Piste&Pedane / Un brindisi al futuro (con le palle di Agilulfo)
Giovedì 11 Maggio 2023
C’è chi non si arrende alla stupidità e agli interessi. Come fa ancora Pietro Pastorini con il suo Trofeo Frigerio che ha superato il traguardo del mezzo secolo. Ma lo sappiamo: vinceranno "loro" perché dissentire è sempre più difficile.
Daniele Perboni
Ogni tanto fa bene all’anima ritrovarsi in luoghi familiari, incontrare vecchie conoscenze, nuovi amici, assaporare una sana atmosfera d’amicizia e complicità, mentre sullo sfondo sfilano e marciano frotte di ragazzini. E che importa se guardandoli attentamente ti accorgi che non hanno l’eleganza e la disinvoltura degli appassionati con cui stai amabilmente conversando.
L’importante è gettare il seme da cui potranno nascere altri entusiasti amanti della marcia e, perché no, campioni. Quei campioni che hanno fatto ricco il medagliere della nazionale azzurra in tante manifestazioni da perderne memoria.
Siamo sulla piazza dell’antica Laumellum, già centro romano e in epoca longobarda (novembre 590) sede del matrimonio tra la regina Teodolinda ed il duca di Torino Agilulfo (a tal proposito consigliamo l’assaggio del tipico dolce del luogo le “palle di Agilulfo”). Lomellina profonda, in una domenica soleggiata di Maggio. In tanti hanno risposto al richiamo di Pietro Pastorini, inossidabile ottantaseienne cultore di un gesto tecnico che in tanti vorrebbero cancellare. Eppure il vecchio, pur colpito negli affetti più cari dalla scomparsi della moglie Maria, non si è ancora arreso. Se nel 1969 era fra quelli che misero in piedi il Trofeo Ugo Frigerio di marcia, ora eccolo ancora in trincea sempre pronto a diffondere il “verbo”.
In un fazzoletto d’ombra o davanti al classico caffè ti ritrovi a parlare di marcia con atleti e tecnici del calibro di Gianni Perricelli, Alessandro Gandellini, Massimiliano Cortinovis, figlio di Renato, il “centista” per eccellenza, Andrea Previtali ed altri specialisti che vivono tutt’ora di e con la marcia. Per ultimo al gruppo si aggrega pure Franco Bragagna, commentatore per eccellenza della RAI. E, guarda caso, il discorso scivola inevitabilmente sulle novità scaturite dalla mente feriva di alcuni “pensatori” in seno al CIO e a WA, degnamente supportati dal presidente Sebastian Coe: la cancellazione della fresca 35 chilometri sostituita da una sorta di staffetta (due uomini e due donne alternati) con frazioni di 10 km e l’ultima di 12,192 metri. Il tutto per ricordare la maratona. Un colpo che rischia di “ammazzare” la specialità.
E se Coe difende la scelta –, come riportato da una intervista rilasciata al quotidiano spagnolo Marca (“Il modello dei 35 km non ha funzionato come speravamo e abbiamo dovuto cercarne un altro. Abbiamo proposto l'evento misto, perché ce lo ha chiesto il CIO, e a molti è piaciuto. Molte federazioni hanno sostenuto la formula a staffette. Ovviamente dovremo vedere i risultati. Ma era necessario cercare una formula che fosse attraente per i giovani e per aumentare il pubblico. A volte si devono prendere decisioni difficili, per il bene e del futuro della specialità) –, questi quattro straccioni che roba Contessa naturalmente dissentono totalmente con argomenti più che validi e competenti.
Purtroppo sarà inutile. Quelli là viaggiano due metri sopra la terra e pensano di possedere il monopolio della verità. Vinceranno perché dissentire è sempre più difficile e, purtroppo, sono riusciti ad eliminare corpi e competenze che potevano perlomeno limitare lo stravolgimento di una realtà che, pur nei suoi “eccessi” ha funzionato per oltre cento anni.
Da queste parti comunque si continua a credere nel tacco e punta classico: nessuna staffetta. Tutti insieme sulla linea d’arrivo e vinca il migliore. Così, mentre scendono in strada anche i pulcini delle elementari e della scuola dell’infanzia, sullo sfondo ecco comparire la massiccia sagoma familiare di un altro allievo di Pietro Pastorini. È Michele Didoni. Se non andiamo errati era dai tempi della squalifica dell’altoatesino in quel di Londra 2012 che non metteva piede ad una gara di questo genere. Ma la marcia, e Pietro, riescono a compiere qualche piccolo miracolo. Non siamo ancora ai livelli del sangue liquefatto o delle statue lacrimanti ma la strada è quella giusta.
Per la cronaca le due prove assolute, sui cinque chilometri, sono state vinte da Stefano Chiesa, per ora l’ultimo allievo del vecchio, e dalla cinese Hong Liu.
Si chiude brindando agli oltre cinquant’anni del Frigerio con un nero corposo e dal dolce retrogusto, accompagnato dalle classiche palle di Agilulfo.
< Prev | Next > |
---|