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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
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I sentieri di Cimbricus / Rugby Italia: un futuro inaspettato

Venerdì 3 Febbraio 2023

 

capuozzo 

“Il grafico degli ultimi dieci mesi azzurri è quello di un’azienda in crescita. L’arma non più segreta è Ange Capuozzo, l’Ange(lo) azzurro elegante ed elusivo capace di strappare l’Oscar mondiale come giocatore emergente”.

Giorgio Cimbrico 

Se il reverendo William Webb Ellis riuscisse a ottenere un breve permesso per lasciare la sua tomba, al cimitero vecchio di Mentone, non perderebbe tempo ad accorgersi quanto la sua invenzione, ideata giusto 200 anni fa, nel cortile della ricreazione del college di Rugby, sia andata incontro a profonde mutazioni. 

Per via del cambiamento delle regole? No, quelle erano al centro di feroci dispute anche in piena puerizia del gioco. Per il professionismo che al tempo dell’intraprendente ragazzino non poteva neppure esser ipotizzato? Su quest’aspetto non ci sono dubbi e il vecchio Will farebbe fatica a capire come un processo del genere possa essersi sviluppato: lo sport moderno non stava rinascendo per puro diletto, abbandonando le ritualità e le sacralità del tempo antico? 

In compagnia dell’inventore, non resta cha dare un’occhiata allo scenario del 6 Nazioni che sta per prendere il via. 

La Francia campione – e con molte ambizioni, da cullare anche in vista della Coppa del Mondo che ospiterà di qui a pochi mesi – è senza presidente: Bernard Laporte è stato costretto a lasciare il vertice della FFR e la vicepresidenza di World Rugby dopo una condanna a due anni pe corruzione, abuso d’ufficio e una coda di altri reati. 

Il Galles ha subito la decapitazione di Steve Phillips, amministratore delegato, dopo un reportage della BBC in cui la vecchia Union finiva sul banco degli imputati per una serie di “ismi”: sessismo, razzismo, bullismo. Il posto è stato preso da Nigel Walker, già giocatore internazionale ostacolista con esperienza olimpica a Los Angeles ’84. Il ritorno del condottiero “kiwi” Warren Gatland serve a rasserenare animi tesi e un ambiente depresso dopo un 2022 fallimentare. 

Dopo un paio di stagioni grigiastre e una serie di movimenti tellurici, l’Inghilterra ha licenziato Eddie Jones (che ha trovato immediatamente lavoro al vertice dell’Australia) e ha nominato commissario tecnico Steve Borthwick, ex-capitano della Rosa e sino a poche settimane or sono capotecnico dei Leicester Tigers campioni in carica della Premiership. E’ all’esordio e alle prese con una serie infinita di infortunati.  

Irati flutti, come diceva un grande poeta. Al confronto, l’affare della banana offerta, alla cena di Natale, da Ivan Nemer, italiano d’Argentina, al compagno di squadra Sharif Traoré, italiano di Guinea, che ha animato le nostre cronache ovali e prodotto una squalifica di sei mesi per il pilone, ha l’aspetto di una lieve increspatura, da rubricare nella categoria della stupidità, non del razzismo. 

Nessuna nuvola nera sull’Irlanda, per la prima volta nella storia in testa al ranking mondiale e prima favorita, e sulla Scozia che aprirà le ostilità domani, a Murrayfield, con il match contro l’Inghilterra che assegna la Calcutta Cup, magnifico esempio di argenteria tardovittoriana, e che è sempre utile ad attizzar braci su una rivalità scandita da una lunga storia senza quartiere. Il rugby è solo una voce minore in questo lungo elenco. 

Mai l’Italia si era presentata così serena, così consapevole, così ambiziosa. Dopo aver centrato il pronostico sull’autunno (due vittorie in tre match) il presidente Marzio Innocenti vuol concedere il bis: parla di due successi e si lascia scappare che Twickenham, la cattedrale del rugby inglese, potrebbe esser violata. 

Se si fa accezione per la macchia nera della sconfitta di Batumi, contro la Georgia, il grafico degli ultimi dieci mesi azzurri è quello di un’azienda in crescita: la memorabile vittoria di Cardiff, che ha interrotto una catena dell’infelicità che andava da 36 partite, i successi autunnali con Samoa e con l’Australia, il bel primo tempo di Genova con il Sudafrica, prima che gli Springboks campioni del mondo sommergessero l’Italia sotto 63 punti. 

L’arma non più segreta è Ange Capuozzo, l’Ange(lo) azzurro elegante ed elusivo, capace di seminare il panico, di strappare l’Oscar mondiale come giocatore emergente, di trovar spazio (e segnare mete) nel Tolosa, sovrano in Francia e in Europa, di dimostrare – con quei suoi cambi di direzione degni di un beccaccino – che il rugby non è riservato solo ai titani, ai bisonti, agli spaccamontagne. 

Ma è tutto il sistema di gioco ad aver subito profondi cambiamenti, sino ad ottenere un nuovo stile che può esser avvicinato all’etichetta un tempo in uso per la manovra francese: rugby-champagne. Nel nostro caso, rugby-spumante, rugby-prosecco. Tutto questo processo – che investe i reparti in un accurato lavoro di “scacchi veloci” – passa attraverso Kieran Crowley, 61 anni, neozelandese, campione del mondo nell’87, commissario tecnico che all’inizio era stato visto come una soluzione temporanea e che oggi, senza abbandonare la sua abituale impassibilità, sta costruendo un futuro inaspettato.

 

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