una compagine di giovani che dovrebbe costituire l’ossatura della futura squadra maggiore.
Undici medaglie, di cui tre d’oro (4x400, 4x100 maschile, lungo femminile), sesto posto nel medagliere, 27 finalisti per un quarto posto nella classifica a punti. Questo è il prezioso bottino raggranellato in Finlandia.
Ripensiamo per un attimo al viaggio effettuato con la DeLorean e ai risultati portati a casa dalla federazione guidata da Stefano Mei. Come dargli torto se continua a ripetere che da quando è alla guida della FIDAL non si è quasi mai “bucato” un evento?
Ininfluente, ai fini elettorali e per l’opinione pubblica, sostenere, come abbiamo sempre fatto, e fanno i suoi oppositori, che queste prestazioni e questi atleti non sono semplicemente il frutto della sua gestione ma vengono da lontano, da programmi pensati e messi in campo dal suo predecessore Alfio Giomi. Ora, oggi, gli atleti e l’atletica guidati da Mei vincono. Punto e a capo.
Non siamo saltati sul carro del vincitore. Con il presidente abbiamo avuto, e penso che riavremo, incontri-scontri piuttosto duri e accesi, dunque pensiamo di non poter essere tacciati di resa o peggio del classico salto della quaglia, alla ricerca di quanti e quali vantaggi. No. La nostra valutazione si basa semplicemente su quanto offrono piste e pedane. L’atletica e gli atleti italiani ora si vedono sulle piste dei più importanti meeting internazionali. Magari vincono poco ma i risultati che ottengono sono sempre più vicini all’eccellenza. Dunque …
Non tutto è da imputare alle semplice fortuna. Siamo onesti: evidentemente nuovi e vecchi “galletti” sono stati messi in condizione di eccellere. Fonti federali parlano di due milioni in più investiti per l’attività di vertice rispetto al 2020 e cinque milioni per l’attività di base. Se poi questi denari spesi sono premi elargiti, doverosamente, ai medagliati olimpici, europei e di altre manifestazioni, e non espressamente spesi per l’attività tecnica, non è dato sapere. Intanto, onestamente, sul campo si vince e tanto.
Nel frattempo la base mugugna, molti dirigenti di base lamentano di non essere ascoltati, le spese sono aumentate di pari passo con le manifestazioni. Vedi Challenge e altri campionati federali. Tutto vero. Sul terreno dello scontro, però, resta il fatto che il movimento atletico azzurro appare, agli occhi degli appassionati e degli esperti, sempre più in salute, consistente e… vincente. Stop. Chi può affermare il contrario?
Per quanto ci riguarda, abbiamo la quasi matematica certezza che questa sorta di rivoluzione è da imputare ad Antonio La Torre. Non è un caso, infatti, che proprio con il suo avvento al vertice tecnico sia avvenuto il “miracolo” della resurrezione.
Onori e oneri per chi tiene la barra del comando. In questo momento si festeggiano i molti onori. Quando arriveranno anche gli oneri e le sonore batoste e delusioni, e arriveranno statene certi, l’auspicio è che sappia, il Presidente, accettarli e farsene carico, senza scaricare responsabilità, cercando il Malausséne di turno.
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