- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Perduti nelle cantine dell'anima

PDFPrintE-mail

Lunedì 21 Novembre 2022

 

scola 


“Paura del vuoto, poi ti capita di leggere una pagina del Curierun. Titolo? Finanziamenti pubblici per lo sport. Una legione di senza vergogna, isole non tanto vergini di evasione fiscale. Reazioni a Palazzo? Non gli può fregare di meno.

Oscar Eleni

Impazzito come le pecore della Mongolia che girano in circolo guardando la fibra ottica della cantina rotta dall’incauto condomino. Panico senza Internet, lo stesso che si prova aspettando la parcella, più che la diagnosi, dei medici o del dentista. Un vuoto come quello che provi senza riuscire a parlare con quelli che attraversano la strada digitando sul telefonino.

Le paure del vuoto che cerchi di risolvere leggendo, ma poi ti capita una pagina del Curierun con una delle bellissime inchieste di Milena Gabanelli aiutata, in questo caso, da Marco Bonarrigo. Titolo? Finanziamenti pubblici domandandosi chi lucra con lo sport. Una legione di senza vergogna, isole non tanto vergini di evasione fiscale pagando in nero chi lavora, dai cessi al tatami, presa in giro sapendo che fra le 300 discipline “agonistiche” ed oltre ci hanno messo anche il calcio canino, la danza limon, il lancio dei formaggi, la lippa, la pesca con la mosca, il tiro alla fionda, la caccia al frullo. Denuncia precisa, cifre, scoperte allarmanti.

Reazioni a palazzo? Non gli può fregare di meno. Avanti così senza fare una piega come i Savoia che chiedono indietro i gioielli. Giornate del fasullo a spese raddoppiate, non sapendo se applaudire l’italiano che ha reso bellissima la cerimonia d’apertura del mondiale di calcio dell’inganno, della svendita, della corruzione, dell’ipocrisia, domandandosi perché il presidente della FIFA, l’Infantino che ha vissuto la sua emarginazione in Svizzera –, sentendosi come tutti quelli che nell’Emirato non se la passano troppo bene –, sembrava beato vicino al caro, carissimo Emiro, mentre Morgan Freeman cercava di convincerci che la nascita di stadi, palazzi, dove prima c’era la sabbia, fortunatamente sopra il petrolio dicono ridendo in Qatar, è pur sempre una vittoria sulla natura.

Natura che, fanno sapere gli scienziati, presto ci farà diventare come le pecore mongole, costretti a girare in tondo, mangiando erba avvelenata in assenza di tutto il resto, sperando che chi ha il pollice marcio sulle bombe fine di mondo, non risolva prima il problema del sovrappopolamento ora che siamo ad 8 miliardi e la previsione è a quota 10 se i bombaroli non decideranno altrimenti.

Perché avere paura in cantina, senza Internet o davanti alle foto delle riunioni fra i “grandi” della terra che ridono quasi sempre? Come i convitati di Tognazzi, genio infinto, attore sublime, che una volta, lo dice il figlio, servì a tavola, per errore, un pesce finto come antipasto dove aveva messo anche cibo per gatti, un ricetta non inserita nel suo bel libro di cucina, il famoso “Rigettario”.

Con tutte queste “meraviglie” intorno a noi, con il carico di medicine imposte dall’età ischemica, non credendo che l’Alzheimer si possa combattere soltanto con il tè verde, depressi all’idea di non poter andare a Roma per ritirare nel salone d’onore del CONI una targa alla carriera (grazie a chi ci ha scelto), nei giorni in cui ci stiamo giocando col diavolo l’inizio di una nuova vita, ci siamo ritrovati a Vienna per capire che forse siamo troppo ottimisti con il calcio italiano preso in giro dai mercenari con certificato medico incorporato.

Per fortuna il basket ha nascosto sotto la sabbia della lettiera per gatti malvagi i pensieri laidi che riserviamo ai meteorologi imprecisi, lasciandoci in bocca il buon sapere dell’Italia gioiosa del Pozzecco che gira in molte chiese raccontando la parabola della resurrezione di un basket italiano facendo nozze spesso con fichi secchi, in una fornace dove si bruciano tantissimi soldi per mercenari che se li metti in vacanza qualche giorno ti tornano sul campo con le palle lesse (categoria inventata da Grigoletti) tipo Brindisi o Reggio Emilia adesso che i comici del pensiero critico alleggerito mettono in discussione due come Vitucci o Menetti e non quei giocatoracci che in campo non si salverebbero neppure con la magia di zone misto candeggina.

Un basket tornato alla vita del campionato con qualche esaurito di pubblico in più. Buon segno, anche se ci sono società che meriterebbero di avere spettatori soltanto di schiena.

Ultime settimane che hanno lasciato il testa imbattuta la sola Virtus Segafredo seguita non proprio da vicino come dicono i medici pietosi che hanno fatto diventare purulenta la piaga dell’Armani. Certo Scariolo ha problemi con infortunati se ancora tiene prigioniero il Ruzzier richiesto da chi non ha sale in regia, moltissimi, ma Messina è sicuramente in guai più seri anche se il francese Cabarrot in arrivo dal regno NBA dove guadagni, vedi meraviglie, ma ti avvilisci pure se ti trattano da ultima ruota del baraccone, potrebbe risolvere qualche problema. Un Ettorre lasciato solo davanti a colpe che, come presidente e allenatore, si è giustamente preso per una campagna acquisti che ha portato in casa Armani giocatori con un discreto passato, ma anche gente che non ha davvero più fame e corre più forte s per soccorrere il compagno appena caduto che per liberarsi al tiro o tornare in difesa. Ora il doppio impegno di Eurolega contro le squadre turche, i campioni dell’Efes, legati insieme a Milano nella parte urticante della classifica, la capolista Fenerbahçe, diranno se i campioni malati passeranno un inverno decente.

Ne dubitiamo dopo aver visto il 38 a 42 di metà partita davanti agli 8000 del Forum contro Trieste che sta cercando un porto sicuro dopo l’inizio da brivido. La vittoria sfiorando i 100 punti ha fatto saltare in piedi i petroliniani del bravo, bene bis, ma questo è fumo che stordisce. Giornata del ritorno in campo con resurrezione per Brescia e Della Valle, ritorno al sorriso per Sassari e Napoli, di festa grande per la Pesaro di Repesa sempre senza Delfino, di pensieri al nero di seppia per Brindisi e Tortona, di gioia scoperta di un modo nuovo per far diventare gioiosa l’abbraccio di Varese con il primo esaurito stagionale a Masnago dove la Reyer non ha davvero onorato i 105 anni della sua vita gloriosa nello sport dove non si lanciano formaggi a canestro.

Pagelle prima di incartare tutto nella settimana dove si giocherà ogni giorno, in campionato e coppa, la trappola per troppe squadre incomplete.

• 10 A SCOLA, a VARESE cominciando da BULGHERONI, al giovane CARUSO, al BRASE che ha portato al terzo posto una squadra che anche gli ottimisti, non erano tantissimi, vedeva soltanto in lotta per la salvezza.

• 9 A REPESA che si porta dietro la felicità di una Pesaro ritrovata nello spirito, della squadra a cui basterebbe una pedina in più per tenere in allarme chi conosce i giorni del vino e delle rose sulla grande tavolata del lungomare. Volare alto, ma non troppo, questo il difficile lavoro del grande Gelsomino.

• 8 A NAPOLI per aver ritrovato una partita che Treviso sembrava avere in mano. Buscaglia nella stagione dei finali amari, con Olanda e club, ha trovato una ragnatela per catturare la Treviso peccatrice, ha scoperto fra stranieri volanti anche l’Uglietti che nel finale si è preso pure due palloni che valevano oro e partita.

• 7 A DELLA VALLE per averci fatto mangiare la lingua quando dicevamo che forse i problemi di Brescia e di Magro erano legati all’idea che tutto dovesse passare dalle mani del suo poeta più ispirato. Contro Tortona è tornato campione da bosco e da riviera.

• 6 Al BENDZIUS di Sassari che ha medicato meglio di qualsiasi medicina il fegato del BUCCHI che merita ben più della classifica della Dinamo di oggi.

• 5 Ai FORTUNATI che dalla cantina Bentivoglio bolognese alla prefettura hanno accompagnato Paolo Vittori nella presentazione magnoniana del suo libro “No gavevo premura”, sberleffo per ginnasiarchi che volevano farlo correre fuori dal campo. Gente malvagia, tanti bei campioni, perché al telefono   ci hanno fatto sentire più che zoppicanti e assenti addolorati.

• 4 Al SOKOLOWSKI di Treviso perché ha perso davvero troppi palloni in una giornata in cui sembrava potere essere l’ulano giusto per dare a NICOLA un cuscino diverso dal penultimo posto in classifica.

• 3 A Luca BANCHI che come Caja è andato a cercare tormenti con Strasburgo, in fondo alla classifica francese, dopo aver portato per la prima volta la Lettonia al mondiale. Certo ha vinto all’esordio, ma ora ci costringerà a pregare ogni settimana per i suoi successi che avrebbe meritato di cercare anche nell’italietta smemorata.

• 2 A PETERSON che segnalandoci il premio dato dal professor Ascani a Finazzer Flory, artista e tifoso di un basket con anima, nel festival del cinema sportivo per il docufilm su Sandro Gamba (“ Un coach come padre”) ci ha ricordato che siamo prigionieri, lontani dalle voci e da tutto. Un dolore profondo, anche se ringraziamo Dan e chi, come diceva CORSOLINI, ogni tanto si ricorda del caro in estinzione.

• 1 Al ROSSI appena esonerato da SCAFATI se dovesse dubitare soltanto un attimo delle sue qualità. Nello sport non esiste riconoscenza, ma c’è tanta gente che sa riconoscere il talento in un giovane allenatore. Se si deprime farà il loro gioco.

• 0 AI MALVAGI che ci mettono sulla scrivania i tabellini dell’ultima giornata di campionato dove i giocatori italiani sono quasi sempre soltanto comparse, dove i quintetti base sono quasi tutti composti da stranieri giocanti. Caro POZZECCO gira con la spada di fuoco e cantale a tutti, anche a quelli che ridono quando fai il POZ e non capiscono che vorresti picchiarli tutti.

 

 

Cerca