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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Cielo azzurro sopra Tortona

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Lunedì 24 Ottobre 2022

 

remondino 


Belle storie, bella gente anche in mezzo a tanti finti umili, finti campioni, finti in quasi tutto, dal tatuaggio alla celebrazione esagerata sul campo irridendo i battuti. Mentre tutto aumenta attorno a noi il male di vivere.

Oscar Eleni

Fra i calchi della Pietà michelangiolesca nella sala milanese delle cariatidi in quello che prima delle bombe inglesi fu un palazzo reale inventato dal Piermarini come la Scala. Sala di riflessione sul Michelangelo ventenne e poi ottantenne, meraviglie, un momento per confessarsi dopo aver rinunciato alla linea del bere proposta dal caro Paolo Magnoni per un 12 novembre bolognese che non ci avrebbe ridato, forse, la salute, ma sicuramente il buonumore perduto fra neurologi, ispezioni cardiache, misteri su gambe che, se cadi, non ti aiutano a tornare in piedi.

Vile sicuramente, anche se convinto di non aver sposato la parte brutale del sistema.

Il 12 novembre, un sabato, a Bologna il basket che abbiamo imparato ad amare riunirà gente che crede davvero al motto associativo: ritrovarsi sempre, perdersi mai. Prima alla cantina Bentivoglio di via Mascarella, poi nella sala dove il prefetto Visconti accompagnerà, insieme a Bertini e Giorgio Bonaga, il Paolo Vittori che orgogliosamente presenterà il suo bel libro – “No gavevo premura” – ai tanti che lo considerano anche oggi uno dei più forti cestisti italiani di sempre.

A benedirlo l’ottantottenne Riminucci, il Franco Bertini mani sante e cervello fino i tanti compagni di viaggio nei club e con la Nazionale, l’ex rettore Dionigi, passione grande per dare risposo alla mente impegnata nell’arte, nella letteratura, nella vita, nell’insegnamento, anche se col basket ha perso spesso la voce e forse anche la fede, ma in quella città meravigliosa da dove viene era questo il miracolo meraviglioso: divertirsi e soffrire.

Alla Pietà Rondanini il segreto dell’incompiuto meraviglioso, prendendo a martellate la meraviglia lasciata a Firenze, restando in ginocchio davanti a quella vaticana che dovrebbe essere portata dove chi gioca al risiko della guerra, con bombe atomiche in tasca, si diverte a terrorizzarci mentre tutto aumenta intorno a noi, i conti, la violenza, la barbarie, il male di vivere così senza più vedere gli altri, con parole che si perdono e non più comprese da nessuno come diceva il geniale Andò nel suo film capolavoro “ Viva la libertà”, nella speranza che l’ultimo ancora con Servillo, più Ficarra e Picone, con Pirandello in fuga da Verga e dai personaggi che cercano l’autore, abbia successo in sale dove si fa ancora fatica ad andare, purtroppo.

Mentre la listeria diventa incubo quasi più del Covid, senza voler sapere niente di Cerberus che, come virus, sembra più feroce di quelli che ci hanno chiuso al mondo, godiamo il “caldo strano” di ottobre, pazzo come l’Inter direbbero quelli che guardano sempre al dito e non vedono le lune dello sport, la luce negli occhi del De Giorgi che da Fazio ha portato la pallavolo creativa, umana, bella, consolatoria come le sbronze brasiliane vissute insieme dopo il primo mondiale vinto da Velasco con i suoi “immortali”.

Mentre Pozzecco e Trainotti preparano le valige per andare a trovare (servirà? Ah, saperlo, dicono nella NBA) il Banchero che ha già stupito pure la NBA, anche la sua Orlando non ha ancora vinto, noi scopriamo un cielo diverso dove si tirano calci ad un pallone o lo si accarezza per infilarlo in un canestro.

Belle storie, bella gente anche in mezzo a tanti finti umili, finti campioni, finti in quasi tutto, dal tatuaggio alla celebrazione esagerata sul campo irridendo i battuti.

Siamo felici di trovare in testa al campionato di calcio il Napoli e lo Spalletti che, fortunatamente, si esalta, quando deve combattere anche coi mostri sacri e i sacri ricordi. Lui, come Sarri, che descrivendo il sarrismo non nasconde quello che spesso gli dice la moglie per tenerlo a bassa quota anche più del solito Lotito. Lui, come il Baldini che davvero privilegia la vita e non accetta di vivere fra gente che dice e nega allo stesso tempo.

Un po’ come quello che sta succedendo per le Olimpiadi invernali appese per i piedi fra Milano e Cortina dove si litiga molto e non si manda avanti lavori che già sono troppo in ritardo per non allarmare il CIO dove stanno vivendo nella stessa camera a gas dove ballano da soli quelli che ora si “godranno” i mondiali del calcio in mezzo a troppi fantasmi, non soltanto di operai morti e pagati niente, un po’ come fanno qui per la scuola, la ricerca, per gli allenatori delle giovanili.

Nel cielo di Spalletti ecco Marco Ramondino, avellinese, classe 1982, allenatore da quando aveva 18 anni in una città dove il grande basket adesso non c’è più, guida illuminata della Tortona che è in testa alla classifica insieme al colosso Virtus nel giorno in cui l’Armani cade per la prima volta sotto la croce di un calendario senza riposo, con la maledizione che la costringe a giocare con finti fenomeni adesso che senza Shields ha perso il guerriero dello scudetto. Tortona e Gavio, quella cittadella che forse nascerà davvero anche se con la burocrazia, come accade anche a Latina dove hanno lo stesso progetto, non sai mai dove andrai a sbattere.

Febbre a novanta come per l’Arsenal di Nick Hornby che forse befferà davvero Guardiola e Klopp nella premier inglese, augurando a Napoli e Tortona di festeggiare insieme anche se la strada è tanto lunga.

Ora per non farvela troppo lunga, con il saio dei pentiti costretti ad appendere sui muri gli orari per ritardare il verdetto della natura, passiamo alle pagelle riflettendo sui pochi secondi in campo a Utah per il Fontecchio che non ci sarà a Canossa, fra il 9 e l’11 novembre, quando i re mogi della FIBA avranno la loro qualificazione mondiale fra Italia e Spagna a Pesaro, mentre l’Eurolega, convinta da Milano e Bologna, accetterà l’anticipo di Armani-Segafredo al 9 consentendo a Scariolo di sedere sulla panchina Virtus e poi su quella della Spagna che si allenerà nelle palestre Porelli prima di andare nell’astronave dove oggi soffre Repesa con la ciurma che vorrebbe far diventare equipaggio di alto bordo.

• 10 A RAMONDINO (nella foto) e TORTONA perché in due stagioni ci hanno spiegato cosa vuol dire fare e sognare.

• 9 A LOGAN e al veneziano-mestrino ROSSATO protagonisti nella prima vittoria di Scafati in campionato. Il quasi quarantenne americano tornato da qualche giorno in Italia, il ventiseienne passato in tutte le giovanili, per il quasi trentello.

• 8 A CANDI che a Tortona ha trovato quello che serviva per diventare un giocatore vero.

• 7 Al BROOKS che insieme a SPISSU e all’ uruguaiano GRANGER, tosto come la madre maratoneta a 50 anni, ha dato alla REYER bonificata il primo successo importante in una stagione dove Venezia sorprenderà ancora.

• 6 A NAPOLI che ha espugnato il campo di Pesaro scoprendo che il gettonato AGRAVANIS è molto più utile di tanti viandanti che girano da noi.

• 5 All’EUROPA che ci manda spesso a letto senza cena. Tutte soffrono e poi pagano in campionato. Armani “eroica”, ma anche sfinita. Venezia brutta in coppa e poi miracolosa contro i campioni. In verità troppi hanno imposto a squadre corte fatiche che non sopportano.

• 4 Alla ciclo-RAI che troverà sul comodino il pacchetto per le qualificazioni mondiali dell’Italia da mostrare in chiaro al pubblico convinta di aver vinto la battaglia perché non pagherà una lira come quei “fessi” che hanno fatto contratti forse con firme non valide.

• 3 Alle regine ARMANI e SEGAFREDO che nella stessa settimana ci hanno presentato la loro natura: Bologna in Europa soltanto legnate, Milano a Venezia ferma a 69 punti aspettando invano che il rientrante(?) Datome raggiungesse quota 3000 punti in carriera.

• 2 Al giovane talento MORETTI che nel giorno in cui ha segnato 24 punti si è trovato nel tunnel del supplementare con le pile scariche una Pesaro che prendeva a calci il secchio quasi pieno, ancora più 7 alla fine del terzo quarto.

• 1 A Stefano GENTILE che, come CINCIARINI quando è fresco, se non urleranno forte ricordando a chi costruisce squadre che spesso si dimentica dimentica che qualche bel pilota ci è rimasto.

• 0 A POZZECCO che dopo aver stregato squadra e mondo del basket nel suo bell’europeo adesso conquista anche i futuri manager o giornalisti come ci ha raccontato bene DALLERA. E’ troppo, non vorremmo che poi si candidasse alla presidenza post PETRUCCI per avere gli stessi tormenti che resero difficile la vita a MENEGHIN.

 

 

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