- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Mai fidarsi degli italiani

PDFPrintE-mail

Lunedì 17 Ottobre 2022

 

beppe viola


“Un campionato di basket che offre partite da sottoscala, ma che sembrano belle perché decise ai supplementari o, come al Forum di Assago, con un tiro da nove metri da chi fino ad allora aveva giocato una partita modesta.”

Oscar Eleni

In fuga dal neurologo, col bastone alzato, per un viaggio, almeno in spirito, al teatro milanese di via Pier Lombardo dove i tanti amici di Beppe Viola (nella foto) hanno ricordato la malinconia del fuoriclasse, titolo meraviglioso del Curierun per quello che ha scritto Giorgio Terruzzi, il fratello acquisito delle figli di Beppe, uno di quelli che lo aveva accompagnato quando inventò un’agenzia dove si lavorava sul racconto e sui contenuti preziosi dello sport.

Se ci fossimo seduti in platea di fianco a Dario Colombo, uno che, finalmente, ha detto a Petrucci quello che in molti nascondono (“è il tipo che rende nervoso il caffè”), gli avremmo raccontato del mondiale di calcio del 1982 in Spagna vissuto insieme, dopo le 22, ma anche sui campi e badando al gozzo, come dice Terruzzi, prima a Valladolid e Bilbao, seguendo il Platini neo juventino che faceva incazzare l’emiro scatenato contro l’arbitro, poi nel delirio di Barcellona e Madrid dove in tantissimi, certo più di tre volte, hanno dichiarato di non conoscere Enzo Bearzot, almeno fino a quando non ha portato la coppa del mondo sull’aereo per giocarsela magari a scopa con il presidente Pertini che in questi giorni, lassù, urlando a Beppe e a Mura di sparigliare, avrà distrutto almeno tre pipe pensando a quello che succede nelle Camere della Repubblica.

Un viaggio fra paella e partite di petanque vinte contro simpatici colleghi francesi che non conoscevano il Viola agonista dopo essere caduti in terra per le risate quando un giorno lasciò al trio Lescano come diceva lui, la postazione della RAI dove era in diretta per consolarsi della noia di una partita senza luce, pretendendo che si parlasse della vita fuori campo del Platini artista.

Notti magiche soltanto per noi mentre dal girone dell’Italia arrivavano bestemmie corali.

Con la certezza che Beppe Viola, rubato alla vita dell’ictus che il neurologo vorrebbe risparmiarci, avrebbe sottoscritto, in questa fuga dagli ambulatori, la meravigliosa battuta del comico americano Fechtner: “Oh dottore! Temevo che lei non riuscisse ad arrivare e di dover morire senza il suo aiuto”.

Malinconia vattene al diavolo. Facile dirlo, ma poi scopri, come ha detto bene Rapuzzi, questo inferno creato intorno alla nazionale femminile di pallavolo, medaglia di bronzo mondiale, un capolavoro pensando a come sono finite tutte le squadre italiane, i campioni nostri, quando partivano da favoriti o, credevamo che lo fossero, senza ricordare l’ammonimento di Brera alle Olimpiadi di Montreal del 1976 quando, beceri amanti visionari, cercavamo di convincerlo che l’Italia del basket avrebbe potuto battere gli Stati Uniti. Fu una legnata e lui, vedendoci mogi, andandosene dalla tribuna stampa ci fece prendere appunti: “Mai fidarsi degli italiani”.

Il caso Egonu scoppia nei giorni in cui le bestie nascoste dietro una tastiera ripetono quello che molti, ora seduti fra senatori e onorevoli della Camera che più bassa non potrebbe essere, hanno usato come strumento per avere il voto e la sedia, gli stessi che per dare la cittadinanza a chi, pur essendo nato qui, non ha potuto avere il titolo di cittadino italiano, almeno fino a quando non hanno saputo che i candidati a cantare l’inno avrebbero anche potuto portare medaglie per la gloria patria.

Miserie da vomito, ma il cardiologo ci ordina di stare fermi e di non eccitarci se Viviani fa un capolavoro su una pista francese incitato da Top Ganna, se Pecco Bagnaia vede addirittura il mondiale cavalcando la sua Ducati. Per fortuna ci vieta di commentare il titolo tutto eccitazione su un campionato di basket che offre partite da sottoscala, ma che sembrano belle perché decise ai supplementari o, addirittura, come al Forum di Assago, con un tiro da nove metri dell’Hall che aveva giocato una partita modesta. Come tutta l’Armani che, al momento, o almeno agli oltre settemila in tribuna, non sembra davvero la più forte dell’era Messina.

Mentre Milano riporta all’altare Simone Inzaghi che prima di ritrovare il gioco ha pregato i giocatori dell’Inter di non litigare per cazzate, aspettando di capire cosa succederà ad Allegri che ha osato ordinare il “ritiro” ai molti impresentabili visti con la Juventus ad Haifa, ora che un gol nel derby lo ha perlomeno autorizzato a liberare gli “schiavi del pallone” fra le risate del Boniek che, come tanti, si chiede se gente che prende così tanti soldi può lamentarsi se, invece che all’apericena in villa, dovrà passare qualche ora con i compagni che sembra non capire. Non sappiamo se Max ha ordinato, come il Mazzanti della pallavolo, di lasciare in una busta i telefonini, perché il provvedimento sarebbe denunciato dagli agenti, dalle famiglie, così come chi nel volley ha lanciato il sasso e nascosto la mano dicendo che l’allenatore con contratto fino a Parigi 2024 è a rischio perché in squadra, ohibò, non tutte accettano di essere figliastre fra figlie predilette. Che novità. Il difficile è poi vincere un europeo e un bronzo mondiale con queste imbronciate.

Comunque Mazzanti non si senta al sicuro, chieda pure a Sacchetti, che intanto raccoglie funghi velenosi anche a Cantù, come è andata quando il Petrucci folgorato sulla via del Circeo ha deciso che la nazionale di basket meritava un cambio e con Trainotti ha deciso che era Pozzecco l’uomo della provvidenza.

Tutti felici, un momento di gioia ed esaltazione che ha spinto il presidente federale, quello che ha deciso di non ripresentarsi, a chiedere, via organi personali, che la RAI risolvesse il casino FIBA-Eurolega trasmettendo in chiaro l’11 novembre Italia-Spagna, qualificazione mondiale sicura per tutte e due, nella partita di Pesaro concomitante con Armani-Segafredo di Eurolega che si spera di anticipare al 9. Già ma i convocati potranno giocare tutte e due? E gli allenamenti? Mentre a SKY sacramentavano perché l’esclusiva azzurra non è certo gratuita, i fibaioli, così amati in via Vitorchiano, facevano sapere alla RAI che la partita era disponibile, ma per vedere il cammello di Petrucci prima volevano 300 mila euro. Naturalmente in RAI, mentre partiva una bella corsa in montagna da far vedere fra un accosto ed un filotto, hanno detto di no.

Per fortuna al di fuori del Circeo si litiga per amore del basket, lo hanno fatto con il loro stile Dallera e Colombo e, senza prendere le parti, ancora sotto choc per l’acqua calda dell’ultima paginata dove o presidente minacciava giocatori, ben pagati, ma dalle società, una squalifica per i se non avessero risposto alla chiamata in azzurro. Un passo teutonico dopo averci spiegato che, pur facendo i complimenti alla pallavolo per i tanti successi, non si potevano paragonare i due mondi. Ci mancherebbe dicono sotto rete.

L’unica cosa che condividiamo con l’ex direttore dei Giganti, fotografo di qualità, vittima e carnefice per noi in tante trasferte, cantando, magari, insieme a Missoni, è come sarà la classica risposta di chi guida gli spicchi del basket attuale: E che, io so’ stato ar calcio, io so’ stato ar CONI, io so’ stato sindaco, io, io, io, …

Pur ammettendo di voler bene o quasi a Petrucci, ora è venuto il momento per dare pagelle e voti sapendo di sbagliare, ma facendolo col cuore, quello che resta insomma. Saremo perdonati se non capiti? Boh.

• 10 A SPAGNOLO e CARUSO che insieme a FLACCADORI ci hanno fatto credere che gli italiani in campionato non sono soltanto utili a sventolare asciugamani. IL +27 di valutazione per i 18 punti di Spagnolo, il Caruso da 20 punti, anche se con un solo rimbalzo, hanno illuminato la sfida di Masnago. Grazie.

• 9 A BUSCAGLIA e NICOLA che possono brindare insieme per la prima vittoria in campionato. Certo non hanno squadroni, ma almeno hanno il coraggio di non deprimersi.

• 8 Al ROSSI di SCAFATI che resta ancora a zero punti, ma intanto ha fatto soffrire l’Armani e portato ai supplementari Brescia salvata in casa dalla coppia del momento: Della Valle-Petrucelli.

• 7 Alla scritta CERSARE RUBINI court sul campo del Forum, unico momento di vera emozione in una partita dove facevamo davvero fatica a capire chi erano i campioni e gli sfidanti.

• 6 Al MANNION ribelle che sul campo di Verona ha ritrovato almeno la via del canestro se non quella che dovrebbe aiutarci a credere che sarà una guida sicura per la Nazionale.

• 5 Al BASKET NAZIONALE che potrebbe anche chiedersi cosa vale davvero in una settimana europea dove le squadre messe insieme dalle società italiane hanno perso 6 partite su 7 e l’unico successo è stato quello della Virtus contro l’italiano Trinchieri che a in Baviera, come il collega spagnolo dell’Alba Berlino corsara al Forum, sta costruendo davvero giocatori, migliorando ogni settimana.

• 4 Alle SOCIETA’ GOLOSE che pur avendo allestito squadre che fanno fatica a reggere in campionato le hanno buttate nell’inferno di viaggi, straordinari senza allenamenti, delle coppe europee. Tutto in diretta TV, ma poi i cocci li devono raccogliere allenatori che avrebbero bisogno di stare tante ore in palestra ad insegnare, migliorare.

• 3 A REGGIO EMILIA se cominceranno a dubitare del MENETTI che ha creato così tanto. Partenza bomba a Treviso, poi tormenti, in campionato e coppa, senza la gioia di un successo al Palabigi ritrovato dopo anni di esilio a Bologna.

• 2 Al SELDEN fuggitivo da Verona perché, dice il suo agente, non era pagato puntualmente. Ora non mettiamo neppure in discussione l’onorabilità della società e di Frosini, ma riflettiamo su rapporti mai nati per troppi giocatori che se non vanno bene qui trovano un posto dalla Cina a Singapore. Forse sarebbe ora di tagliare davvero il numero di stranieri, a parte gli europei, pensando che magari qualcosa si può fare anche da noi per costruire giocatori veri alla Spagnolo o, magari, alla Caruso.

• 1 A MELLI che avrebbe dovuto fare come tanti suoi illustri compagni e mettersi a sedere avendo anche la valida scusa di non essersi mai fermato fra Nazionale, coppe e campionato. Sfinito e buggerato se pensiamo che forse non doveva avere lui la palla per l’ultimo tiro contro l’ALBA.

• 0 A TRIESTE, non tanto perché con la squadra che ha fatto, è ancora a 0 punti in classifica, ma per il palazzo mezzo vuoto nel derby contro Venezia servito in salsa tartara televisiva. Per salvare la creatura serve l’aiuto di una vera città di basket e, magari, qualche giocatore vero e non certi che fingono di essere talenti incompresi.

Saluti a tutti chiedendosi come saremo se il cappellano di un carcere spacciava droga e vendeva armi ai detenuti.

 

Cerca