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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Italian Graffiti / Primavera in fiore, tempo di nomine

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Venerdì 31 Marzo 2023

 

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Sul tavolo del Governo si vanno accumulando i dossier relativi alle nomine nelle centinaia di “partecipate”. Nel mazzo figura anche Sport e Salute, società ministeriale che detiene i cordoni della borsa, e con cui il CONI non è mai stato in sintonia.

Gianfranco Colasante

C’è chi molto spera (Giovanni Malagò), c’è chi un po’ teme (Vito Cozzoli), duellanti involontari al gran ballo della regina (Giorgia Meloni) che senza sbandierarlo ha deciso di tenere tutto per sé, briciole agli altri e qualche sberleffo per i finti amici. Parlo delle nuove nomine governative. Spoils system, sempre pragmatici, così lo chiamano gli americani; per noi, più bizantini, si stratta solo di sfilare, spolverare e riassegnare le poltrone che contano. Dalle quali per lo più transita il denaro degli incolpevoli e ignari contribuenti.

In queste ore si va consumando una battaglia senza esclusione. Il recidivo Paolo Barelli – dalla stalla alle stelle, ma che qualche sassolino sogna ancora di sfilarsi – lo chiariva stamani dai teleschermi de La7: “nessun problema, chi ha ben meritato, sarà confermato nell’incarico”. Lo diceva a nome suo, della sua fazione politica, dell’intero Governo, non è dato sapere. Di certo c’è che siamo prossimi alle scadenze. Forse entro il 3 aprile, forse qualche giorno più tardi, ma la griglia delle “partecipate” governative andrà riempita di nominativi.

E non sarà faccenda indolore: siamo già alla terza riunione ministeriale. Si parla di muovere o confermare circa 600 persone in un gigantesco gioco dell’oca per assegnare gli agognati posti pubblici. Tanto che è stato necessario – a quanto si legge – stendere un aggiornato manuale Cencelli che ha diviso le “partecipate” di Stato in tre fasce di importanza. Detto che sulle quattro “major” – ENI, ENEL, Leonardo e Poste – è già stato tutto chiarito (dalla premier che non intende mollare niente), non è chiaro dove andrà a collocarsi Sport e Salute che dipende dalle Finanze. Come dire dal leghista Giancarlo Giorgetti, lo stesso che – in uno con il pentastellato Simone Valente, del quale da tempo si sono perse le tracce – quattro anni fa dette vita alla società che ha tolto sonno e potere al presidente del CONI col quale non ha mai smesso di duellare a distanza.

In questi anni S&S molto è cambiata rispetto al progetto originale e soprattutto ha maneggiato e maneggia cifre molto significative – non meno di 2,3 miliardi in tre anni tra contributi ad organismi sportivi e a sostegno degli collaboratori (cifra che avrebbe potuto rimettere in moto l’intera Sanità) – rispetto agli spiccioli che sono rimasti nella disponibilità del CONI. Ma il dissidio, che periodicamente torna a galla, potrebbe proprio con le nuove nomine trovare una composizione. Il ritorno di Gianni Letta come “mediatore” si traduce in un eccitante “arrivano i nostri” da parte di Malagò (che proprio Letta contribuì a spingere al primo piano dell’ex Foro Mussolini). Altri tempi, direte, non ne sarei così sicuro.

Di certo c’è che lo sport – quello agonistico, qualunque siano le sue sfaccettature – è prerogativa (almeno apparente) del CONI e in misura ben maggiore delle Federazioni, le sole a muovere gli atleti. Tutto il resto è da definire. Anche perché nel frattempo S&S è cresciuta in dimensioni e competenze (secondo Malagò anche a discapito del CONI stesso che si è sempre sentito ospite non gradito) e spazia dall’organizzazione dei grandi eventi allo sport nei quartieri. C'è poi la faccenda dellle verifiche: se le medaglie olimpiche le puoi contare o pesare, a seconda dei punti di vista, il resto - il sociale, tanto per dire - devi contentarti di apprezzarlo senza incertezze, tra Start-up e Sky park nei centri commerciali. Senza dimenticare il truck che - novello carro di Tespi - gira tutta Italia per "promuovere corretti stili di vita". E poi la scuola. "Abbiamo coinvolto un milione e 700 mila ragazzi", dice Cozzoli, aggiungendo che non era stato mai fatto prima. E via di questo passo. Si può fare di più?

Ma se non disponiamo di molti dati, peraltro tenuti riservati considerato che sono pubblici, a guardare l’organigramma di S&S pare che le dimensioni raggiunte siano ormai oltre le intenzioni iniziali, senza che sia noto il numero degli “addetti”, di certo tutti meritevoli e sicuramente professionali. Si tratta di un vero e proprio “ministero” che ha occupato ogni ambito, con una fantasia e una determinazione che forse il legislatore non prevedeva (se ne sarà pentito?). Certo, fa un po’ pensare che sia l’inglesorum ad esaltare le competenza: ma come si fa a non sorridere davanti a qualifiche come “Chief of Staff”, “Internal Audit & Corporate Compliance”, oppure “Operations Program Management Office” o una misteriosa sezione denominata lapidariamente “Procurement”. Chissà di cosa si occupa.

Anche sul piano più riconoscibile per noi vecchi legati al passato, ci si muove tra intimidenti qualifiche come “Sport Impact” e “Sport Community”. Avranno certo una ragione importante ed essenziale per esistere, e molto faranno, ma a mio parere la nostra realtà sportiva – penso ai club di ciclismo con sede nel bar del paese, o a quelle società di nuoto che non hanno neppure la piscina – è variegata e ben più modesta. Ma resta la sola realtà che produce atleti e successi internazionali.

Certo, in questo quadro anche il CONI ha le sue responsabilità, con la scelta di vivere sul tappeto rosso e sotto i riflettori anche di giorno, ma rinunciando ad avviare i più semplici dei correttivi o ad introdurre anche piccole novità. Non dico proprio vere e proprie riforme (quelle le lascerei al calcio di Gravina, che notoriamente ne offre continue prove), ma qualche segnale in un decennio e più si poteva pur dare. E senza scandalizzare. Ma è anche indubbio che il malcapitato Malagò – che pur continua a sognare l’abolizione del limite ai mandati – non ha avuto finora vita agevole tra ministero dello sport, dipartimento governativo dello sport e la straripante Sport e Salute. Ciascuna struttura con gli occhi dell’arme a difesa delle proprie prerogative. Eppure, fra tante nomine, il presidente del CONI rimane il solo ad essere stato eletto …

In buona sostanza, non sarà tanto importante provvedere alle nuove nomine, qualunque esse siano, quanto provare a ridurre gli addetti, compattare le competenze e – soprattutto – disegnare un progetto di sport credibile, più ampio e maggiormente aderente ai tempi. Lontano dagli annunci. Uno scenario auspicabile ma che temo non vedremo.

 

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