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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Un labirinto dove tutto e' possibile

Martedì 23 Novembre 2022

 

arbitro 

“Cosa succederà quando verrà adottato il tempo effettivo? E soprattutto come verrà adottato quanto a valutazione? E ancora: a tempo scaduto, si continuerà a giocare, come capita nel rugby, se la palla è ancora “viva”?

Giorgio Cimbrico

 

Se l’operazione “100 minuti e passa” avesse portato la firma di Rudolf Siegfried von Aschenbach, discendente di un’illustre famiglia di junker della Pomerania e conosciuto come uno dei più profondi conoscitori del Vussball, delle sue radici, del coinvolgimento che riesce a creare in tutto il mondo, esegeti da un quarto di tacca e corifei, gli uni e gli altri appartenenti a un paese che si affaccia sul Mediterraneo, l’avrebbero definita un azzardo, un non sense o, in linguaggio più pecoreccio, una stronzata. Avendo invece l’imprimatur di Pierluigi Collina, non si può che chinare il capo davanti a tanta genialità 

Il tempo del “Novantesimo Minuto”, come da etichetta di una trasmissione assai popolare – (c’era ancora qualcuno che pensava che il vecchio Cimbricus avrebbe usato l’aggettivo “iconica”?) – è finito per sempre e in questi giorni qatarosi, qatarioti, qatarini si sta decretando anche la fine del Centesimo. 

Ora, se come è capitato in Inghilterra-Iran che il gioco resti fermo a lungo, è giusto ricorrere a una recupero, ma proprio in quel caso si è capito che le cose avevano preso un nuovo verso: tra primo e secondo tempo, 24 minuti in più, più di quarto della durata regolamentare. Per match andati via lisci, sette, otto minuti. L’arbitro ha preso nota di ogni palpito sprecato, di ogni sostituzione andata lievemente per le lunghe, di ogni check (controllo) tecnologico? 

Ho persino pensato che, dati gli strani orari delle partite di questo Mondiale fuori stagione, si tenda a farle durare un po’ più a lungo per riempire queste tarde mattinate, questi pomeriggi, queste prime serate sul Golfo Persico. Al resto dello sport viene chiesto di contrarsi mentre il calcio può dilatarsi, approdare a lunghezze inusitate. 

In realtà, lo scenario del futuro molto prossimo è il tempo effettivo – due tempi di mezz’ora – ma il calcio va avanti con i piedi più pesanti di quelli di Polifemo – e spesso anche con le stesse capacità ottiche – e anche quello che è scontato, naturale, deve conoscere un lungo iter per poi essere presentato come la Grande Rivoluzione. Nel basket va così da sempre e il rugby lo ha adottato con l’ingresso nel professionismo, quando il mondo ovale decise di affidarsi, per le decisioni controverse sulle segnature, a un supporto tecnologico: il TMO ha preceduto di almeno quindici anni il VAR. 

Il calcio, come è noto, è un labirinto dove tutto è possibile. Cosa succederà quando verrà adottato il tempo effettivo? E soprattutto come verrà adottato quanto a valutazione? E ancora: a tempo scaduto, si continuerà a giocare, come capita nel rugby, se la palla è ancora “viva”? Come diceva Francesco Guccini in una vecchia canzone, “tanto ci sarà sempre lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate”. Perché questa è la forza – sottile e inquietante – del calcio: di chiaro, di limpido non c’è mai nulla. Neanche l’esattezza indiscutibile del tempo effettivo.

oOo

 
Pensierino della sera

Non so chi tra noi sia l’Ecclesiaste, né chi abbia deciso di coltivare con minuzia e passione il primo volume di Guerra e Pace. Come in Fahrenheit 451, che sta per tagliare il traguardo dei 70 anni ed è più fresco di un bocciolo, anche SO ha i suoi “uomini libro” che dedicano quel che resta delle loro esistenze a conservare memorie, a rinnovare polemiche per combattere menzogne, anche le più palesi; a combattere le ipocrisie e le versioni di comodo, così amate e sostenute dai potenti. Ognuno ha scelto un ruolo e lo interpreta con onestà: l’editorialista, il fantasista, il polemista, il Catone, l’attento cronista, il classificatore di elenchi memorabili. 

I loro messaggi non sono chiusi in bottiglie affidate ai flutti, ma affidati ai gangli della rete, meccanismi che sono al di là della comprensione del povero Cimbricus. Viaggiano, questi messaggi, attraverso alleanze disinteressate, catene di Sant’Antonio, staffette inattese, elenchi di destinatari che, pieni di strani segni, ricordano il codice cuneiforme di Hammurabi. Sono i momenti in cui sale un certo orgoglio e, di pari passo, la percezione di far parte di una confraternita vasta. Non tutto è ancora perduto e la fenice può sempre risorgere.    

 

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