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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / Sul Bosforo sbarcano i vichinghi

Martedì 7 Marzo 2023


ingebrigtsen-istanbul 


A margine dei tormenti e delle estasi dell’atletica europea, i recenti EuroIndoor hanno confermato l’irruzione della Norvegia che con i suoi tanti giovani (come nello sci nordico) si è saldamente assisa in cima al movimento.


Giorgio Cimbrico 

Che la Norvegia avrebbe fatto man bassa ai Mondali di sci nordico a Planica, Slovenia, era scontato. Che finisse al vertice del medagliere agli Euroindoor di Istanbul lo era meno. Nella classifica a punti, vittoria azzurra. I vecchi suiveurs ne sono deliziati. Non era mai capitato. Sono segni del cambiamento che – non come un fantasma ma calato in una consistenza solida e reale – si aggira per l’Europa. Le vecchie certezze, i vecchi valori, le vecchie consolidate graduatorie sono stati spazzati via. 

L’esempio più chiaro viene dalla Germania, senza atleti di vertice e senza più quelle aree specialistiche – lanci, decathlon – che le avevano assicurato posti al sole. La Germania ha vissuto una riunificazione e negli ultime trent’anni è diventato un paese multietnico di 90 milioni di abitanti e riesce a esprimere sempre meno. Chi dice che ha trascurato la rassegna di Istanbul pratica un esercizio di superficialità o pratica poco la lettura dei risultati, delle statistiche. Necessario consultare un sociologo dello sport per captare le ragioni di questo arretramento che non si sta verificando solo in atletica.  

Sulla via della sparizione è anche, Polonia a parte, il vecchio blocco orientale e balcanico che per lunghi anni ha espresso vitalità, specie tra le donne. La stessa Russia, oggi al bando, cosa avrebbe raccolto a Istanbul? Il salto in alto con Danil Lysenko e – forse – con Mariya Lasitskene, l’asta con Angelika Sidorova. Null’altro. 

La Francia è in flessione e l’unico atleta di vertice che sa esprimere è Kevin Mayer. La Gran Bretagna ha portato quasi il meglio che ha a disposizione (Keely Hodgkinson e Laura Muir) e ha avuto la lieta sorpresa della non più giovane Yazmin Sawyers che da junior si dilettava con il bob. Dina Asher Smith avrebbe potuto vincere i 60? Forse. Jake Wightman avrebbe battuto Ingebrigtsen nei 1500? Chissà. 

Un’Europa nuova e antica, simile al vecchio Impero Romano, dove c’era posto, anche di riguardo, per tutte le etnie, tutte le provenienze: nella prima giornata i due concorsi del peso sono stati vinti da un sudafricano (del Natal) con nonno triestino, Zane Weir, e da una camerunense, Auriol Dongmo diventata portoghese, così come Pedro Pablo Pichardo che a Lisbona vive ormai dalla fine del 2017, protagonista di una diaspora cubana che, limitatamente al triplo, ha portato Andy Diaz a diventare italiano e Jordan Diaz spagnolo. 

Aperta e chiusa una parentesi: tra i luoghi di nascita più curiosi e intrisi di storia, quello di Dariya Derkach, vicecampionessa nel triplo: Vinnitsa, Ucraina, quartier generale tedesco sul fronte orientale, più volte visitato da Hitler.   

A Istanbul l’elasticità caribica del diciottometrista Pichardo ha offerto un record del mondo: 102 centimetri di vantaggio sul secondo. D’accordo, PPP è un fuoriclasse, capace di esprimersi sempre attorno e oltre i 17 metri e mezzo, ma l’Europa più “classica” ha le pile scariche. O è affetta da crisi di vocazioni. 

Francia e Gran Bretagna hanno sfruttato da sempre una componente multietnica derivata dalla loro storia. L’Italia e la Spagna sono arrivate dopo ma hanno seguito, soprattutto in ragione dei flussi migratori che le hanno investite, quella direzione, battuta in misura minore da Belgio e Olanda. Oggi persino l’Irlanda presenta giovani soprattutto di radice nigeriana. 

In tutto questo scenario l’eccezione è proprio la Norvegia, un movimento piccolo e autoctono di grande qualità. A Karsten Warholm e a Jakob Ingebrigtsen si sono uniti gli astisti Simen e Sondre Guttormsen (che ha colto il giorno e con 5.80 ha portato a casa il titolo) e Pat Haugen Lillefosse e soprattutto il giovanissimo Sander Skotheim, 21 anni ancora da compiere e già in grado di mettere alla frusta Kevin Mayer che, sottoposto ad attacco sui 1000 finali, ha salvato la pelle per 30 punti, perdendone 71 in un colpo solo. Ha deciso l’asta (5.30 contro 5.00) dopo che Sander aveva sfiorato di un centimetro il personale scavalcando 2.19. E’ ancora acerbo nei lanci lunghi, ma per il resto ha tutte e carte in regola. I vichinghi sono tornati. Come i loro irsuti e indomiti progenitori, saccheggiar oro e altri metalli preziosi è l’attività preferita.

Foto World Athletics

 

 

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