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I sentieri di Cimbricus / Notti arabe e profumo di dollari

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Giovedì 6 Ottobre 2022

 

arabiangames29 


Dopo gli sberleffi ai più elementari diritti umani per i Mondiali di calcio, i fanta-miliardari del Golfo si apprestano a ricreare sul Mar Rosso le atmosfere alpine per ospitare gli Invernali Asiatici del 2029. Costo: qualche miliardo di dollari.

Giorgio Cimbrico 

Era già noto da tempo che a Dubai avevano costruito un enorme padiglione refrigerato dove è possibile concedersi uno slalom di una ventina di porte. Tra i servizi offerti anche una “stube” tirolese dove è possibile consumare wurstel a base di carne non suina e birra non alcolica. Ma ora si è verificata una svolta radicale: l’Arabia Saudita ha vinto la candidatura per ospitare, nel 2029, i campionati invernali d’Asia. Lo ha annunciato il principe Abdulaziz bin Turki al Faisal, ministro dello sport.

Gli impianti, il cui completamento è previsto per il 2026, nasceranno a Neom, sul Mar Rosso, su una superficie di 26.500 chilometri quadrari che, secondo Nadhmi al Nasr, capo dell’esecutivo, “ricreeranno l’atmosfera invernale nel cuore del deserto e faranno dei Giochi un evento globale senza precedenti”. Accanto agli impianti nasceranno anche un lago e una riserva naturale.

A quanto pare a Losanna non sarebbero entusiasti. Un portavoce ha dichiarato che il CIO non è stato né informato né coinvolto nella decisone dell'OCA –, Olympic Council of Asia –, di assegnare i Giochi Asiatici Invernali 2029 all'Arabia Saudita. “Nell'agenda del CIO esiste una linea di condotta per ridurre i costi e le dimensioni dei Giochi e per renderli attrattivi per le potenziali città che intendono ospitarli. La raccomandazione è di usare impianti già esistenti o di servirsi di strutture temporanee”. Ma i petro-dollari seguono altre strade. 


L’operazione Neom è il più ambizioso progetto del principe regnante Mohammed bin Salman nell’ambito del piano Vision 2030 che intende rendere l’economia dell’Arabia sempre meno dipendente dal solo commercio del petrolio. Il costo previsto si aggirerebbe attorno ai 500 miliardi di dollari. 

Negli ultimi tempi l’Arabia non ha badato a spese per organizzare gare di motonautica e ha ospitato due volte combattimenti validi per il titolo dei pesi massimi: nel 2019, in un sobborgo di Ryadh, ricco di architetture dell’Islam delle origini, Joshua contro Ruiz e due mesi fa, a Jeddah, ancora Joshua contro l’ucraino Usyk che ha giustiziato per la seconda volta il britannico di radici nigeriane. Il secondo combattimento ha distribuito borse per 150 milioni di dollari. 

Prevista per il futuro una candidatura ai Giochi Olimpici Invernali? O magari una corsa per quelli estivi? Con la crisi di vocazioni che ronza da tempo nell’aria, in questo caso a Losanna la prospettiva sarebbe più gradita. 

Le notti arabe di Qatar 2022 non saranno notti magiche per i francesi, almeno per quelli che amano mischiarsi a folle plaudenti ed eccitate. Al boicottaggio contro la Coppa del Mondo, lanciato da Marsiglia, Reims, Nancy, Strasburgo, Lille, Rodez e Bordeaux si è unita anche Parigi. In tutte queste città – malgrado la Francia sia la squadra che scenderà in campo da campione in carica – non verranno montati maxi-schermi per le partite che prenderanno il via tra poco più di un mese nel paese del Golfo che di recente, in un tentativo di “pulizia”, ha rispedito a casa, dopo averli sfruttati, un gran numero di lavoratori provenienti da India, Nepal, Filippine e da altri paesi asiatici e africani, spesso troncando all’improvviso i loro contratti. In questi anni di preparativi e di lavoro frenetico, molti di questi poveri della terra hanno perso la vita. 

“La Coppa del Mondo – ha detto Benoit Payan, sindaco di Marsiglia – è un disastro sotto il profilo umano e ambientale, incompatibile con i valori che noi attribuiamo allo sport”. “Un nonsenso in termine di diritti umani”, ha replicato Martine Aubry, sindaca socialista di Lille. Al boicottaggio ha aderito anche Parigi, la città del Paris Saint Germain, proprietà di Tamin bin Hamad al Thani, emiro del Qatar e assai munifico nell’acquisto di stelle, costate un occhio della testa. 

Deciso e severo, come d’abitudine, Eric Cantona: “Non seguirò neppure una partita e questa decisione mi costa perché, sin da ragazzo, la Coppa del Mondo è stata un appuntamento che ho profondamente e amato. Ma oggi non ha più senso e l’unico significato che le si può attribuire deriva dal denaro”. Qualcuno ha fatto notare che il boicottaggio nasce da giustificate ragioni ma che arriva troppo tardi. 

Per finire, una domanda: se l’Italia non avesse avuto le reni spezzate dalla formidabile Macedonia del Nord e fosse stata presente, un’azione del genere sarebbe stata praticata in nome dei diritti umani calpestati e sepolti sotto molta sabbia? 

 

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