- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Italian Graffiti / Ora il CONI comincia a dare i numeri

PDFPrintE-mail

Sabato 21 Gennaio 2023

 

bandiere-italiane 

 

In un documento di 67 pagine, qui riprodotto integralmente, il CONI scatta la fotografia dell’attività olimpica di vertice tra il 2013 e il 2022. Gli atleti azzurri si collocano in una settima posizione di buon rilievo e prospettive.

Gianfranco Colasante

Quello che non ti aspetti. “Nonostante alcune criticità, quale il calo demografico, il crescente inasprimento della concorrenza internazionale e la riduzione del contributo pubblico, lo Sport Olimpico italiano continua nel suo complesso a collocarsi nella fascia alta delle classifiche internazionali sia in termini di qualità e quantità dei risultati”.

Questa è la sintesi del documento che il CONI – per voce del segretario Carlo Mornati – ha presentato lo scorso 18 Gennaio sull’andamento del nostro sport di vertice tra il 2013 (anno dell’elezione di Giovanni Malagò) e il 2022 appena concluso. La prima considerazione è positiva. Con questo studio viene a colmarsi una delle maggiori criticità del decennale mandato malagoniano: l’assenza di organiche sintesi sull’attività olimpica e di vertice. C’è da augurarsi che questo “riavvio” abbia in futuro un seguito regolare e costante, sul modello di “British Sports”, tanto per dire, ma anche di altri CNO europei e non.


Entrando nel contenuto delle 67 schede del documento, articolate soprattutto su tabelle numeriche e grafici, risalta che nell’ultimo quadriennio (in verità trattasi di biennio) olimpico – Tokyo 2021 e Pechino 2022 – con le loro 57 medaglie complessive gli italiani occupano la settima posizione di una graduatoria che vede primi gli USA (138) davanti alla Cina e al CNO russo. Dato che si ripropone – a stare ai numeri presentati – più o meno anche a livello di Mondiali ed Europei. Un chiarimento dopo che a metà settembre lo stesso Malagò ci aveva elevati al secondo posto al mondo, “dopo gli USA, ma davanti a nazioni più grandi e abitate, Cina, Russia, Francia, Inghilterra, Germania, Australia.” Ora è il CONI stesso a dire che non era così.

In sintesi si fotografa una posizione del nostro Comitato Olimpico collocato stabilmente tra i primi 10 al mondo (ma c’è qualche altro indicatore internazionale dal qual siamo fuori dai "dieci"?). Collocazione in linea con la tradizione, una organizzazione di base consolidata, il reticolo di circa 90.000 società e soprattutto con i finanziamenti per lo sport valutati a 1,8 miliardi per il solo quadriennio 2017-20. Fondi pubblici ai quali vanno aggiunti i bilanci dedicati da parte delle 20 Regioni e degli 8000 Comuni, a non voler tener conto del flusso di denaro imprecisato investito da aziende private e sponsorizzazioni. In attesa di quella sempre “minacciata” riorganizzazione che faccia chiarezza in un settore che ne ha bisogno più di altri. Ma che col passare del tempo pare più un alibi che una volontà condivisa.

Per ammissione dei compilatori dello studio, le fonti della ricerca derivano dal CIO (che tuttavia non ha mai diffuso alcun medagliere, peraltro soggetti a costante revisione per via del doping) e dalla Gracenote Nielsen Co. (www.gracenote.com), una piattaforma britannica di servizi a pagamento specializzata nell’intrattenimento, dalla televisione alla musica, con ampi squarci sullo sport e le scommesse collegate. Sarebbe auspicabile che – al riguardo – il CONI tornasse a fare da solo, senza dover contare su “coperture” esterne ritenute più autorevoli: ne ha tutte le possibilità e, auguriamoci, le capacità.

Tornando al documento, le sezioni più interessanti appaiono gli ultimi due capitoli dedicati, l’uno alle proiezioni verso Parigi 2024 (42 le medaglie previste, 16 quelle d’oro) e l’ultimo – “Criticità e Sfide” – che esamina lo stato dell’arte raffrontandosi a livello internazionale. Qui il CONI apre una finestra sul calo della natalità in Italia che indubbiamente finisce con l’avere più di una incidenza sulla pratica e sull’arruolamento per lo sport di vertice (Malagò: “Il nostro problema è che facciamo pochi figli”).

Una tendenza innegabile nel quadro generale di una calo globalizzato (si pensi alla Cina), ma che in Italia tocca vertici più che preoccupanti. I dati più recenti parlano di 400.000 nati all’anno a fronte di circa 700.000 decessi. Un futuro problematico che pare precludere all'estinzione. Ma queste sono considerazioni che vanno ad incidere sull’intera società civile, la cui inversione appare molto difficile se non impossibile. Bisognerà tenerne conto e non farne un alibi.

Rimandano alla lettura del documento, chiudo con due riflessioni. Quando ci si riferirsi ai cosiddetti quadrienni olimpici, va ricordato che – a maggior ragione a partire dal 1994 – è opportuno considerare “appaiati” nell’ordine prima gli Invernali e poi gli Estivi. Quindi non Tokyo ‘21 + Pechino ‘22, ma PyeongChang ‘18 + Tokyo ’21, così come Pechino ’22 + Parigi ’24, Milano-Cortina ’26 + Los Angeles ‘28. Tanto più che le variazioni non sarebbero al momento rilevanti, ma di certo più aderenti e corrette.

Infine, nei raffronti con gli altri CNO, non sarebbe peregrino inserire in futuro valutazioni che non si limitino al numero delle medaglie vinte, ma siano parametrati al totale delle stesse messe ogni volta in palio. Così come aiuterebbe a disegnare un quadro più fedele alla realtà tenere conto dell’entità della popolazione e del valore dei diversi PIL. Ma un passo alla volta, per adesso contentiamoci di questa prima.  



 

Cerca